Lettera di un ex studente al Preside del Liceo Classico "Cagnazzi"
"Un ricordo ben poco positivo della scuola che ho frequentato"
giovedì 9 dicembre 2010
iReport
Scrivo questa lettera indirizzandola al Preside, ma rendendola pubblica, per far sì che le mie modeste osservazioni pongano dubbi non solo a lei, prof. Tarantino, ma spero a tutta la comunità studentesca del Liceo e, perché no, di Altamura stessa. Ho trascorso cinque anni importantissimi nel Liceo Cagnazzi, tempo impiegato non solo nello studio, ma nella reale preparazione alla vita, ma inizio la mia fase successiva degli studi con un ricordo ben poco positivo sulla scuola che ho frequentato fino ad ora, e per cui mi sono impegnato fino all'ultimo anno, in cui sono anche stato rappresentante degli studenti per cercare di dare un mio contributo. Quello che però mi appare più evidente, una volta passata l'estate, è che il Liceo che ho frequentato non eccelle certo, a mio parere, in alcuni punti che esporrò sinteticamente di seguito.
1. Sicurezza nella scuola. Facilmente ogni studente può avere accesso a numerosi sondaggi, presenti sul web, che indicano chiaramente che gran parte delle scuole italiane non dispongono di certificazioni di idoneità in regola con le norme, di notevole importanza, come il certificato di agibilità statica, quello riguardo le condizioni igienico-sanitarie di un istituto ed il piano d'evacuazione. La situazione del Liceo Classico ad oggi è questa: lungi dal dubitare che certificati del genere siano presenti ed in regola nella nostra scuola, in un anno intero da rappresentante non mi è stato possibile prenderne visione. Ritengo invece importate rendere noto anche a chi questa scuola non la vive (o non l'ha vissuta) ogni giorno, senza entrare in tecnicismi che non mi competono, che in cinque anni l'unica prova di evacuazione a cui ho partecipato è stata effettuata durante il mio IV ginnasio, mentre la legge prevede che se ne effettuino obbligatoriamente più di una all'anno. In pratica negli ultimi quattro anni di attività, nel Liceo Classico Cagnazzi non si è mai svolta una prova d'evacuazione.
2. Professori. Su questo punto probabilmente riceverò aspre critiche, ma non posso rimuovere dai miei ricordi esperienze con professori assenteisti dalla vera attività educativa, a volte probabilmente privilegiati rispetto ad altri, impegnati in questa o quella attività, o semplicemente che dedicano all'insegnamento vero e proprio una esigua porzione del proprio orario scolastico, in virtù forse di un'indole poco adatta al lavoro. In questo io, da studente, e come quasi tutti coloro che vivono e hanno vissuto queste stesse situazioni, ero spensieratamente partecipe, invece che reclamare il sapere che mi sarebbe spettato.
3. Attività scolastiche e partecipazione studentesca. Quello che mi è sempre stato evidente già dal secondo anno di scuola è la piattezza in merito a partecipazione e creazione di attività formative non tradizionali. In questo, non posso ometterlo, il ruolo del Preside è fondamentale: come può svilupparsi un fermento culturale in una scuola in cui ad esempio, durante l'anno scolastico 2009-2010, durante il quale ero rappresentante, non si è data mai la possibilità di invitare giornalisti, ex studenti qualificati o esperti ad una Assemblea d'Istituto? Certo, ci sono i convegni organizzati "dall'alto", dal Preside e dal personale della scuola, ma quanto realmente vengono coinvolti i ragazzi con loro genuino interesse? A me sono sempre sembrati piuttosto una questione di "prestigio", seppure io, come pochi, vi partecipavo con sincero interesse, o a volte criticamente, in ogni caso ascoltando sempre relatori sì di alto livello. Occasioni che però non erano di certo sufficienti di per sé a creare un ambiente fertile tra i ragazzi. Nel confronto che mi è stato possibile fare con altri licei classici e scientifici della nostra Provincia, e anche di luoghi più lontani, il nostro mi sembra un liceo "piatto", in cui i ragazzi partecipano poco alla propria vita scolastica e in cui ben pochi sono i segni di un movimento creativo, culturale, artistico che invece dovrebbe caratterizzare una scuola in cui tanto si parla di "umanesimo". Altri piccoli fatti, più futili e personali, oltre a questi, per me fondamentali, che ho elencato, mi hanno lasciato un ricordo non del tutto piacevole degli anni del Liceo, ma nonostante io abbia tirato fuori solo il negativo di un istituto potenzialmente ricco e straordinario, l'ho fatto solo perché, credo, ci siano ampi margini di miglioramento, possibili solo con la piena coscienza degli studenti della scuola che vivono, e che è la loro palestra, prima di approdare all'agonismo della vita.
Pietro Viti
1. Sicurezza nella scuola. Facilmente ogni studente può avere accesso a numerosi sondaggi, presenti sul web, che indicano chiaramente che gran parte delle scuole italiane non dispongono di certificazioni di idoneità in regola con le norme, di notevole importanza, come il certificato di agibilità statica, quello riguardo le condizioni igienico-sanitarie di un istituto ed il piano d'evacuazione. La situazione del Liceo Classico ad oggi è questa: lungi dal dubitare che certificati del genere siano presenti ed in regola nella nostra scuola, in un anno intero da rappresentante non mi è stato possibile prenderne visione. Ritengo invece importate rendere noto anche a chi questa scuola non la vive (o non l'ha vissuta) ogni giorno, senza entrare in tecnicismi che non mi competono, che in cinque anni l'unica prova di evacuazione a cui ho partecipato è stata effettuata durante il mio IV ginnasio, mentre la legge prevede che se ne effettuino obbligatoriamente più di una all'anno. In pratica negli ultimi quattro anni di attività, nel Liceo Classico Cagnazzi non si è mai svolta una prova d'evacuazione.
2. Professori. Su questo punto probabilmente riceverò aspre critiche, ma non posso rimuovere dai miei ricordi esperienze con professori assenteisti dalla vera attività educativa, a volte probabilmente privilegiati rispetto ad altri, impegnati in questa o quella attività, o semplicemente che dedicano all'insegnamento vero e proprio una esigua porzione del proprio orario scolastico, in virtù forse di un'indole poco adatta al lavoro. In questo io, da studente, e come quasi tutti coloro che vivono e hanno vissuto queste stesse situazioni, ero spensieratamente partecipe, invece che reclamare il sapere che mi sarebbe spettato.
3. Attività scolastiche e partecipazione studentesca. Quello che mi è sempre stato evidente già dal secondo anno di scuola è la piattezza in merito a partecipazione e creazione di attività formative non tradizionali. In questo, non posso ometterlo, il ruolo del Preside è fondamentale: come può svilupparsi un fermento culturale in una scuola in cui ad esempio, durante l'anno scolastico 2009-2010, durante il quale ero rappresentante, non si è data mai la possibilità di invitare giornalisti, ex studenti qualificati o esperti ad una Assemblea d'Istituto? Certo, ci sono i convegni organizzati "dall'alto", dal Preside e dal personale della scuola, ma quanto realmente vengono coinvolti i ragazzi con loro genuino interesse? A me sono sempre sembrati piuttosto una questione di "prestigio", seppure io, come pochi, vi partecipavo con sincero interesse, o a volte criticamente, in ogni caso ascoltando sempre relatori sì di alto livello. Occasioni che però non erano di certo sufficienti di per sé a creare un ambiente fertile tra i ragazzi. Nel confronto che mi è stato possibile fare con altri licei classici e scientifici della nostra Provincia, e anche di luoghi più lontani, il nostro mi sembra un liceo "piatto", in cui i ragazzi partecipano poco alla propria vita scolastica e in cui ben pochi sono i segni di un movimento creativo, culturale, artistico che invece dovrebbe caratterizzare una scuola in cui tanto si parla di "umanesimo". Altri piccoli fatti, più futili e personali, oltre a questi, per me fondamentali, che ho elencato, mi hanno lasciato un ricordo non del tutto piacevole degli anni del Liceo, ma nonostante io abbia tirato fuori solo il negativo di un istituto potenzialmente ricco e straordinario, l'ho fatto solo perché, credo, ci siano ampi margini di miglioramento, possibili solo con la piena coscienza degli studenti della scuola che vivono, e che è la loro palestra, prima di approdare all'agonismo della vita.
Pietro Viti