Tegola sullo sport altamurano, il “Cagnazzi” chiude

Lo ha deciso l’amministrazione comunale dopo una riunione con le società sportive

mercoledì 10 luglio 2013 19.25
A cura di Domenico Olivieri
Un'altra tegola è caduta sulla testa dello sport altamurano: il "Cagnazzi", almeno per questa stagione, chiude i battenti. Lo ha deciso l'Amministrazione Comunale durante una riunione con le società sportive, tenutasi ieri presso il Palazzo di Città. Si chiude, così, nel peggiore dei modi un'annosa questione che, nonostante le numerose sollecitazioni, arrivate sia dal mondo sportivo, sia da quello politico, soprattutto dal movimento cittadino "Aria Fresca", non è mai stata presa in seria considerazione.

Che il campo sportivo "Cagnazzi", struttura all'interno della quale si sono scritte alcune delle più belle pagine della storia del calcio cittadino, non fosse nelle condizioni, igieniche e strutturali, di ospitare eventi sportivi di alcun genere, era noto a tutti da anni ma, grazie alla benevolenza del comitato pugliese della Federazione Italiana Gioco Calcio che aveva concesso deroghe su deroghe, la sua chiusura era stata scongiurata. Evidentemente, adesso si è arrivati al punto di non ritorno, tant'è che l'Amministrazione Comunale è stata costretta a prendere una decisione tanto giusta, quanto dolorosa. Un aspetto, però, non è chiaro: la struttura non è idonea ad ospitare partite ufficiali mentre non ci dovrebbero essere problemi per allenamenti ed eventi amichevoli. Un controsenso, quindi, perché se una struttura non è idonea, non lo è tutti i giorni.

Di questa decisione, comunque legittima, ne faranno le spese soprattutto le squadre minori e quelle impegnate nelle categorie giovanili che, quindi, saranno costrette a trovarsi un'altra sistemazione. Quello che, però, è sconcertante e che l'Amministrazione Comunale, a parte qualche mezza idea, non ha proposto delle soluzioni alternative concrete e con le iscrizioni ai vari campionati che scadranno a fine mese, il futuro delle associazioni sportive, alcune delle quali attive da decenni, è in serio pericolo. Qualcuno ha paventato l'ipotesi di dirottare tutta l'attività giovanile e quella di III categoria presso il centro sportivo "Delfinello", in gestione all'ASD Avanti e quindi struttura privata. In quel caso, comunque, ne resterebbe fuori l'ASD Ultrattivi che gioca in II categoria, campionato per il quale il "Delfinello" non è omologato.

La dirigenza della "squadra gestita dai tifosi", comunque, non ha perso tempo e, dopo aver vagliato le ipotesi di Santeramo, tribune non ancora omologate e quindi partite da giocare a porte chiuse, Toritto, costo del ticket troppo alto, e Gravina, anche lì l'impianto non è disponibile per problemi burocratici, tramite il direttore generale, Giuseppe Clemente, ha fatto la sua proposta: "In questa situazione di emergenza, non avendo un campo da gara disponibile vista la chiusura del "Cagnazzi", noi chiediamo di poter disputare le nostre gare ufficiali allo stadio "D'Angelo", accollandoci i costi della pulizia degli spogliatoi oltre al ticket previsto. Siamo disposti ad anticipare al sabato pomeriggio pur di non creare problemi alle altre società. Si tratterebbe di una partita ogni quindici giorni. Un'enormità? Non direi. In fondo sino ad un paio di anni fa era consuetudine far giocare più di due società in quella struttura. Per gli allenamenti ci organizzeremmo diversamente, magari in strutture private sempre a nostre spese. Chiediamo la luna?"

Una risposta positiva da parte dell'Amministrazione Stacca appare difficile perché, a suo dire, il manto erboso del "D'Angelo" non sopporterebbe una sola partita in più ogni due settimane.

Il "Cagnazzi" non è l'unica patata bollente nelle mani dell'Amministrazione Comunale. A quanto pare, a breve partiranno i lavori di ristrutturazione del palazzetto di Via Manzoni, con conseguente dirottamento di tutte le attività nel palazzetto nuovo di Via Piccinni, in attesa che siano completati di lavori alla cupola adiacente. Anche in questo caso, si prospettano problemi di non poco conto, con il sovraffollamento di una struttura che non è adeguata ad ospitare eventi a distanza ravvicinata e che, sebbene abbastanza nuova, già mostra i segni del tempo.