Una fontana bancomat per dire no ai profitti sull’acqua
“Acqua Bene Comune” di Altamura in piazza Duomo per sensibilizzare la cittadinanza. Chiesta una moratoria sugli effetti del Decreto Ronchi
venerdì 10 dicembre 2010
09.00
4 dicembre 2010, giornata nazionale contro la privatizzazione dell'Acqua. La Puglia si mobilita anche contro il Ddl "congelato" sulla ripubblicizzazione dell'Acquedotto pugliese. Il Comitato Acqua Bene Comune di Altamura scende in piazza Duomo per chiedere al Governo nazionale una moratoria sugli effetti del Decreto Ronchi "almeno fino al referendum previsto per la prossima primavera". Sfidando il freddo ed il vento, viene allestito un banchetto per sensibilizzare la cittadinanza, per sottolineare ancora una volta che "l'acqua non si vende" perché "non è una merce". Simbolo dell'iniziativa altamurana, una fontana bancomat per dire stop alle privatizzazioni e ai profitti su un bene che spetta di diritto a tutti.
"Il popolo dell'acqua e la società civile di Altamura sono stati protagonisti di una grande operazione di politica dal basso che ha consentito l'inserimento del Diritto all'Acqua nello Statuto comunale", scrive Acqua Bene Comune di Altamura, e aggiunge: "Primo caso in Puglia ed uno dei pochi in Italia. Un caso che ha fatto scuola, come dimostra l'attenzione prestata da altri Comuni (Modugno ad esempio) che ci hanno ospitato anche nei Consigli comunali perché condividessimo la nostra esperienza".
A precedere banchetti, lezioni aperte, flash-mob, volantinaggi ed altre iniziative in ogni capoluogo di Provincia (ed anche in alcuni Comuni), una conferenza stampa organizzata dal Comitato pugliese Acqua Bene Comune presso l'Acquedotto pugliese. Assenti i parlamentari eletti in Puglia e i partiti con rappresentanza parlamentare, pur formalmente invitati. Presenti solo PRC e Sinistra Critica.
In tredici piazze pugliesi si è voluto ricordare a tutti "che la maggioranza dell'attuale Governo (ndr, regionale) aveva promesso l'approvazione della legge di ripubblicizzazione dell'Acquedotto pugliese entro i primi cento giorni di Governo. Di giorni ne sono passati oltre 150". Durante la scorsa legislatura, Regione Puglia e Movimenti per Acqua Bene Comune formularono una legge che avrebbe permesso all'Aqp di tornare definitivamente pubblico. A dicembre 2009 il disegno di legge era pronto. La Giunta lo votò all'unanimità ma, ad oggi, non è stato ancora approvato dal Consiglio regionale.
"Inoltre - specifica Margherita Ciervo, referente regionale Comitato pugliese Acqua Bene Comune - in Commissione consiliare è stato proposto un Ordine del Giorno che prevede il congelamento degli effetti del testo, trasformandolo in una legge che, seppure approvata, non potrebbe mai essere applicata". Queste scelte, secondo il Comitato, mortificano le aspettative dei 105mila pugliesi che hanno posto la firma durante la campagna referendaria, chiedendo un Acquedotto pubblico e partecipato.
Intanto la Corte di Cassazione ha comunicato ieri al Comitato Promotore dei Referendum per l'acqua pubblica l'avvenuto conteggio delle firme necessarie alla richiesta dei referendum. "Un passaggio scontato dopo la straordinaria raccolta firme che ha portato alla Corte, lo scorso luglio, 1 milione e 400 mila sottoscrizioni", commenta il Comitato. Adesso tocca alla Corte Costituzionale dare il via libera ai quesiti entro la meta' di febbraio, mentre la data del voto e' prevista nella primavera 2011.
"Il popolo dell'acqua e la società civile di Altamura sono stati protagonisti di una grande operazione di politica dal basso che ha consentito l'inserimento del Diritto all'Acqua nello Statuto comunale", scrive Acqua Bene Comune di Altamura, e aggiunge: "Primo caso in Puglia ed uno dei pochi in Italia. Un caso che ha fatto scuola, come dimostra l'attenzione prestata da altri Comuni (Modugno ad esempio) che ci hanno ospitato anche nei Consigli comunali perché condividessimo la nostra esperienza".
A precedere banchetti, lezioni aperte, flash-mob, volantinaggi ed altre iniziative in ogni capoluogo di Provincia (ed anche in alcuni Comuni), una conferenza stampa organizzata dal Comitato pugliese Acqua Bene Comune presso l'Acquedotto pugliese. Assenti i parlamentari eletti in Puglia e i partiti con rappresentanza parlamentare, pur formalmente invitati. Presenti solo PRC e Sinistra Critica.
In tredici piazze pugliesi si è voluto ricordare a tutti "che la maggioranza dell'attuale Governo (ndr, regionale) aveva promesso l'approvazione della legge di ripubblicizzazione dell'Acquedotto pugliese entro i primi cento giorni di Governo. Di giorni ne sono passati oltre 150". Durante la scorsa legislatura, Regione Puglia e Movimenti per Acqua Bene Comune formularono una legge che avrebbe permesso all'Aqp di tornare definitivamente pubblico. A dicembre 2009 il disegno di legge era pronto. La Giunta lo votò all'unanimità ma, ad oggi, non è stato ancora approvato dal Consiglio regionale.
"Inoltre - specifica Margherita Ciervo, referente regionale Comitato pugliese Acqua Bene Comune - in Commissione consiliare è stato proposto un Ordine del Giorno che prevede il congelamento degli effetti del testo, trasformandolo in una legge che, seppure approvata, non potrebbe mai essere applicata". Queste scelte, secondo il Comitato, mortificano le aspettative dei 105mila pugliesi che hanno posto la firma durante la campagna referendaria, chiedendo un Acquedotto pubblico e partecipato.
Intanto la Corte di Cassazione ha comunicato ieri al Comitato Promotore dei Referendum per l'acqua pubblica l'avvenuto conteggio delle firme necessarie alla richiesta dei referendum. "Un passaggio scontato dopo la straordinaria raccolta firme che ha portato alla Corte, lo scorso luglio, 1 milione e 400 mila sottoscrizioni", commenta il Comitato. Adesso tocca alla Corte Costituzionale dare il via libera ai quesiti entro la meta' di febbraio, mentre la data del voto e' prevista nella primavera 2011.