Segno più per l’artigianato alimentare pugliese
Il settore resiste alla crisi con più di 6.500 aziende.
venerdì 26 dicembre 2014
10.58
Non avverte crisi l'artigianato alimentare pugliese. Resiste, anzi cresce, in controtendenza rispetto agli altri settori.
Quest'anno sono 6.530 e lo scorso anno erano 13 in meno le aziende in Puglia tra pasticcerie, panifici, pastifici, distillerie, laboratori per la lavorazione di prodotti lattiero-caseari, carni, frutta, ortaggi, pesce, oli, grassi vegetali ed animali. E' quanto rivela il Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia dall'elaborazione di dati "Unioncamere-Infocamere".
Il 49,2% del totale sono pasticcerie, panifici e gelaterie. Seguono i locali che vendono cibi d'asporto con il 34,2%. Le ditte che lavorano prodotti lattiero-caseari e i pastifici si aggirano invece intorno al 5%. Cene e pranzi natalizi, dunque, saranno ancora all'insegna dei prodotti made in Puglia, regione che conta ben 233 prodotti agroalimentari tradizionali, pari al 4,8% del totale nazionale.
Anche in un periodo di crisi profonda, l'agroalimentare pugliese riesce dunque a conservare e incrementare i propri numeri. "Ciò non significa che il settore sia immune da problematiche", precisa Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia, "basti pensare all'entrata in vigore del regolamento comunitario sull'etichettatura, che non pochi pensieri sta creando alle nostre piccole imprese artigiane, o alla restrizione delle esportazioni verso la Russia. Possiamo solo immaginare a quali risultati si sarebbe potuti giungere in un contesto economico differente e più favorevole".
L'export del settore alimentare pugliese vale 729 milioni di euro, 346 milioni solo in provincia di Bari. Quattro i settori che maggiormente sostengono l'export made in Italy: Vini, pasta, formaggi e pomodori conservati.
Così l'Italia si conferma primo Paese in Europa per numero di prodotti di qualità: 261 tra Dop, Igp e Stg
Quest'anno sono 6.530 e lo scorso anno erano 13 in meno le aziende in Puglia tra pasticcerie, panifici, pastifici, distillerie, laboratori per la lavorazione di prodotti lattiero-caseari, carni, frutta, ortaggi, pesce, oli, grassi vegetali ed animali. E' quanto rivela il Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia dall'elaborazione di dati "Unioncamere-Infocamere".
Il 49,2% del totale sono pasticcerie, panifici e gelaterie. Seguono i locali che vendono cibi d'asporto con il 34,2%. Le ditte che lavorano prodotti lattiero-caseari e i pastifici si aggirano invece intorno al 5%. Cene e pranzi natalizi, dunque, saranno ancora all'insegna dei prodotti made in Puglia, regione che conta ben 233 prodotti agroalimentari tradizionali, pari al 4,8% del totale nazionale.
Anche in un periodo di crisi profonda, l'agroalimentare pugliese riesce dunque a conservare e incrementare i propri numeri. "Ciò non significa che il settore sia immune da problematiche", precisa Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia, "basti pensare all'entrata in vigore del regolamento comunitario sull'etichettatura, che non pochi pensieri sta creando alle nostre piccole imprese artigiane, o alla restrizione delle esportazioni verso la Russia. Possiamo solo immaginare a quali risultati si sarebbe potuti giungere in un contesto economico differente e più favorevole".
L'export del settore alimentare pugliese vale 729 milioni di euro, 346 milioni solo in provincia di Bari. Quattro i settori che maggiormente sostengono l'export made in Italy: Vini, pasta, formaggi e pomodori conservati.
Così l'Italia si conferma primo Paese in Europa per numero di prodotti di qualità: 261 tra Dop, Igp e Stg