“Salviamo e valorizziamo l’antica Via Appia da Roma a Brindisi”
Lettera aperta dell'ex presidente del consiglio regionale Pietro Pepe
sabato 6 agosto 2016
Mi piace accendere un faro di luce viva sulla Antica Via Appia che affido a questa lettera aperta indirizzata ai rappresentanti Istituzionali, Nazionali, Regionali e locali sperando nella loro sensibilità e consapevolezza a cogliere la potenzialità di questa opportunità.
Sollecitato dall'ampio risalto dato dalla Gazzetta del Mezzogiorno con due articoli: il primo, del 14 giugno a firma di O. Scorrano, racconta l'affascinante viaggio percorso a piedi da Roma a Brindisi dallo scrittore Paolo Rumiz attraverso un libro e una mostra; il secondo è firmato dal noto scrittore Raffaele Nigro che lancia un sentito allarme ed un invito a salvare la "Regina Viarum" e a valorizzare l'antica via, ho deciso di insistere scrivendo questa lettera.
Gli appelli proposti, sono da me condivisi e hanno come finalità primaria quella di attrarre l'attenzione delle istituzioni, in particolare del Ministero dei Beni Culturali, delle 4 Regioni e dei Comuni interessati dal tracciato, e di richiedere interventi urgenti perché è un patrimonio che rischia di scomparire del tutto.
Per altro il Ministero e la Comunità Europea stanno da qualche tempo finanziando lo studio dei Grandi Percorsi Antichi, come la Via dei Longobardi e la Via Francigena. Le 4 Regioni interessate: Lazio, Campania, Basilicata e Puglia, coordinate dal Mibact, potrebbero avviare una iniziativa Congiunta di studio e di progettazione della Via Consolare che tocca i loro territori, utilizzando i Fondi Europei.
Come è noto le Vie Consolari furono costruite dai Romani, sia al Nord che al Sud di Roma, per scopi commerciali e militari e furono edificati con perizia e divennero essenziali per la crescita della Repubblica e successivamente dell'Impero Romano.
Le principali Vie Consolari al Nord sono state identificate come via Aurelia, Aemilia, Cassia; al Sud come la Via Appia divisa in due tronconi principali: il primo da Roma a Capua verso Benevento, Venosa, Melfi, Taranto, Brindisi. Il secondo tracciato costruito dall'imperatore Traiano fu definito come VIA APPIA-TRAIANA e parte da Benevento e va verso Canosa e Bari.
Mi sia consentito a questo punto un breve cenno storico: la Via Appia fu iniziata nel 312 Avanti Cristo dal Console Appio Claudio e venne costruita per motivi esclusivamente militari e per garantire, con il suo percorso, un rifornimento continuo e rapido di vettovaglie alle legioni Romane durante la guerra di espansione nell'Italia Meridionale.
Perciò, in origine, la Via Appia costituì l'Asse principale di collegamento per la Puglia, sottomessa a Roma, che durò per ben 3 secoli e fu preferita sino a quando, con il dominio della Puglia, ebbe inizio l'espansione nel Mediterraneo. Lungo queste vie, non bisogna dimenticare, furono costruite: monumenti, acquedotti, catacombe, sepolcri e ville per essere ammirate come testimonianze di prestigio e di ricchezza delle famiglie dei diversi territori.
Proviamo a grandi linee a ripercorrere passo dopo passo, il viaggio dei 600 km che segna il Cammino della Via Appia antica da Roma a Brindisi.
Si parte dalla regione Lazio: da Roma; l'inizio della via è PORTA CAPENA che ci fa incontrare le note catacombe di San Callisto e di Cecilia Metella e prosegue per la chiesa "Domine quo vadis", per i colli Albani, le caverne Lepini, le fortezze preromane, i boschi Amboni e le caverne Aurunche; la strada dopo 200 km arriva a CAPUA e siamo già in Campania e dopo aver attraversato i Monti del Lupo e del Picco tocca le terre Sannitiche, abitate nel tempo dai popoli Osei, Enotri, Iapigi, fino all'Apulia e precisamente lungo la via Ofantina che ci conduce a Venosa, a Melfi e ci fa giungere in Basilicata.
Un po' più complicato è individuare il Solco della Via Appia in modo preciso per la parte che interessa i CENTRI Murgiani, tuttavia in attesa di ricerche archeologiche più approfondite e molto probabile che esso si sviluppasse fra il Costone Murgiano e la Fossa Bradanica, lungo gli antichi itinerari della trasumanza.
In questo crocevia l'Appia incontra il regio tratturo denominato Melfi-Castellaneta che per alcuni tratti coincide e costeggia la Murgia Catena, la contrada Santa Candida e la Masseria Iesce e dunque i territori di Altamura, Laterza-Palagiano-Taranto e dopo Oria e Mesagne arriva a Brindisi.
Come si desume da questa sommaria descrizione, assieme alle precedenti sollecitazioni, i Comuni della Murgia, della Puglia e della Lucania potrebbero essere interessati a ritrovare Pietra su Pietra e a ridefinire il percorso integrale della Madre di tutte le vie, abbandonata, purtroppo, per secoli dall'uomo, dall'indifferenza e dall'ignoranza alla dilapidazione e alla scomparsa in molti tratti.
Per di più va evidenziato, che il tratturo "Melfi-Castellaneta", sovrapponendosi alla Antica Via Appia fa parte dell'Itinerario Europeo per Gerusalemme ed è stato fatto oggetto di candidatura a Patrimonio dell'Unesco della rete tratturale da parte delle Regioni della trasumanza.
È doveroso dare atto all'assessorato al Turismo della Regione Puglia di aver prontamente rivolto la sua attenzione approvando e finanziando una Nuova Ciclovia sul percorso dell'Appia Antica che si collegherà con la rete già esistente nel Parco dell'Alta Murgia e che arriverà fino a Castel del Monte e che assegna alla Masseria Comunale di Altamura-Jesce un ruolo importante quale TAPPA di lusso del nuovo itinerario cicloturistico.
Occorre, pertanto, riparare la devastazione del tempo e riportare la Via Appia alla luce per consentire ai futuri viaggiatori di prendere un mano il filo di Arianna teso sulla Mappa dello stivale Italiano. A ben vedere si innesta bene nel rapporto con Matera, capitale Europea della cultura 2019 e potrebbe assieme agli altri attrattori culturali aiutare Altamura, quale capitale Italiana della cultura 2018.
È compito di ogni cittadino nell'interesse Nazionale da Roma a Brindisi concorrere a restituire alla Res Publica un bene dimenticato ma ancora capace di ricollegare il Sud al resto del Paese e ricordare a tutta l'Europa il ruolo Mediterraneo della nostra Italia dopo 2300 anni. Sono certo che l'Appia antica sarà una Memoria che porterà frutti.
Sollecitato dall'ampio risalto dato dalla Gazzetta del Mezzogiorno con due articoli: il primo, del 14 giugno a firma di O. Scorrano, racconta l'affascinante viaggio percorso a piedi da Roma a Brindisi dallo scrittore Paolo Rumiz attraverso un libro e una mostra; il secondo è firmato dal noto scrittore Raffaele Nigro che lancia un sentito allarme ed un invito a salvare la "Regina Viarum" e a valorizzare l'antica via, ho deciso di insistere scrivendo questa lettera.
Gli appelli proposti, sono da me condivisi e hanno come finalità primaria quella di attrarre l'attenzione delle istituzioni, in particolare del Ministero dei Beni Culturali, delle 4 Regioni e dei Comuni interessati dal tracciato, e di richiedere interventi urgenti perché è un patrimonio che rischia di scomparire del tutto.
Per altro il Ministero e la Comunità Europea stanno da qualche tempo finanziando lo studio dei Grandi Percorsi Antichi, come la Via dei Longobardi e la Via Francigena. Le 4 Regioni interessate: Lazio, Campania, Basilicata e Puglia, coordinate dal Mibact, potrebbero avviare una iniziativa Congiunta di studio e di progettazione della Via Consolare che tocca i loro territori, utilizzando i Fondi Europei.
Come è noto le Vie Consolari furono costruite dai Romani, sia al Nord che al Sud di Roma, per scopi commerciali e militari e furono edificati con perizia e divennero essenziali per la crescita della Repubblica e successivamente dell'Impero Romano.
Le principali Vie Consolari al Nord sono state identificate come via Aurelia, Aemilia, Cassia; al Sud come la Via Appia divisa in due tronconi principali: il primo da Roma a Capua verso Benevento, Venosa, Melfi, Taranto, Brindisi. Il secondo tracciato costruito dall'imperatore Traiano fu definito come VIA APPIA-TRAIANA e parte da Benevento e va verso Canosa e Bari.
Mi sia consentito a questo punto un breve cenno storico: la Via Appia fu iniziata nel 312 Avanti Cristo dal Console Appio Claudio e venne costruita per motivi esclusivamente militari e per garantire, con il suo percorso, un rifornimento continuo e rapido di vettovaglie alle legioni Romane durante la guerra di espansione nell'Italia Meridionale.
Perciò, in origine, la Via Appia costituì l'Asse principale di collegamento per la Puglia, sottomessa a Roma, che durò per ben 3 secoli e fu preferita sino a quando, con il dominio della Puglia, ebbe inizio l'espansione nel Mediterraneo. Lungo queste vie, non bisogna dimenticare, furono costruite: monumenti, acquedotti, catacombe, sepolcri e ville per essere ammirate come testimonianze di prestigio e di ricchezza delle famiglie dei diversi territori.
Proviamo a grandi linee a ripercorrere passo dopo passo, il viaggio dei 600 km che segna il Cammino della Via Appia antica da Roma a Brindisi.
Si parte dalla regione Lazio: da Roma; l'inizio della via è PORTA CAPENA che ci fa incontrare le note catacombe di San Callisto e di Cecilia Metella e prosegue per la chiesa "Domine quo vadis", per i colli Albani, le caverne Lepini, le fortezze preromane, i boschi Amboni e le caverne Aurunche; la strada dopo 200 km arriva a CAPUA e siamo già in Campania e dopo aver attraversato i Monti del Lupo e del Picco tocca le terre Sannitiche, abitate nel tempo dai popoli Osei, Enotri, Iapigi, fino all'Apulia e precisamente lungo la via Ofantina che ci conduce a Venosa, a Melfi e ci fa giungere in Basilicata.
Un po' più complicato è individuare il Solco della Via Appia in modo preciso per la parte che interessa i CENTRI Murgiani, tuttavia in attesa di ricerche archeologiche più approfondite e molto probabile che esso si sviluppasse fra il Costone Murgiano e la Fossa Bradanica, lungo gli antichi itinerari della trasumanza.
In questo crocevia l'Appia incontra il regio tratturo denominato Melfi-Castellaneta che per alcuni tratti coincide e costeggia la Murgia Catena, la contrada Santa Candida e la Masseria Iesce e dunque i territori di Altamura, Laterza-Palagiano-Taranto e dopo Oria e Mesagne arriva a Brindisi.
Come si desume da questa sommaria descrizione, assieme alle precedenti sollecitazioni, i Comuni della Murgia, della Puglia e della Lucania potrebbero essere interessati a ritrovare Pietra su Pietra e a ridefinire il percorso integrale della Madre di tutte le vie, abbandonata, purtroppo, per secoli dall'uomo, dall'indifferenza e dall'ignoranza alla dilapidazione e alla scomparsa in molti tratti.
Per di più va evidenziato, che il tratturo "Melfi-Castellaneta", sovrapponendosi alla Antica Via Appia fa parte dell'Itinerario Europeo per Gerusalemme ed è stato fatto oggetto di candidatura a Patrimonio dell'Unesco della rete tratturale da parte delle Regioni della trasumanza.
È doveroso dare atto all'assessorato al Turismo della Regione Puglia di aver prontamente rivolto la sua attenzione approvando e finanziando una Nuova Ciclovia sul percorso dell'Appia Antica che si collegherà con la rete già esistente nel Parco dell'Alta Murgia e che arriverà fino a Castel del Monte e che assegna alla Masseria Comunale di Altamura-Jesce un ruolo importante quale TAPPA di lusso del nuovo itinerario cicloturistico.
Occorre, pertanto, riparare la devastazione del tempo e riportare la Via Appia alla luce per consentire ai futuri viaggiatori di prendere un mano il filo di Arianna teso sulla Mappa dello stivale Italiano. A ben vedere si innesta bene nel rapporto con Matera, capitale Europea della cultura 2019 e potrebbe assieme agli altri attrattori culturali aiutare Altamura, quale capitale Italiana della cultura 2018.
È compito di ogni cittadino nell'interesse Nazionale da Roma a Brindisi concorrere a restituire alla Res Publica un bene dimenticato ma ancora capace di ricollegare il Sud al resto del Paese e ricordare a tutta l'Europa il ruolo Mediterraneo della nostra Italia dopo 2300 anni. Sono certo che l'Appia antica sarà una Memoria che porterà frutti.