Reddito di cittadinanza, denunciate 109 persone
Ne beneficiavano anche persone condannate per reati di criminalità
mercoledì 20 ottobre 2021
16.16
I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Bari, a conclusione di complesse indagini finalizzate a verificare la regolare percezione del "reddito di cittadinanza", hanno denunciato alle Procure di Bari e Trani complessivamente 109 persone, in quanto avrebbero percepito illecitamente tale beneficio economico per un ammontare complessivo di oltre 900mila euro.
In tale contesto è stato già disposto il sequestro di consistenti disponibilità finanziarie, provento del reato, nonché delle "carte postamat RDC" utilizzate dagli indagati per prelevare il sussidio. L'operazione, convenzionalmente denominata "Veritas", rappresenta l'epilogo di articolati approfondimenti investigativi svolti dalle fiamme gialle baresi a tutela della spesa pubblica nazionale. In particolare, per definire i target da sottoporre a controllo, si è proceduto a individuare i soggetti gravati da una sentenza di condanna definitiva per il reato di associazione di tipo mafioso o per altre gravi fattispecie delittuose aggravate dal "metodo" e/o dalla "finalità" mafiosi. I dati così acquisiti sono stati incrociati con le pertinenti risultanze estrapolate dalle banche dati in dotazione alla Guardia di Finanza, isolando 109 soggetti residenti nella Città metropolitana di Bari e nella provincia Barletta Andria Trani da sottoporre ad accertamenti.
In stretta e costante sinergia con le competenti Direzioni Provinciali dell'Inps, i Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari hanno poi acquisito la documentazione - prodotta dai soggetti condannati o dai componenti dei rispettivi nuclei familiari - concernente la richiesta del sussidio, disvelando la commissione di condotte illecite di diversa tipologia.
Dalle indagini è, difatti, emerso che - in violazione della normativa di riferimento - numerosi richiedenti il beneficio (prima o dopo la presentazione della relativa istanza all'Inps) hanno omesso di comunicare di essere gravati da una sentenza penale di condanna definitiva, emessa dalla competente Autorità giudiziaria nel decennio precedente, per il reato di associazione di tipo mafioso o per altre fattispecie delittuose connesse ad attività mafiose. Tra loro anche un esponente di spicco di un clan attivo nel territorio della provincia di Barletta-Andria-Trani, condannato in via definitiva, oltre che per il reato di associazione mafiosa, anche per il tentato omicidio di un affiliato alla fazione criminale opposta.
In altri casi è stato, invece, accertato come i componenti dei nuclei familiari percettori (prima o dopo la presentazione dell'istanza) avessero omesso di comunicare all'Inps la presenza di un soggetto convivente gravato da siffatti precedenti penali o in stato detentivo. Nello specifico è stata accertata l'illegittima erogazione del beneficio ai conviventi di boss ed esponenti di primo piano della criminalità barese e di quella attiva nel territorio della provincia di Barletta-Andria-Trani, condannati in via definitiva per il reato di associazione di tipo mafioso, oltre che, in taluni casi, per omicidio, traffico di sostanze stupefacenti e detenzione di armi.
Gli esiti delle investigazioni svolte sono stati comunicati anche ai competenti uffici dell'Inps per l'adozione dei prescritti provvedimenti di decadenza o di revoca dei benefici illecitamente erogati e per l'avvio delle necessarie azioni di recupero delle somme indebitamente percepite.
In tale contesto è stato già disposto il sequestro di consistenti disponibilità finanziarie, provento del reato, nonché delle "carte postamat RDC" utilizzate dagli indagati per prelevare il sussidio. L'operazione, convenzionalmente denominata "Veritas", rappresenta l'epilogo di articolati approfondimenti investigativi svolti dalle fiamme gialle baresi a tutela della spesa pubblica nazionale. In particolare, per definire i target da sottoporre a controllo, si è proceduto a individuare i soggetti gravati da una sentenza di condanna definitiva per il reato di associazione di tipo mafioso o per altre gravi fattispecie delittuose aggravate dal "metodo" e/o dalla "finalità" mafiosi. I dati così acquisiti sono stati incrociati con le pertinenti risultanze estrapolate dalle banche dati in dotazione alla Guardia di Finanza, isolando 109 soggetti residenti nella Città metropolitana di Bari e nella provincia Barletta Andria Trani da sottoporre ad accertamenti.
In stretta e costante sinergia con le competenti Direzioni Provinciali dell'Inps, i Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari hanno poi acquisito la documentazione - prodotta dai soggetti condannati o dai componenti dei rispettivi nuclei familiari - concernente la richiesta del sussidio, disvelando la commissione di condotte illecite di diversa tipologia.
Dalle indagini è, difatti, emerso che - in violazione della normativa di riferimento - numerosi richiedenti il beneficio (prima o dopo la presentazione della relativa istanza all'Inps) hanno omesso di comunicare di essere gravati da una sentenza penale di condanna definitiva, emessa dalla competente Autorità giudiziaria nel decennio precedente, per il reato di associazione di tipo mafioso o per altre fattispecie delittuose connesse ad attività mafiose. Tra loro anche un esponente di spicco di un clan attivo nel territorio della provincia di Barletta-Andria-Trani, condannato in via definitiva, oltre che per il reato di associazione mafiosa, anche per il tentato omicidio di un affiliato alla fazione criminale opposta.
In altri casi è stato, invece, accertato come i componenti dei nuclei familiari percettori (prima o dopo la presentazione dell'istanza) avessero omesso di comunicare all'Inps la presenza di un soggetto convivente gravato da siffatti precedenti penali o in stato detentivo. Nello specifico è stata accertata l'illegittima erogazione del beneficio ai conviventi di boss ed esponenti di primo piano della criminalità barese e di quella attiva nel territorio della provincia di Barletta-Andria-Trani, condannati in via definitiva per il reato di associazione di tipo mafioso, oltre che, in taluni casi, per omicidio, traffico di sostanze stupefacenti e detenzione di armi.
Gli esiti delle investigazioni svolte sono stati comunicati anche ai competenti uffici dell'Inps per l'adozione dei prescritti provvedimenti di decadenza o di revoca dei benefici illecitamente erogati e per l'avvio delle necessarie azioni di recupero delle somme indebitamente percepite.