Sanità, la denuncia delle Rappresentanze sindacali di Base

"Lunghe liste di attesa e incarichi non rinnovati". La Giunta regionale dispone l'erogazione delle prestazioni urgenti differibili entro 72 ore dalla richiesta

martedì 26 ottobre 2010 17.24
Piano di rientro sanitario, lunghe liste di attesa, incarichi non rinnovati, probabile chiusura di alcuni servizi per mancanza di personale, aumento della spesa farmaceutica. Le R.d.B. P.I. – U.S.B. (Rappresentanze sindacali di Base Pubblico Impiego dell'Unione sindacale di Base) – coordinamento ASL/BA denunciano alcune situazioni riguardanti il settore sanitario, sotto i riflettori, a livello locale, soprattutto a causa della cessazione dei rimborsi per l'assistenza specialistica accreditata.

"Il piano di rientro di 450 milioni di euro presentato dalla Regione Puglia al governo Berlusconi - si legge nella nota - è un piano imposto dallo stesso per far recuperare 500 milioni di euro come quota di maggiore finanziamento nel settore sanitario per gli anni 2006 e 2008. E' certamente una forma di ricatto e le valutazioni fatte dal Ministro dell'Economia sono più politiche che di natura economica. Infatti l'obiettivo primario è quello di formare un cordone sanitario al virus delle esternalizzazioni e delle stabilizzazioni perché non debba diffondersi nel resto d'Italia. Le prescrizioni imposte dal Governo sono la sospensione delle norme regionali che riguardano le internalizzazioni con le società in house a capitale pubblico, che sostituiscono le ditte appaltatrici, con grandi risparmi per le ASL pugliesi e con maggiori diritti per i lavoratori; il blocco delle stabilizzazioni e del turn-over per il 2010-2012; la non deroga ai tetti di spesa per la medicina specialistica accreditata. Il piano è ancora in discussione presso i Ministeri competenti ed è passato in parlamento, ma i suoi effetti devastanti, al contrario di quanto dice qualche interessato, si fanno sentire".

"Le liste di attesa si stanno allungando in tutti i servizi pubblici della Regione - continuano le Rappresentanze sindacali di Base - gli incarichi a tempo in scadenza al 31 dicembre non saranno rinnovati. Centinaia di infermieri, medici, tecnici saranno buttati fuori dalle ASL della Regione Puglia senza preavviso e l'assistenza peggiorerà con il grave rischio di non garantire neanche i LEA o, in certi casi, di chiudere alcuni servizi per carenza soprattutto di infermieri. L'estate, nella Regione Puglia, è stata costellata di promesse da parte del presidente Vendola e dell'assessore alla Salute Fiore di razionalizzare il sistema sanitario, di renderlo più efficiente e soddisfacente. Gli impegni di chiudere, o meglio riconvertire, i piccoli ospedali, di potenziare la medicina del territorio, si sprecavano sulla carta stampata e su radio e tv. Si è parlato di ridurre ulteriormente di 2.300 i posti letto già al di sotto del rapporto abitante-posto letto previsto dalla norma. Ad oggi non si è fatto nulla, non esiste un piano scritto sul riordino della sanità ospedaliera e territoriale, l'unica cosa scritta è questo Piano ragionieristico chiamato Piano di Rientro, che allunga le liste di attesa, che taglia posti di lavoro e servizi, che peggiora la qualità di quest'ultimi. Non si può sottacere sulle responsabilità della Giunta Vendola, che in circa sei anni di Governo non è riuscita ad applicare il Piano Salute 2008-2010, quindi in scadenza, ad approvare i PAL (Piani di Attuazione Locale che sono la traduzione sul territorio del Piano Salute Generale) e, di conseguenza, le dotazioni organiche, che ricevono un colpo mortale con il blocco del turn-over, un colpo che colpisce i servizi".

"Certo c'è il problema dei tagli e di come vengono assegnati i fondi al SSN - si legge ancora nel comunicato - ma c'è anche il problema di come vengono utilizzati gli stessi al Sud. Nella Regione Puglia c'è maggiore appropriatezza delle cure, c'è una tendenza all'aumento della spesa farmaceutica, ci sono più ricoveri a discapito della medicina territoriale. Colpisce, dai dati in nostro possesso, che in Puglia l'enorme quantità di accessi al pronto soccorso si traducono in ricoveri, facendo lievitare i costi della spesa sanitaria. Certo quella del ricovero è una risposta individuale rispetto ad una risposta che deve essere collettiva, dovuta alla violazione dei diritti, alla carenza di servizi sociali e di una medicina del territorio inesistente o incapace di dare risposte di salute. In questi anni il Governo Vendola ha tagliato il 40% dei consultori, ha incrementato le strutture private-accreditate, che in Puglia sono cresciute del 31% rispetto ad altre regioni d'Italia, con la conseguenza che è aumentato quello che chiamiamo il consumismo sanitario, fatto di esami inutili, a volte dannosi, che fanno crescere la spesa, mentre si destina alla prevenzione appena il 2,5%, nonostante l'OMS sottolinei che le malattie correlate all'ambiente sono del 30%".

"Questa politica dissennata del Governo Berlusconi - conclude il comunicato - fatta di tagli, aggiunta alla politica di Vendola delle corruttele, delle clientele politiche e delle concessioni di discariche e di inceneritori alla Presidente di Confindustria su tutto il territorio regionale, tanto da fare affermare alla stessa che il presidente Vendola è un bravo amministratore, va combattuto con un movimento di massa, un movimento che metta insieme cittadini ed operatori per la tutela della salute e dell'ambiente".

Intanto sono state approvate dalla Giunta regionale, in data odierna, le "Disposizioni urgenti in materia di garanzia dei tempi d'attesa per prestazioni critiche per il quarto trimestre 2010". La Giunta ha disposto - si legge nella delibera - "che le Aziende Sanitarie Locali, le Aziende Ospedaliero-Universitarie, gli Istituti di Cura a carattere scientifico garantiscano l'erogazione delle prestazioni urgenti differibili (codice U della ricetta prescrizione), da erogare nell'ambito dell' attività ambulatoriale istituzionale, entro 72 ore dalla richiesta, così come prescritto dall'art.1, comma 4,lett.d) della legge 3 agosto 2007, n. 120".