Tina Laudati, oggi cerimonia di commemorazione
Un cippo funebre per ricordare l'artista. Presente il sindaco Stacca
mercoledì 22 maggio 2013
10.03
Si è tenuta questa mattina, alle 8.30, l'inaugurazione di un cippo funebre collocato nell'ala storica del cimitero comunale, vicino alla cappella, dedicato alla pittrice altamurana Tina Laudati (1910-2000), figlia d'arte di Raffaele. Presente alla cerimonia il sindaco Stacca. Ai Laudati l'Amministrazione comunale ha dedicato una mostra (24 agosto 2009/8 gennaio 2010) che è stata visitata nel 2009 dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. I due artisti hanno operato in Francia e in Italia tra la fine dell'Ottocento e della prima metà del Novecento, riscuotendo un lusinghiero successo.
Di seguito una scheda descrittiva della pittrice a cura di Angela Grandolfo.
"Una precoce sicurezza caratterizzò la pittura di Tina Laudati fin dagli esordi della sua attività artistica. Fondamentali per la sua formazione si rivelarono la guida del padre Raffaele e la cultura della metropoli parigina, città in cui si trasferì a seguito della famiglia e dove studiò presso l'Académie Humbert. Le prime vedute del quartiere di Montmartre manifestarono infatti l'influenza degli impressionisti che, mediata dall'insegnamento paterno, le permise di approfondire la ricerca sulla resa degli effetti della luce e della costruzione dei volumi. Tale adesione al reale si accentuò con il ritorno di Tina Laudati, nel 1932, ad Altamura e in seguito al contatto con il mondo popolare pugliese. L'opera dell'artista, soprattutto di carattere grafico, è una rappresentazione della realtà altamurana, una grande varietà di soggetti sinteticamente e rapidamente tratti dal vero. Dai ritratti ad olio del decennio successivo emerge una rinnovata, intensa umanità dei suoi modelli; dipinti come Attesa e La madre e il fanciullo "trasformano il vero in sentimento" e riscuotono l'attenzione della critica per la resa plastica e per la stesura luminosa e vibrante delle superfici. Successivamente il trasferimento a Napoli segnò, oltre ad un mutamento delle tematiche, l'abbandono dell'estetica impressionista e una maggiore attenzione rivolta alla grafica. Dalla metà degli anni Quaranta nei paesaggi e nei ritratti apparve una realizzazione più piana delle forme. Nuovi studi su vedute parigine, prevalentemente a carboncino, fanno parte della produzione di Tina Laudati in Francia dopo il suo rientro nel 1947. La sua abilità nel tratto leggero e sfumato determinò un disegno che raggiunse "nella sua sobrietà l'effetto della luce e del colore". La produzione grafica di vedute napoletane e parigine divenne predominante nel corso degli anni Cinquanta. L'interesse di studiosi quali Piero Girage, Alfredo Schettini e Gennaro Scognamiglio accompagnò la sua partecipazione alle esposizioni che si tennero nella città partenopea presso la Società Promotrice Salvator Rosa e presso il Circolo Politecnico. Alla sua ultima mostra a Napoli, allestita nel 1961, seguì una lunga pausa che perdurò anche nel decennio successivo e fu interrotta solo da due eventi realizzati ad Altamura nel 1975 e nel 1976. Gli anni del definitivo trasferimento in Puglia sono caratterizzati da un continuo interesse per le nature morte e per i paesaggi della Murgia altamurana, una serie di opere in cui è ancora notevole la volontà di rappresentare la luce".
Di seguito una scheda descrittiva della pittrice a cura di Angela Grandolfo.
"Una precoce sicurezza caratterizzò la pittura di Tina Laudati fin dagli esordi della sua attività artistica. Fondamentali per la sua formazione si rivelarono la guida del padre Raffaele e la cultura della metropoli parigina, città in cui si trasferì a seguito della famiglia e dove studiò presso l'Académie Humbert. Le prime vedute del quartiere di Montmartre manifestarono infatti l'influenza degli impressionisti che, mediata dall'insegnamento paterno, le permise di approfondire la ricerca sulla resa degli effetti della luce e della costruzione dei volumi. Tale adesione al reale si accentuò con il ritorno di Tina Laudati, nel 1932, ad Altamura e in seguito al contatto con il mondo popolare pugliese. L'opera dell'artista, soprattutto di carattere grafico, è una rappresentazione della realtà altamurana, una grande varietà di soggetti sinteticamente e rapidamente tratti dal vero. Dai ritratti ad olio del decennio successivo emerge una rinnovata, intensa umanità dei suoi modelli; dipinti come Attesa e La madre e il fanciullo "trasformano il vero in sentimento" e riscuotono l'attenzione della critica per la resa plastica e per la stesura luminosa e vibrante delle superfici. Successivamente il trasferimento a Napoli segnò, oltre ad un mutamento delle tematiche, l'abbandono dell'estetica impressionista e una maggiore attenzione rivolta alla grafica. Dalla metà degli anni Quaranta nei paesaggi e nei ritratti apparve una realizzazione più piana delle forme. Nuovi studi su vedute parigine, prevalentemente a carboncino, fanno parte della produzione di Tina Laudati in Francia dopo il suo rientro nel 1947. La sua abilità nel tratto leggero e sfumato determinò un disegno che raggiunse "nella sua sobrietà l'effetto della luce e del colore". La produzione grafica di vedute napoletane e parigine divenne predominante nel corso degli anni Cinquanta. L'interesse di studiosi quali Piero Girage, Alfredo Schettini e Gennaro Scognamiglio accompagnò la sua partecipazione alle esposizioni che si tennero nella città partenopea presso la Società Promotrice Salvator Rosa e presso il Circolo Politecnico. Alla sua ultima mostra a Napoli, allestita nel 1961, seguì una lunga pausa che perdurò anche nel decennio successivo e fu interrotta solo da due eventi realizzati ad Altamura nel 1975 e nel 1976. Gli anni del definitivo trasferimento in Puglia sono caratterizzati da un continuo interesse per le nature morte e per i paesaggi della Murgia altamurana, una serie di opere in cui è ancora notevole la volontà di rappresentare la luce".