Rinviato lo sgombero forzato di Felice Basile
Casa è stata venduta all'asta ma l'imprenditore si oppone e denuncia
giovedì 23 gennaio 2020
13.22
Lo sgombero forzato di Felice Basile e della sua famiglia ieri non c'è stato. Una mattinata tesissima in piazza Don Minzoni con il presidio pacifico di associazioni e cittadini ad opporsi, i Carabinieri a vigilare, mentre nell'abitazione si confrontavano lo stesso Basile e la delegata per l'esecuzione della vendita dell'immobile, avvenuta tramite asta giudiziaria. Alla fine si è deciso per un rinvio di sei mesi.
Una vicenda drammatica, già raccontata da AltamuraLife.
E ieri una giornata da batticuore. Fuori c'erano numerose persone, silenziose, a testimoniare una vicinanza e per dire "no" ai pignoramenti e alla vendita delle case all'asta. Dentro: una trattativa molto serrata con picchi drammatici sfociati in pianti e alla fine la decisione di soprassedere allo "sfratto" per altri sei mesi. Ma poi Basile, la moglie e i figli dovranno lasciare quel palazzo costruito in tanti anni di sacrifici, con l'attività di elettrotecnica poi andata in malore per i contenziosi iniziati con una banca.
La speranza per il piccolo imprenditore è che possa esserci qualche sviluppo giudiziario in base alle denunce da lui presentate in Procura, in cui contesta la legittimità delle azioni. In una mattinata molto difficile a suo sostegno si sono mosse associazioni locali e non. Sul posto è giunta anche la sindaca Rosa Melodia.
L'odissea di Basile è iniziata circa otto anni. Aveva linee di credito presso due banche. Una di esse ha richiesto la restituzione delle somme prestate, una revoca di 51.000 euro. Non riuscendo a rientrare del debito, è iniziato il precipizio. Avviata addirittura un'istanza di fallimento ma non è andata in porto. Però pure l'altra banca ha chiuso i rubinetti. L'azienda, alla fine, è stata chiusa. E la sua unica casa è stata venduta all'asta.
Una vicenda drammatica, già raccontata da AltamuraLife.
E ieri una giornata da batticuore. Fuori c'erano numerose persone, silenziose, a testimoniare una vicinanza e per dire "no" ai pignoramenti e alla vendita delle case all'asta. Dentro: una trattativa molto serrata con picchi drammatici sfociati in pianti e alla fine la decisione di soprassedere allo "sfratto" per altri sei mesi. Ma poi Basile, la moglie e i figli dovranno lasciare quel palazzo costruito in tanti anni di sacrifici, con l'attività di elettrotecnica poi andata in malore per i contenziosi iniziati con una banca.
La speranza per il piccolo imprenditore è che possa esserci qualche sviluppo giudiziario in base alle denunce da lui presentate in Procura, in cui contesta la legittimità delle azioni. In una mattinata molto difficile a suo sostegno si sono mosse associazioni locali e non. Sul posto è giunta anche la sindaca Rosa Melodia.
L'odissea di Basile è iniziata circa otto anni. Aveva linee di credito presso due banche. Una di esse ha richiesto la restituzione delle somme prestate, una revoca di 51.000 euro. Non riuscendo a rientrare del debito, è iniziato il precipizio. Avviata addirittura un'istanza di fallimento ma non è andata in porto. Però pure l'altra banca ha chiuso i rubinetti. L'azienda, alla fine, è stata chiusa. E la sua unica casa è stata venduta all'asta.