Sanità: ampliare l'apporto dei privati e affermare la centralità della persona
E' ricetta fornita dall'AIOP nel nono rapporto sulla Sanità italiana. Altamuralife partecipa alla presentazione del Rapporto
sabato 10 dicembre 2011
10.02
Parlare di sanità in un momento di ristrettezze economiche è problematico. In tempi di crisi bisogna agire con austerità, quindi bisogna tagliare la spesa. E per sopperire ai tagli c'è una sola soluzione: rendere più efficiente il sistema. In altri termini: produrre di più, con meno. Come? Agire non è semplice quando si tratta di tutelare il bene pubblico della salute. In campo medico si segue una logica: prima di trovare la cura più efficace, il medico deve fare un'accurata diagnosi. La delicatezza del nostro problema ci impone di procedere con lo stesso rigore.
Il Nono Rapporto Annuale 2011 elaborato dall'AIOP (Associazione Italiana Ospedlità Privata) e presentato a Roma la scorsa settimana all'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede, ci dà l'occasione di discutere di sanità partendo da una fotografia reale del sistema ospedaliero italiano.
L'analisi fa emergere un livello di "inefficienza sommersa" pari a 13 miliardi di euro. Sprechi non più legati al binomio nord virtuoso/sud spendaccione. Alti tassi di improduttività si realizzano tanto il Piemonte con il 28%, quanto nella provincia di Bolzano con un 36% e in Calabria con il 46%.
Dal Rapporto emerge dunque la necessità di abbandonare la convinzione di poter fornire un servizio migliore solo se si dispone di più risorse. Occorre invece offrire il meglio con meno. Insomma passare dall'approccio more is better al less is more. Per questo il Rapporto evidenzia anzitutto l'esigenza di introdurre un sistema di terzietà dei controlli sia per le prestazioni fornite ai pazienti sia dei livelli di efficienza delle strutture, considerando che oggi lo Stato si ritrova ad essere operatore, regolatore e anche controllore.
In secondo luogo dati i positivi risultati del sistema della sanità privata accreditata emerge la necessità di coinvolgerla maggiormente nella gestione delle strutture pubbliche. Si pensi infatti che poco più del 18% delle giornate di degenza fornite dalle prime incidono solo per il 7% sulla spesa pubblica. Il che mostra una doppia efficienza del sistema privato. Avvallarne una maggior partecipazione tuttavia non significa però privatizzare il settore, ospedaliero ma piuttosto assicurare più qualità e meno sprechi riservando la governance allo Stato.
"Ma ciò che è chiamato ad essere eticamente positivo non è (solo, ndr) l'Euro, ma le persone, il loro operato e la loro organizzazione per il migliore impiego delle ore di servizio e il più salutare approccio al malato". Così Mons. Mario Paciello, in un recente intervento pubblico, ha egregiamente descritto l'imprescindibile esigenza di riservare un ruolo centrale alla persona nel sistema sanitario.
E' questo infatti il vero concetto chiave del Rapporto, la conditio sine qua non per la realizzazione di una dimensione etica della sanità, nella quale la relazione tra medico e paziente è l'incontro tra la fiducia dell'uomo bisognoso e la coscienza di chi si fa carico del bisogno altrui.
Ed è la Chiesa ad insegnarci non solo con splendide parole ma anche con tangibili esempi che questo processo di umanizzazione non solo è possibile, ma vincente. Nel vicino ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti, di cui il nostro vescovo Paciello è governatore, l'investimento nelle risorse umane è all'ordine del giorno. Non molti giorni fa si è svolto un Open Day che ha visto gli operatori sanitari e le loro rispettive famiglie condividere un momento creativo e coinvolgente, in attuazione del pensiero che anima il fare del nostro vescovo: "L'eticità della sanità è nelle menti e nei cuori; attraversa le relazioni tra tutte le persone che costituiscono il cervello pensante, il laboratorio di progetti, il generatore di creatività, l'ingranaggio costantemente verificato per garantire: all'ospedale una ricchezza di risorse umane morali, psicologiche, comportamentali che nessuna convenzione regionale può dare ne calcolare; ai pazienti, una cornucopia di disponibilità, di prontezza, di sorriso, di sostegno psicologico; di amore, di delicatezza, di accoglienza, di interessamento, di attenzione".
Il Nono Rapporto Annuale 2011 elaborato dall'AIOP (Associazione Italiana Ospedlità Privata) e presentato a Roma la scorsa settimana all'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede, ci dà l'occasione di discutere di sanità partendo da una fotografia reale del sistema ospedaliero italiano.
L'analisi fa emergere un livello di "inefficienza sommersa" pari a 13 miliardi di euro. Sprechi non più legati al binomio nord virtuoso/sud spendaccione. Alti tassi di improduttività si realizzano tanto il Piemonte con il 28%, quanto nella provincia di Bolzano con un 36% e in Calabria con il 46%.
Dal Rapporto emerge dunque la necessità di abbandonare la convinzione di poter fornire un servizio migliore solo se si dispone di più risorse. Occorre invece offrire il meglio con meno. Insomma passare dall'approccio more is better al less is more. Per questo il Rapporto evidenzia anzitutto l'esigenza di introdurre un sistema di terzietà dei controlli sia per le prestazioni fornite ai pazienti sia dei livelli di efficienza delle strutture, considerando che oggi lo Stato si ritrova ad essere operatore, regolatore e anche controllore.
In secondo luogo dati i positivi risultati del sistema della sanità privata accreditata emerge la necessità di coinvolgerla maggiormente nella gestione delle strutture pubbliche. Si pensi infatti che poco più del 18% delle giornate di degenza fornite dalle prime incidono solo per il 7% sulla spesa pubblica. Il che mostra una doppia efficienza del sistema privato. Avvallarne una maggior partecipazione tuttavia non significa però privatizzare il settore, ospedaliero ma piuttosto assicurare più qualità e meno sprechi riservando la governance allo Stato.
"Ma ciò che è chiamato ad essere eticamente positivo non è (solo, ndr) l'Euro, ma le persone, il loro operato e la loro organizzazione per il migliore impiego delle ore di servizio e il più salutare approccio al malato". Così Mons. Mario Paciello, in un recente intervento pubblico, ha egregiamente descritto l'imprescindibile esigenza di riservare un ruolo centrale alla persona nel sistema sanitario.
E' questo infatti il vero concetto chiave del Rapporto, la conditio sine qua non per la realizzazione di una dimensione etica della sanità, nella quale la relazione tra medico e paziente è l'incontro tra la fiducia dell'uomo bisognoso e la coscienza di chi si fa carico del bisogno altrui.
Ed è la Chiesa ad insegnarci non solo con splendide parole ma anche con tangibili esempi che questo processo di umanizzazione non solo è possibile, ma vincente. Nel vicino ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti, di cui il nostro vescovo Paciello è governatore, l'investimento nelle risorse umane è all'ordine del giorno. Non molti giorni fa si è svolto un Open Day che ha visto gli operatori sanitari e le loro rispettive famiglie condividere un momento creativo e coinvolgente, in attuazione del pensiero che anima il fare del nostro vescovo: "L'eticità della sanità è nelle menti e nei cuori; attraversa le relazioni tra tutte le persone che costituiscono il cervello pensante, il laboratorio di progetti, il generatore di creatività, l'ingranaggio costantemente verificato per garantire: all'ospedale una ricchezza di risorse umane morali, psicologiche, comportamentali che nessuna convenzione regionale può dare ne calcolare; ai pazienti, una cornucopia di disponibilità, di prontezza, di sorriso, di sostegno psicologico; di amore, di delicatezza, di accoglienza, di interessamento, di attenzione".