"Salva l'acqua", i movimenti contro il decreto di Renzi

"Effetti devastanti dall'estrazione del petrolio lucano"

martedì 28 ottobre 2014 13.15

"Si scrive salva l'acqua e si legge salva la vita".

Questo lo slogan della 5^ assemblea della Rete "SAL­VA L'ACQUA", che riunisce comitati e gruppi attivi pugliesi e lucani che operano in diversi contesti, ma con il comune interesse per la difesa del diritto all'acqua pubblica.

Al centro dell'incontro, tenutosi ad Altamura, l'allerta suscitata dagli ultimi sviluppi legislativi che, con il decreto "Sblocca-Ita­lia", come scrive la Rete, "creano le condizioni per ulteriori catastrofi ambientali inevitabili laddove le leggi del mercato e del profitto hanno il sopravvento sulla salvaguardia della salute, della ter­ra nella quale viviamo e delle persone stesse".

Diversi i sindaci lucani che contro la retorica dell'"oro nero" stanno facendo rete per cercare di arginare quella che gli attivisti pro acqua pubblica definiscono "la deriva vertici­stica e deregolamentatrice del governo Renzi" con riferimento al decreto che diventerà legge il prossimo 12 novembre. Lo stesso provvedimento che definisce "strategiche" e quindi incom­patibili con le "lungaggini burocratiche", le trivellazioni, ignorando, continua la nota della Rete, "gli effetti devastanti che le attività estrattive e di lavorazione del petrolio hanno ed avranno su un ecosiste­ma delicato com'è quello della Basilicata".

I governi di Puglia e Basilicata uniti dall'approvvigionamento idrico, saranno chiamati in causa con la richiesta, già fatta per molti sindaci, di presentare ricorso alla Corte Costituzionale. "Verranno corresponsabilizzati anche i sindaci pugliesi – scrive ancora la Rete - non si può pensare di lasciare soli i primi cittadini lucani. Il sindaco ha il compito di tutelare la salute dei concittadini con una delibera di consiglio o di giunta, con altro atto pubblico può lanciare un messaggio chiaro al governo nazionale: l'acqua viene prima del petrolio, la salute e la vita stessa vengono prima dei soldi".

"La nostra protesta – concludono gli attivsti - raggiungerà anche i parlamentari tra i quali non mancano coloro che predicano bene (in campagna elettorale) e razzolano male in Parlamento. Per ottenere il rispetto dei nostri diritti (all'acqua, ad un ambiente salubre, alla salute) non esiteremo, infine, a rivolgerci alla Corte di Giustizia Europea".