Sequestrate altre 35mila uova: destinate allo smaltimento erano invece in commercio
Tra le destinazioni, anche Altamura?
venerdì 15 novembre 2013
9.30
Tra le destinazioni, ancora sotto l'attento vaglio degli investigatori, potrebbe comparire anche la città di Altamura. È quanto il personale del Comando regionale Puglia del corpo forestale dello Stato sta cercando di appurare a seguito del sequestro di 35mila uova mal conservate, senza termine minimo di conservazione o con termine minimo di conservazione illecito. L'operazione, diretta dal commissario capo Alberto Di Monte (Nucleo tutela regolamenti comunitari) e dal commissario Giuliano Palomba (Sezione di analisi criminale della forestale), è stata effettuata in una azienda di allevamento nel barese e ha portato alla denuncia all'autorità giudiziaria del rappresentante legale dell'impresa, un uomo di 45 anni.
I forestali durante il controllo in azienda hanno accertato la presenza di uova da destinare allo smaltimento, perché non integre, incrinate, sporche e infestate da insetti, che invece sarebbero state vendute alle industrie alimentari.
Inoltre è emersa l'assenza totale di un sistema di tracciabilità delle uova. In azienda non erano presenti indicazioni circa il giorno di produzione delle uova e questo sia per quelle commerciabili sia per quelle avariate. Tale organizzazione di lavoro favoriva un'altra condotta fraudolenta dell'azienda che posizionava a proprio piacimento il termine minimo di conservazione (tmc), che per legge è pari a 28 giorni dalla data di produzione. Infatti la ditta commercializzava uova dichiarate come prodotte in data successiva a quella realmente prodotta.
I reati contestati sono: frode in commercio e detenzione per il commercio di sostanze alimentari in cattivo stato di conservazione.
Secondo quanto si apprende dagli investigatori, le operazioni di indagine e verifica stanno continuando su tutto il territorio e non sarebbero esclusi altri risvolti.
I forestali durante il controllo in azienda hanno accertato la presenza di uova da destinare allo smaltimento, perché non integre, incrinate, sporche e infestate da insetti, che invece sarebbero state vendute alle industrie alimentari.
Inoltre è emersa l'assenza totale di un sistema di tracciabilità delle uova. In azienda non erano presenti indicazioni circa il giorno di produzione delle uova e questo sia per quelle commerciabili sia per quelle avariate. Tale organizzazione di lavoro favoriva un'altra condotta fraudolenta dell'azienda che posizionava a proprio piacimento il termine minimo di conservazione (tmc), che per legge è pari a 28 giorni dalla data di produzione. Infatti la ditta commercializzava uova dichiarate come prodotte in data successiva a quella realmente prodotta.
I reati contestati sono: frode in commercio e detenzione per il commercio di sostanze alimentari in cattivo stato di conservazione.
Secondo quanto si apprende dagli investigatori, le operazioni di indagine e verifica stanno continuando su tutto il territorio e non sarebbero esclusi altri risvolti.