Una tesi di laurea sulla cava dei dinosauri
Intervista ad Antonio Guerrieri, studente della facoltà di Architettura Valle Giulia di Roma. Le fasi e le modalità di raccolta del materiale, proposte di sviluppo del sito
martedì 14 giugno 2011
18.00
È nato ad Altamura, ma studia all'università La Sapienza di Roma, facoltà di Architettura Valle Giulia. Antonio Guerrieri, 27 anni il 25 giugno, sta preparando una tesi di laurea sulla cava dei dinosauri, sito paleontologico di straordinaria importanza per la grande quantità di impronte rinvenute. Le orme risalgono al Cretacico Superiore, ovvero a circa 75 milioni di anni fa. Si tratta di un'area sita in località Pontrelli che, scoperta nel 1999, rischia di morire gradualmente sotto gli occhi di tutti a causa dei danni provocati dagli agenti atmosferici. La cava e la strada di accesso al sito sono di proprietà privata. Dall'anno della scoperta poco è stato fatto per la valorizzazione di questo prezioso bene, reso inaccessibile a cittadini e visitatori. Nell'intervista che segue, Antonio Guerrieri delinea le fasi e le modalità di raccolta del materiale, avanzando anche una proposta di sviluppo del sito.
Chi è Antonio Guerrieri?
Sono nato ad Altamura 27 anni fa, cresciuto sbucciandomi le ginocchia sul brecciolino delle strade ancora in costruzione del mio quartiere, Sant'Anna, spaccando la città a piedi da parte a parte per recarmi al Liceo scientifico ogni mattina, agli allenamenti di pallavolo e, la sera, in stazione - il centro della movida altamurana di quel periodo - fino poi a decidere di partire per Roma e di intraprendere la facoltà di Architettura, ormai prossima al compimento. Non ho hobby, a parte la pallavolo, ma tanti interessi. Non starò qui a fare il mio encomio, chi mi conosce davvero sa come sono e chi non mi conosce lo capirà, forse, leggendo fra le righe.
Come mai hai deciso di studiare a Roma?
Ho preso la decisione di partire per Roma senza la chiara idea di che cosa avrei fatto. Lo dimostrano i miei vari test d'ingresso e le iscrizioni disseminate in due o tre corsi de La Sapienza. Forse per fuggire l'agio del nido familiare. Una sorta di sfida con me stesso. Architettura è diventata la mia carriera dopo un anno che già ero a Roma.
Ti accingi a preparare una tesi di laurea sulla cava dei dinosauri. Come mai hai deciso di affrontare questo argomento?
Da tempo era mio desiderio progettare qualcosa che, in un certo senso, mi appartenesse, che potessi avere l'illusione di realizzare un giorno. Qualcosa di radicato nella splendida Murgia, per la mia amata - ed odiata - città! La cava era la giusta occasione. Uno splendido spazio antropizzato, abbandonato e riconquistato dalla natura del tempo, arricchito da questa inaspettata scoperta, destinata, sin dal principio, ahimé, a perdersi nell'incuria.
Tu hai già raccolto il materiale per la tesi. Di che tipo di materiale si tratta?
Il preziosissimo rilievo geometrico mi è stato gentilmente concesso dalla Sovrintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, attraverso la dott.ssa Donata Venturo, direttrice del Museo Archeologico di Altamura. Aerofotogrammetrie, carte IGM, vincoli, carte catastali, con inattesa solerzia e disponibilità, messi a mia disposizione dall'Ufficio Tecnico municipale. E, infine, il professor Umberto Nicosia dell'Istituto di Geologia e Paleontologia dell'Università La Sapienza, oltre a raccontarmi della sua esperienza, in qualità di primo studioso del sito è stato lieto di concedermi tutto il materiale fotografico e i suoi scritti in merito alla cava.
Dove hai reperito il resto del materiale?
La ricerca delle fonti e del materiale è la parte più infelice della tesi, specie per noi studenti di Architettura. Ci si scontra con le Sovrintendenze, con le Amministrazioni e con i Privati, per non parlare dei pericoli oggettivi di avere a che fare con ruderi pericolanti e con l'ignoranza della gente. Fortunatamente devo dire che, stavolta, nonostante i 500 Km percorsi tra Roma e Altamura, tutto è stato fin troppo agevole per me, finanche la proprietà del sito mi ha concesso di recarmi nella cava per scattare le foto con l'auspicio in futuro di visionare il mio lavoro. Ne sono tuttora stupefatto!
Come intendi analizzare la cava dei dinosauri nella tua tesi?
L'analisi è un "a priori", ma, in effetti, anche una conseguenza di ogni progetto, secondo il mio modesto parere. Mi spiego meglio. Ogni sito possiede delle proprie qualità, a priori, le quali sono dipendenti dal contesto in cui si trova, a posteriori. Queste, a loro volta, dipendono dal tipo di progetto che si intende realizzare. La progettazione si stabilisce, quindi, nella dialettica fra i due poli. Sicuramente, come sempre, mi verranno in aiuto i tracciati viari, le preesistenze, la storia del sito e, soprattutto, la splendida conformazione orografica della cava, fatta di terrazze e di grandi quinte tufacee.
Ci sono delle tue proposte di valorizzazione?
Si tratterà di rendere accessibile, fruibile ed interessante il sito non solo agli addetti ai lavori. Dare, insomma, un valore aggiunto all'importanza della scoperta, attraverso funzioni pubbliche che siano utili alla cittadinanza - ad esempio un parco tematico, un teatro all'aperto, una sala conferenze, un centro studi - ma, soprattutto, affascinanti dal punto di vista architettonico, piacevoli da guardare e da visitare. La bellezza della cava, con i suoi colori, i suoi suoni, i suoi scorci, necessita, insomma, di qualcosa di più che una passeggiata in legno e due chioschetti prefabbricati!
Qual è la tua opinione sulle attuali condizioni della cava?
La mia opinione è la stessa di ogni altamurano con un po' di buon senso. La cava è abbandonata non tanto a se stessa, quanto al vandalismo di chi malauguratamente un giorno si troverà a passare di là con la luna storta. L'abbattimento del cancello è solo il segnale più evidente di un'incuria perseguita attraverso l'immobilità delle Amministrazioni succedutesi, il disinteresse della proprietà, l'impotenza della Sovrintendenza, l'accidia di noi altamurani. A molti è nota la triste fine a cui quella cava era destinata prima della scoperta. Mi chiedo se non si voglia ripristinare il precedente intento…
Come, secondo te, si può far fronte al problema della proprietà privata?
La proprietà privata era un problema per Marx, oggi non è più possibile pensarla così, né tantomeno auspicabile. Tutt'altro, dovrebbe essere una risorsa! Il pubblico non ha risorse finanziarie, l'intervento del privato è necessario. Attraverso il Project Financing, ad esempio, il privato investe dei fondi che verranno recuperati - insieme ad un indiscusso ritorno d'immagine per la proprietà - attraverso la gestione del manufatto, che, alla fine, resta comunque di proprietà statale. Mi sembra meglio che lasciarsi impigliare nelle maglie immobilizzanti dei vincoli archeologici, che non giovano al pubblico, come dimostra l'attuale situazione della cava, né al privato, impossibilitato in qualsiasi iniziativa.
Ritorneresti ad Altamura in futuro? Secondo te Altamura, dal punto di vista turistico, offre delle buone prospettive?
Non mi sono mai posto limitazioni di sorta, se non quelle che mi possano giovare, quindi non escludo nulla. Non rinnego la mia città e ritornarci di tanto in tanto mi fa piacere. Spero che un giorno per noi giovani sia possibile anche pensare di lavorarci, problema questo tutto italiano. Altamura, nello stridente contrasto tra la sua viziosa rilassatezza - delle feste e delle mangiate - e sfrenata operosità - quella del popolo delle formiche - offre un paesaggio naturale mozzafiato, buon cibo, storia, divertimento, relax. Tutto ciò che ci si aspetta dall'Italia, "giardino d'Europa".
Chi è Antonio Guerrieri?
Sono nato ad Altamura 27 anni fa, cresciuto sbucciandomi le ginocchia sul brecciolino delle strade ancora in costruzione del mio quartiere, Sant'Anna, spaccando la città a piedi da parte a parte per recarmi al Liceo scientifico ogni mattina, agli allenamenti di pallavolo e, la sera, in stazione - il centro della movida altamurana di quel periodo - fino poi a decidere di partire per Roma e di intraprendere la facoltà di Architettura, ormai prossima al compimento. Non ho hobby, a parte la pallavolo, ma tanti interessi. Non starò qui a fare il mio encomio, chi mi conosce davvero sa come sono e chi non mi conosce lo capirà, forse, leggendo fra le righe.
Come mai hai deciso di studiare a Roma?
Ho preso la decisione di partire per Roma senza la chiara idea di che cosa avrei fatto. Lo dimostrano i miei vari test d'ingresso e le iscrizioni disseminate in due o tre corsi de La Sapienza. Forse per fuggire l'agio del nido familiare. Una sorta di sfida con me stesso. Architettura è diventata la mia carriera dopo un anno che già ero a Roma.
Ti accingi a preparare una tesi di laurea sulla cava dei dinosauri. Come mai hai deciso di affrontare questo argomento?
Da tempo era mio desiderio progettare qualcosa che, in un certo senso, mi appartenesse, che potessi avere l'illusione di realizzare un giorno. Qualcosa di radicato nella splendida Murgia, per la mia amata - ed odiata - città! La cava era la giusta occasione. Uno splendido spazio antropizzato, abbandonato e riconquistato dalla natura del tempo, arricchito da questa inaspettata scoperta, destinata, sin dal principio, ahimé, a perdersi nell'incuria.
Tu hai già raccolto il materiale per la tesi. Di che tipo di materiale si tratta?
Il preziosissimo rilievo geometrico mi è stato gentilmente concesso dalla Sovrintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, attraverso la dott.ssa Donata Venturo, direttrice del Museo Archeologico di Altamura. Aerofotogrammetrie, carte IGM, vincoli, carte catastali, con inattesa solerzia e disponibilità, messi a mia disposizione dall'Ufficio Tecnico municipale. E, infine, il professor Umberto Nicosia dell'Istituto di Geologia e Paleontologia dell'Università La Sapienza, oltre a raccontarmi della sua esperienza, in qualità di primo studioso del sito è stato lieto di concedermi tutto il materiale fotografico e i suoi scritti in merito alla cava.
Dove hai reperito il resto del materiale?
La ricerca delle fonti e del materiale è la parte più infelice della tesi, specie per noi studenti di Architettura. Ci si scontra con le Sovrintendenze, con le Amministrazioni e con i Privati, per non parlare dei pericoli oggettivi di avere a che fare con ruderi pericolanti e con l'ignoranza della gente. Fortunatamente devo dire che, stavolta, nonostante i 500 Km percorsi tra Roma e Altamura, tutto è stato fin troppo agevole per me, finanche la proprietà del sito mi ha concesso di recarmi nella cava per scattare le foto con l'auspicio in futuro di visionare il mio lavoro. Ne sono tuttora stupefatto!
Come intendi analizzare la cava dei dinosauri nella tua tesi?
L'analisi è un "a priori", ma, in effetti, anche una conseguenza di ogni progetto, secondo il mio modesto parere. Mi spiego meglio. Ogni sito possiede delle proprie qualità, a priori, le quali sono dipendenti dal contesto in cui si trova, a posteriori. Queste, a loro volta, dipendono dal tipo di progetto che si intende realizzare. La progettazione si stabilisce, quindi, nella dialettica fra i due poli. Sicuramente, come sempre, mi verranno in aiuto i tracciati viari, le preesistenze, la storia del sito e, soprattutto, la splendida conformazione orografica della cava, fatta di terrazze e di grandi quinte tufacee.
Ci sono delle tue proposte di valorizzazione?
Si tratterà di rendere accessibile, fruibile ed interessante il sito non solo agli addetti ai lavori. Dare, insomma, un valore aggiunto all'importanza della scoperta, attraverso funzioni pubbliche che siano utili alla cittadinanza - ad esempio un parco tematico, un teatro all'aperto, una sala conferenze, un centro studi - ma, soprattutto, affascinanti dal punto di vista architettonico, piacevoli da guardare e da visitare. La bellezza della cava, con i suoi colori, i suoi suoni, i suoi scorci, necessita, insomma, di qualcosa di più che una passeggiata in legno e due chioschetti prefabbricati!
Qual è la tua opinione sulle attuali condizioni della cava?
La mia opinione è la stessa di ogni altamurano con un po' di buon senso. La cava è abbandonata non tanto a se stessa, quanto al vandalismo di chi malauguratamente un giorno si troverà a passare di là con la luna storta. L'abbattimento del cancello è solo il segnale più evidente di un'incuria perseguita attraverso l'immobilità delle Amministrazioni succedutesi, il disinteresse della proprietà, l'impotenza della Sovrintendenza, l'accidia di noi altamurani. A molti è nota la triste fine a cui quella cava era destinata prima della scoperta. Mi chiedo se non si voglia ripristinare il precedente intento…
Come, secondo te, si può far fronte al problema della proprietà privata?
La proprietà privata era un problema per Marx, oggi non è più possibile pensarla così, né tantomeno auspicabile. Tutt'altro, dovrebbe essere una risorsa! Il pubblico non ha risorse finanziarie, l'intervento del privato è necessario. Attraverso il Project Financing, ad esempio, il privato investe dei fondi che verranno recuperati - insieme ad un indiscusso ritorno d'immagine per la proprietà - attraverso la gestione del manufatto, che, alla fine, resta comunque di proprietà statale. Mi sembra meglio che lasciarsi impigliare nelle maglie immobilizzanti dei vincoli archeologici, che non giovano al pubblico, come dimostra l'attuale situazione della cava, né al privato, impossibilitato in qualsiasi iniziativa.
Ritorneresti ad Altamura in futuro? Secondo te Altamura, dal punto di vista turistico, offre delle buone prospettive?
Non mi sono mai posto limitazioni di sorta, se non quelle che mi possano giovare, quindi non escludo nulla. Non rinnego la mia città e ritornarci di tanto in tanto mi fa piacere. Spero che un giorno per noi giovani sia possibile anche pensare di lavorarci, problema questo tutto italiano. Altamura, nello stridente contrasto tra la sua viziosa rilassatezza - delle feste e delle mangiate - e sfrenata operosità - quella del popolo delle formiche - offre un paesaggio naturale mozzafiato, buon cibo, storia, divertimento, relax. Tutto ciò che ci si aspetta dall'Italia, "giardino d'Europa".