Rifiuti, ancora condanne per nomi altamurani

Sono ex-amministratori della società Cobema, che gestiva la discarica “Tufarelle” a Canosa. La Corte d'Appello di Bari dà ragione all'accusa

giovedì 3 marzo 2011 12.51
Furono arrestati il 15 marzo 2006 con l'accusa di associazione per delinquere, traffico illecito di rifiuti, delitti contro la fede e l'incolumità pubblica. Ma il 3 marzo 2008 vennero assolti perché «il fatto non sussiste e, per due capi di imputazione, per non aver commesso il fatto». Si tratta dei tredici ex-amministratori della società Cobema, che gestiva la discarica di contrada "Tufarelle", a Canosa di Puglia: il titolare e socio di maggioranza della Tradeco Srl Carlo Dante Columella, gli amministratori Michele Columella, Lucia Paola Castoro (assolta per insufficienza di prove), Vincenzo Moramarco e Vincenzo Fiore, gli ingegneri Carmine Carella, direttore tecnico della Cobema, e il collaboratore Sebastiano Mezzapesa. Assolti anche l'amministratore Francesco Petronella, Giuseppe Calia e Raffaele Crivelli (esponente di Rifondazione comunista, al momento degli arresti candidato alla Camera), entrambi dipendenti della Cobema, Luca Limongelli, dirigente dell'Assessorato all'ambiente della Regione Puglia e responsabile dell'ufficio del Presidente della Regione-commissario delegato per l'emergenza ambientale, Francesco Luisi e Vincenzo Guerra, dirigenti del servizio rifiuti della Provincia di Bari.

L'impianto fu posto sotto sequestro. Secondo l'accusa, dal 1997 in poi sarebbero stati conferiti, nella discarica, rifiuti differenti da quelli consentiti ed in quantitativi maggiori, con conseguente profitto economico. Il sostituto procuratore di Trani Michele Ruggiero impugnò la sentenza davanti alla Corte d'Appello di Bari per otto dei tredici imputati. Lo scorso 28 febbraio, la Corte d'Appello di Bari ha dato ragione all'accusa, condannando – ma non nella forma del reato associativo - Carlo Dante Columella, Michele Columella, Lucia Paola Castoro, Vincenzo Fiore, Carmine Carella, Francesco Petronella, Giuseppe Calia e Raffaele Crivelli. Le condanne vanno da un anno e 20 giorni ad un anno e sei mesi di reclusione, con sanzioni accessorie per alcuni imputati, ma tutti beneficiano della pena sospesa.