Ricorso al Tar per l’assegnazione dei seggi al Movimento Cinque stelle

Loporcaro spera di entrare in consiglio comunale

giovedì 3 settembre 2015 8.31
A cura di Antonella Testini
Dopo il niet della commissione elettorale centrale che ha ritenuto corretti i calcoli e l'assegnazione dei seggi nel nuovo consiglio comunale, il Movimento Cinque Stelle ricorre al Tar sperando di vedere riconosciuto quel seggio in più che garantirebbe a Michele Loporcaro, uno degli attivisti della prima ora, di entrare in consiglio.

Con 4419 voti, il Movimento Cinque stelle è la seconda forza politica in città con lo stesso Loporcaro che è risultato il più suffragato con 945 preferenze. Numeri che tuttavia non sono bastati al Movimento per assicurarsi il secondo seggio poiché la legge elettorale attualmente in vigore prevede l'assegnazione di 14,40 seggi per garantire la governabilità del Municipio. La nuova legge nella ripartizione dei seggi, infatti, impone di attribuire il 60% degli stessi alla maggioranza e il 40% all' opposizione. Con questi criteri e con un consiglio comunale ridotto a 24 consiglieri dalla manovra finanziaria del 2010, alla maggioranza spettano 14,4 seggi lasciando i restanti 9,6 allo schieramento opposto.

La legge consente l' arrotondamento dei decimali purché non venga superata la soglia massima del 60%.

"La Commissione Elettorale ha ritenuto di aderire all'interpretazione per cui alla maggioranza spettano 15 seggi, negando il decimo consigliere alla minoranza. Seggio che spetta al Movimento Cinque Stelle nella persona di Michele Loporcaro" lamentano i grillini.
"L'analisi dei verbali delle votazioni ci ha rivelato un altro dato – scrivono i grillini in una nota - alcuni voti non sono stati erroneamente attribuiti alla lista M5S Altamura. Basterebbero 9 voti al M5S per avere un secondo consigliere".
Seggio che, in questo caso, andrebbe sottratto all'opposizione democratica.

"Dietro ognuno di noi – rimarcano dai Cinque Stelle - c'è un intero gruppo che studia, lavora e si confronta. Per questo non abbiamo paura di perdere "la poltrona", ma solo il desiderio e la volontà di essere la voce (anzi, le voci) in consiglio comunale".
Al Tar l'ardua sentenza.