Violenza e femminicidio: prevenzione e denuncia
Un convegno per capire come uscire dal tunnel dei maltrattamenti
lunedì 2 dicembre 2013
9.06
In percentuale più della metà delle donne in Italia subiscono violenze non denunciano. Tutto resta tra le mura di case, nascosto.
Negli ultimi anni, tuttavia, qualcosa sta cambiando sebbene ancora molto c'è da fare. E' stato il tema affrontato nel corso del convegno promosso dall'amministrazione Comunale con la collaborazione delle scuole dal nome "Violenza sulle donne e femminicidio: che fare?". Alla domanda ha cercato di rispondere, tra i vari interventi, Caterina Acquafredda, direttore del carcere di Altamura, la quale si è soffermata sulla necessità della prevenzione in modo particolare. "In carcere – ha affermato la dott.ssa Acquafredda – è fondamentale provvedere ad organizzare terapie di recupero psicologico per evitare che il colpevole di queste reati non torni a commetterli una volta sia rilasciato. Recuperare, perciò, la cultura dell'amore." Per questo è necessaria la cultura della prevenzione".
Dello stesso parere è stato il relatore Pietro Battipede, vce-questore di P.S. il quale, d'altra parte, ha sottolineato il bisogno che queste gravose tematiche siano portate anche nelle scuole malgrado non sia molto facile a causa della dilagante cultura fondata sulla violenza. Di forte impatto è stato il racconto di una donna, seduta tra gli ospiti, la quale ha riportato la sua drammatica vicenda di persecuzione e violenza. Tante ancora sono le vittime che, ad oggi, si rivolgono ai centri anti-violenza.
Malgrado le denunce siano il primo importante passo per uscire dal tunnel del maltrattamento, non basta a cancellare il silenzio. Ciò che trattiene una donna nel raccontare prevaricazioni e torture è la paura, il peso della denuncia e ancor di più la sfiducia che le istituzioni possano intervenire e salvare. Per questo motivo è importante l'accrescimento della fiducia nei loro riguardi e specie nelle forze dell'ordine, unica via possibile per porre fine alla violenza sulle donne
Gianni Scalera
Negli ultimi anni, tuttavia, qualcosa sta cambiando sebbene ancora molto c'è da fare. E' stato il tema affrontato nel corso del convegno promosso dall'amministrazione Comunale con la collaborazione delle scuole dal nome "Violenza sulle donne e femminicidio: che fare?". Alla domanda ha cercato di rispondere, tra i vari interventi, Caterina Acquafredda, direttore del carcere di Altamura, la quale si è soffermata sulla necessità della prevenzione in modo particolare. "In carcere – ha affermato la dott.ssa Acquafredda – è fondamentale provvedere ad organizzare terapie di recupero psicologico per evitare che il colpevole di queste reati non torni a commetterli una volta sia rilasciato. Recuperare, perciò, la cultura dell'amore." Per questo è necessaria la cultura della prevenzione".
Dello stesso parere è stato il relatore Pietro Battipede, vce-questore di P.S. il quale, d'altra parte, ha sottolineato il bisogno che queste gravose tematiche siano portate anche nelle scuole malgrado non sia molto facile a causa della dilagante cultura fondata sulla violenza. Di forte impatto è stato il racconto di una donna, seduta tra gli ospiti, la quale ha riportato la sua drammatica vicenda di persecuzione e violenza. Tante ancora sono le vittime che, ad oggi, si rivolgono ai centri anti-violenza.
Malgrado le denunce siano il primo importante passo per uscire dal tunnel del maltrattamento, non basta a cancellare il silenzio. Ciò che trattiene una donna nel raccontare prevaricazioni e torture è la paura, il peso della denuncia e ancor di più la sfiducia che le istituzioni possano intervenire e salvare. Per questo motivo è importante l'accrescimento della fiducia nei loro riguardi e specie nelle forze dell'ordine, unica via possibile per porre fine alla violenza sulle donne
Gianni Scalera