Un villaggio preistorico nel Parco degli Ulivi
Fermate le ruspe, archeologi a lavoro per studiare i reperti
martedì 8 novembre 2016
12.03
"Quello che sta emergendo dai sondaggi della Soprintendenza Archeologica sull'intera area di proprietà SE.GE.CO, è qualcosa di straordinario".
A firmare con meraviglia l'ennesimo documento per salvare il Parco degli ulivi dalle ruspe, sono i responsabili del Comitato che da anni si battono per bloccare la cementificazione di quello che un tempo era un fazzoletto verde in un mare di cemento. Spostati gli ulivi, la terra sta restituendo dopo oltre 2500 anni, parte di un antico insediamento di età Peuceta, epoca a cui per altro risale la costruzione delle Mura Megalitiche.
Strade, fondazioni di antiche case, tombe da cui sono stati prelevati diversi reperti. Tutto fa pensare che il Parco degli ulivi stia restituendo un vero e proprio villaggio preistorico.
"L'insediamento che sta emergendo – scrivono i referenti del Comitato - si estende presumibilmente ben oltre l'area di proprietà SEGECO e quasi certamente interessa anche le aree edificate tutt'intorno e in particolare il cantiere adiacente di proprietà Cannito, il cui progetto è attualmente in una fase avanzata di costruzione".
Lo scorso giugno dopo la scoperta delle prime tombe e dei primi insediamenti, la Soprintendenza archeologica ha deciso di bloccare i lavori per verificare l'origine dei reperti e soprattutto la rilevanza storica. Fermate le ruspe e chiamati gli archeologi, il parco ha restituito un tesoro di storia che ora chiede di essere scoperto e tutelato.
"Ci sembra opportuno, a questo punto, chiedere un riesame dell'intero iter autorizzativo del progetto Cannito al fine di verificare se, oltre ai rilievi avanzati dal Comitato in sede di ricorso al TAR in merito agli allineamenti stradali e alla congruità dei volumi assentiti, siano state correttamente prodotte dalla Soprintendenza le prescrizioni di carattere archeologico e se queste siano state rispettate. È del tutto plausibile che ciò che sta emergendo nell'area SE.GE.CO. sia riscontrabile, per contiguità, anche sotto il manufatto eretto nell'area Cannito".
Domande e supposizioni a cui solo il lavoro degli esperti potrà dare le giuste risposte.
Occorrerà, dunque, aspettare le decisioni della soprintendenza dopo i saggi realizzati dagli archeologi per capire l'entità dei ritrovamenti e per sapere se e in che modo dovrà partire la fase successiva: il processo di tutela.
Questioni che riguardano direttamente anche l'amministrazione comunale, protagonista di un lungo braccio di ferro contro il Comitato a cui ora quest'ultimo chiede di esprimere "il proprio punto di vista".
A firmare con meraviglia l'ennesimo documento per salvare il Parco degli ulivi dalle ruspe, sono i responsabili del Comitato che da anni si battono per bloccare la cementificazione di quello che un tempo era un fazzoletto verde in un mare di cemento. Spostati gli ulivi, la terra sta restituendo dopo oltre 2500 anni, parte di un antico insediamento di età Peuceta, epoca a cui per altro risale la costruzione delle Mura Megalitiche.
Strade, fondazioni di antiche case, tombe da cui sono stati prelevati diversi reperti. Tutto fa pensare che il Parco degli ulivi stia restituendo un vero e proprio villaggio preistorico.
"L'insediamento che sta emergendo – scrivono i referenti del Comitato - si estende presumibilmente ben oltre l'area di proprietà SEGECO e quasi certamente interessa anche le aree edificate tutt'intorno e in particolare il cantiere adiacente di proprietà Cannito, il cui progetto è attualmente in una fase avanzata di costruzione".
Lo scorso giugno dopo la scoperta delle prime tombe e dei primi insediamenti, la Soprintendenza archeologica ha deciso di bloccare i lavori per verificare l'origine dei reperti e soprattutto la rilevanza storica. Fermate le ruspe e chiamati gli archeologi, il parco ha restituito un tesoro di storia che ora chiede di essere scoperto e tutelato.
"Ci sembra opportuno, a questo punto, chiedere un riesame dell'intero iter autorizzativo del progetto Cannito al fine di verificare se, oltre ai rilievi avanzati dal Comitato in sede di ricorso al TAR in merito agli allineamenti stradali e alla congruità dei volumi assentiti, siano state correttamente prodotte dalla Soprintendenza le prescrizioni di carattere archeologico e se queste siano state rispettate. È del tutto plausibile che ciò che sta emergendo nell'area SE.GE.CO. sia riscontrabile, per contiguità, anche sotto il manufatto eretto nell'area Cannito".
Domande e supposizioni a cui solo il lavoro degli esperti potrà dare le giuste risposte.
Occorrerà, dunque, aspettare le decisioni della soprintendenza dopo i saggi realizzati dagli archeologi per capire l'entità dei ritrovamenti e per sapere se e in che modo dovrà partire la fase successiva: il processo di tutela.
Questioni che riguardano direttamente anche l'amministrazione comunale, protagonista di un lungo braccio di ferro contro il Comitato a cui ora quest'ultimo chiede di esprimere "il proprio punto di vista".