Su e giù in "Tre sull'altalena"
Quarto spettacolo Bombetta 2013
martedì 17 dicembre 2013
11.57
Quarto spettacolo Bombetta d'oro 2013: "Tre sull'altalena", di Luigi Lunari, rappresentato dalla compagnia "Laboratorio minimo teatro" di Ascoli Piceno.
Ardua impresa, ma ben riuscita, quella di tessere in chiave comica elementi come la vita e la morte, il destino, il libero arbitrio, l'esistenza di Dio, la predestinazione, scomodando ora Schopenhauer, ora Voltaire o Vico e rivedendo qualche riga della Bibbia. Una comicità passata attraverso le diverse risposte caustiche dei personaggi alla contingenza dei propri giorni. Un luogo indefinito nella sua enunciazione e affidato alla avvedutezza dello spettatore chiamato alla riflessione sui temi rappresentati in una cornice tanto pungente quanto ironica.
La stanza dell'aldilà, messa in scena, ha tre ingressi che agevolano l'entrata di vite diverse: un commendatore, un capitano dell'esercito e un professore. Spinti da ragioni aderenti alla loro realtà (il commendatore è lì per un incontro galante, il capitano per ritirare materiale bellico e il professore per visionare la bozza di un suo libro), i tre si confronteranno su un mistero: il vero motivo della loro presenza in quel luogo. Il gioco delle rappresentazioni ruota attorno agli aspetti caratteriali dei personaggi. Il commendatore appare il più ansioso, il capitano, per deformazione professionale, sembra indifferente e pronto ad affrontare qualsiasi prospettiva, il professore, invece, offre una logica esistenziale filosofica.
L'arrivo poi di una donna delle pulizie dispiega sempre più la convinzione che i tre siano davvero morti e che la signora sia piuttosto dell'angelo del giudizio. E quando i protagonisti pensano di poter guadagnare l'uscita, si ritroveranno con l'amara constatazione di essere per sempre rinchiusi e accomunati dalla stessa sorte. Scendono così dall'altalena della vita.
Ardua impresa, ma ben riuscita, quella di tessere in chiave comica elementi come la vita e la morte, il destino, il libero arbitrio, l'esistenza di Dio, la predestinazione, scomodando ora Schopenhauer, ora Voltaire o Vico e rivedendo qualche riga della Bibbia. Una comicità passata attraverso le diverse risposte caustiche dei personaggi alla contingenza dei propri giorni. Un luogo indefinito nella sua enunciazione e affidato alla avvedutezza dello spettatore chiamato alla riflessione sui temi rappresentati in una cornice tanto pungente quanto ironica.
La stanza dell'aldilà, messa in scena, ha tre ingressi che agevolano l'entrata di vite diverse: un commendatore, un capitano dell'esercito e un professore. Spinti da ragioni aderenti alla loro realtà (il commendatore è lì per un incontro galante, il capitano per ritirare materiale bellico e il professore per visionare la bozza di un suo libro), i tre si confronteranno su un mistero: il vero motivo della loro presenza in quel luogo. Il gioco delle rappresentazioni ruota attorno agli aspetti caratteriali dei personaggi. Il commendatore appare il più ansioso, il capitano, per deformazione professionale, sembra indifferente e pronto ad affrontare qualsiasi prospettiva, il professore, invece, offre una logica esistenziale filosofica.
L'arrivo poi di una donna delle pulizie dispiega sempre più la convinzione che i tre siano davvero morti e che la signora sia piuttosto dell'angelo del giudizio. E quando i protagonisti pensano di poter guadagnare l'uscita, si ritroveranno con l'amara constatazione di essere per sempre rinchiusi e accomunati dalla stessa sorte. Scendono così dall'altalena della vita.