"Reparto Covid all'ospedale della Murgia, un fallimento annunciato"
Interviene Pallotta (Anaao Assomed), contrario alla scelta della Asl
martedì 20 ottobre 2020
09.15
Tanti dubbi dopo il blocco dei ricoveri in Medicina-Lungodegenza e la disposizione della Asl di allestire dei posti letto dedicati ai pazienti Covid all'ospedale della Murgia "Fabio Perinei". Riorganizzazione ancora in atto ma le possibili ripercussioni a catena sulle altre unità operative, sul pronto soccorso e sull'attività operatoria generano tante preoccupazioni.
"Un fallimento annunciato". Non ha dubbi il segretario regionale della sigla sindacale dei medici Anaao Assomed, Giosafatte Pallotta, che al "Perinei" è primario di Nefrologia. Tanti i motivi per i quali, secondo Pallotta, non può funzionare un reparto Covid in questo ospedale. A cominciare dalla posizione geografica che lo rende "decentrato rispetto ai paesi più densamente popolati e con una viabilità inadeguata".
E poi c'è il problema del personale, perché "mancano gli specialisti più direttamente interessati nella gestione clinica dei pazienti Covid come infettivologi e pneumologi, scarsissimo numero di rianimatori" e "carenza, già in condizioni normali, di personale medico ed infermieristico". Quindi "la mancanza assoluta delle attrezzature basilari per la gestione clinica dei pazienti Covid (C-Pap, ventilatori)". Senza contare, poi, che "bisognerà ricollocare circa 60 pazienti emodializzati in altri centri dialisi distanti almeno 60-70 km ammesso che abbiano i posti".
Per Pallotta la "scelta più logica è l'ospedale San Paolo".
"Un fallimento annunciato". Non ha dubbi il segretario regionale della sigla sindacale dei medici Anaao Assomed, Giosafatte Pallotta, che al "Perinei" è primario di Nefrologia. Tanti i motivi per i quali, secondo Pallotta, non può funzionare un reparto Covid in questo ospedale. A cominciare dalla posizione geografica che lo rende "decentrato rispetto ai paesi più densamente popolati e con una viabilità inadeguata".
E poi c'è il problema del personale, perché "mancano gli specialisti più direttamente interessati nella gestione clinica dei pazienti Covid come infettivologi e pneumologi, scarsissimo numero di rianimatori" e "carenza, già in condizioni normali, di personale medico ed infermieristico". Quindi "la mancanza assoluta delle attrezzature basilari per la gestione clinica dei pazienti Covid (C-Pap, ventilatori)". Senza contare, poi, che "bisognerà ricollocare circa 60 pazienti emodializzati in altri centri dialisi distanti almeno 60-70 km ammesso che abbiano i posti".
Per Pallotta la "scelta più logica è l'ospedale San Paolo".