Tavolini e sedie all'aperto, si attende ancora il regolamento

Documento pronto ma non arriva in consiglio comunale

giovedì 30 gennaio 2020 9.09
A cura di Onofrio Bruno
Si fa attendere il regolamento per disciplinare gli allestimenti esterni dei locali e degli esercizi pubblici. Tavolini, sedie e spazi all'aperto (i "dehors", dal francese "fuori"). Il documento conclusivo, frutto della concertazione con le categorie e con i cittadini, non è ancora arrivato in consiglio comunale.

L'obiettivo è snellire l'iter autorizzativo. Il regolamento entra nel merito della tipologia e caratteristica dei "dehors". Materiali, colori, tipi di strutture. Nel caso del centro storico, più soggetto a tutela, le autorizzazioni possono essere rilasciate per un massimo di 270 giorni e non sono ammesse strutture delimitate e chiuse; inoltre c'è un doppio passaggio. L'operatore che vuole posizionare dei "dehors" deve chiedere al Comune l'occupazione di suolo pubblico e fare istanza di autorizzazione alla Soprintendenza. La disciplina che dovrà ottenere l'approvazione dell'assise consiliare intende ridurre la doppia fase ad una, con la sola presentazione dell'istanza al Comune.

La questione è fortemente sentita dagli esercenti di locali pubblici. Altamura, soprattutto nello scorso anno, ha conosciuto un buon movimento turistico. E, come ogni città che ambisce ad essere una meta privilegiata, la possibilità di bere un caffè o mangiare uno spuntino all'aperto, soprattutto quando il tempo lo permette, è una condizione imprescindibile sia per i visitatori che per gli stessi residenti.

Nel centro storico si soffre questa imposizione di smontare gli allestimenti dopo nove mesi, quindi l'impossibilità di avere una continuità. Ma su questo punto non è la parola di disponibilità del Comune a contare, bensì il parere dell'ente competente sui beni culturali.

Il regolamento è pronto. Ci sono stati già sia le assemblee di partecipazione sia i tavoli tecnici tra Comune, Comando di Polizia locale, Asl e Soprintendenza. L'obiettivo della maggioranza è portare il provvedimento nel prossimo consiglio comunale ma, per una questione di tempi, rischia di accavallarsi alle sessioni di bilancio.