Uomo di Altamura, archiviata indagine progetto "Sarastro"

Era stata avviata nel 2008. A darne notizia, l'antopologo barese Vittorio Pesce Delfino

martedì 15 maggio 2012 11.23
É stata archiviata a Bari l'indagine avviata nel 2008 sulla realizzazione del progetto "Museo del Campo-Sarastro" riguardante la fruizione turistica e scientifico-culturale remota dell'Uomo di Altamura. A comunicare l'archiviazione, l'antropologo barese Vittorio Pesce Delfino, responsabile del progetto realizzato dal Consorzio Digamma. L'Uomo di Altamura, scheletro integro e calcificato, risale ad un'età collocabile tra 400.000 e 250.000 anni fa. Fu scoperto nel 1993 nella grotta sotterranea di Lamalunga nelle nostre campagne.

Nel Box approfondimenti riportiamo la narrativa di esposto al procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Bari presentato in data 16 luglio 2008 dall'ing. Difonzo che denuncia gli effetti del progetto "Sarastro" e lamenta "la mancata ricerca scientifica nell'arco di quindici anni".
«L'Università di Bari, di concerto con il consorzio Digamma, presieduto dal prof. Pesce Delfino, propose all'organo tecnico del Ministero della Ricerca Scientifica MURST il progetto Sarastro, qualificandolo innovativo per le presunte tecnologie avanzate da utilizzare per le indagini scientifiche sul nostro Uomo. Gli evidenti scopi erano quelli di ottenerne un congruo finanziamento e l'affidamento dei lavori senza gara d'appalto. Il responso redatto da qualificatissimi tecnici e comunicato il 9 aprile 1997 fu: Il progetto non presenta aspetti tecnici sufficientemente avanzati. Le previsioni in merito all'utilizzazione dei risultati non sono sufficientemente documentate ed appaiono eccessivamente ottimistiche. Si tentò di farlo approvare dal Comitato di Coordinamento Operativo; per fortuna l'operazione non riuscì grazie alla non disponibilità e al parere contrario degli altri due accademici specifici, il prof. Broglio e il prof. Piperno. A settembre dello stesso anno, nello stand della Fiera del Levante dedicato all'Uomo di Altamura, il fatidico Sarastro fu ripresentato in pompa magna. Si capiva subito che il progetto mirava alla promozione turistica e che sarebbe servito ben poco alla ricerca scientifica. In quell'occasione spiegai gli effetti sconvolgenti delle luci e del calore che si andavano ad introdurre in quel ristretto ed inestimabile ambiente. Previdi la formazione e la proliferazione delle alghe, che producono effetti catastrofici corrodendo in profondità le concrezioni ed eliminando la loro lucentezza e trasparenza. Il prof. Pesce interpellò lo speleologo di fiducia del Sovrintendente, un certo D'Agostino, il quale asserì che le opere del progetto Sarastro non avrebbero procurato alcun danno (lo stesso D'Agostino, nel 2006, ha presentato una relazione sugli effetti devastanti provocati dalle apparecchiature rimaste nella grotta).

Il Comune di Altamura si rese subito disponibile ad un finanziamento di ben due miliardi e mezzo (di vecchie lire, ndr) e all'approvazione del progetto dopo un generico parere favorevole del Sovrintendente Archeologico, il quale, in precedenza, aveva già provveduto a squalificare il parere tecnico del MURST col semplice motivo che riteneva sua la competenza in merito. E la gara d'appalto imposta dalla legge? Manco a parlarne. Le opere furono completate il 19 luglio 2002. Il 31 luglio (12 giorni dopo) entrarono in tilt e la relativa causa fu attribuita ad un fulmine. Da allora le apparecchiature hanno funzionato a scartamento molto ridotto, in pratica sono rimaste accese solo le lampade poste a fronte dell'Uomo col risultato di farlo coprire di alghe. Tutte le opere elettriche e impiantistiche in questione non sono mai state controllate e tanto meno collaudate e ancora non si sa se siano conformi al progetto e se corrispondano al prezzo pagato».

Alla segnalazione di Difonzo rispose, con una lettera, il direttore regionale dei Beni Culturali arch. Ruggero Martines, che segnalò anche la Costituzione della Commissione di Studio: "Con la sua puntuale analisi degli errori del passato pone le basi per progettare un percorso futuro meno accidentato".

Il 23 giugno 2010, Difonzo ha scritto una lettera aperta al giudice dott. Francesco Bretone, responsabile dell'inchiesta sulle vicende tecnico-amministrative relative all'Uomo di Altamura. Dal giorno dell'esposto, l'ingegner Difonzo non ha ricevuto alcuna risposta. Nella recente lettera segnala che "il nodo della questione è se le concrezioni calcaree e il preziosissimo reperto abbiano subito danni e, in caso positivo, se i guasti siano permanenti e fino a che punto irreversibili".

Il progetto Sarastro, proposto dall'Università di Bari e realizzato dal Consorzio di Ricerca "Digamma", è, allo stato attuale, l'unico intervento progettato per consentire la fruizione del sito.

"Il primo esempio di museo dal campo", annunciava il prof. Vittorio Pesce Delfino. Un "sistema di illuminazione a luce fredda e a finestra ristretta di lunghezza d'onda, con relative soluzioni tecnologiche per il ripristino della resa cromatica originale delle immagini destinate ai fruitori, ottenute con apparati di videosservazione bidimensionale e tridimensionale comandabili a distanza dai visitatori". I lavori del progetto "Sarastro", finanziati dal Comune di Altamura per un importo complessivo di circa 4 miliardi di vecchie lire, ebbero inizio a luglio 1999 e si conclusero ad ottobre 2001. I terminali dell'impianto sono sistemati nel Centro Visite presso Masseria Ragone, aperto al pubblico dal 2 giugno 2004. Quell'anno si contarono 8.619 visitatori (11.617 nel 2005 e 15.970 nel 2006).

All'estate 2006 risalgono i primi problemi. Venne segnalata la presenza di formazioni algali su alcune rocce e su segmenti ossei dell'Uomo. A provocare la loro formazione, i materiali utilizzati. L'impianto, nel 2009, su disposizione della Direzione Regionale, fu smontato.