Trentanove frustate per trentanove orrori della Storia
Applausi per il musical Jesus Christ Superstar. Fra gli attori, Matteo Becucci, Simona Bencini e Mario Venuti
sabato 29 gennaio 2011
16.23
Giochi di luci ed ombre. Ritmi pacati, a tratti tristi, travolgenti. Un rimbalzo di note che diventa botta e risposta cantato. Il musical Jesus Christ Superstar, ospitato lo scorso 26 gennaio presso il Palazzetto dello Sport nell'ambito della V Stagione concertistica PoliScenica, ha riscosso un notevole successo. Nei brani, tutti in inglese, ma con sottotitoli in italiano proiettati sullo sfondo, la rabbia, la tristezza, la richiesta di perdono dei personaggi interpretati.
Il musical, scritto da Tim Rice (testo) e da Andrew Lloyd Webber (melodie) e messo in scena da Massimo Romeo Piparo, è la dimostrazione concreta di come la musica riesca a trasmettere emozioni. Il «No» gridato da Giuda (Matteo Becucci). La voce "incantatrice" di una Maddalena (Simona Bencini) vestita di rosso, che si lascia sfuggire un «non era previsto che finisse così». La vesti di Gesù (Paride Acacia), bianche come le scale della scenografia. Un sali e scendi di personaggi che richiama le salite e le discese della vita. Le domande di Pilato (Mario Venuti). Lo show di Erode, rappresentato come un cabarettista. E la suggestiva scena delle frustate. Trentanove. Come gli orrori della Storia proiettati sullo schermo, attentati all'intera umanità. Le Torri Gemelle. I delitti. Le guerre. I mali del mondo.
È stata una frase di Tim Rice a concludere il musical: «Perché hai scelto un'epoca così lontana ed una terra così strana? Con la televisione sarebbe stato tutto più semplice. La Tua politica avrebbe conquistato un'intera nazione».
Il musical, scritto da Tim Rice (testo) e da Andrew Lloyd Webber (melodie) e messo in scena da Massimo Romeo Piparo, è la dimostrazione concreta di come la musica riesca a trasmettere emozioni. Il «No» gridato da Giuda (Matteo Becucci). La voce "incantatrice" di una Maddalena (Simona Bencini) vestita di rosso, che si lascia sfuggire un «non era previsto che finisse così». La vesti di Gesù (Paride Acacia), bianche come le scale della scenografia. Un sali e scendi di personaggi che richiama le salite e le discese della vita. Le domande di Pilato (Mario Venuti). Lo show di Erode, rappresentato come un cabarettista. E la suggestiva scena delle frustate. Trentanove. Come gli orrori della Storia proiettati sullo schermo, attentati all'intera umanità. Le Torri Gemelle. I delitti. Le guerre. I mali del mondo.
È stata una frase di Tim Rice a concludere il musical: «Perché hai scelto un'epoca così lontana ed una terra così strana? Con la televisione sarebbe stato tutto più semplice. La Tua politica avrebbe conquistato un'intera nazione».