Randagismo, le responsabilità dei danni vanno ripartite tra tutte le istituzioni
Nuova sentenza dal giudice di pace di Altamura
sabato 4 giugno 2016
Ha fatto scalpore una delle ultime sentenze emesse dal giudice di pace di Altamura in materia di Randagismo. Della vicenda si è occupato il Sole 24 ore nella sezione dedicata agli animali da affezione.
La sentenza presa in esame è stata pubblicata lo scorso 28 maggio. Secondo i giudici altamurani "in tema di randagismo e prevenzione del fenomeno le competenze si intrecciano tra Regione, Comune e Asl".
Per questo motivo è stata respinta la richiesta di risarcimento avanzata solo contro la Asl di Bari per i danni provocati a un'autovettura uscita fuori strada per evitare l'investimento di cani. In giudizio, infatti, a rispondere sulla richiesta di risarcimento per oltre 3.700 euro è stata chiamata esclusivamente l'Azienda sanitaria, "colpevole" di non aver svolto i compiti di profilassi, polizia veterinaria e controllo del fenomeno.
Secondo i giudici, invece, in questo campo la questione dell'individuazione delle responsabilità è molto complessa. Secondo le norme in vigore, nazionali e regionali, le attività che devono essere svolte spaziano dall'istituzione dell'anagrafe canina, all'identificazione dei randagi, dalla creazione dei canili alle operazioni di accalappiamento. Funzioni che ovviamente fanno capo a varie istituzioni: il Comune, la Regione, le guardie zoofile, le associazioni animali e ovviamente anche le Asl. In base quindi a questo quadro normativo così articolato le responsabilità per i danni causati da cani randagi vanno valutate caso per caso.
Un nuovo pronunciamento che cambia le carte in regola e soprattutto cambia anche i rapporti nella gestione dei randagi e dei danni da questi provocati.
La sentenza presa in esame è stata pubblicata lo scorso 28 maggio. Secondo i giudici altamurani "in tema di randagismo e prevenzione del fenomeno le competenze si intrecciano tra Regione, Comune e Asl".
Per questo motivo è stata respinta la richiesta di risarcimento avanzata solo contro la Asl di Bari per i danni provocati a un'autovettura uscita fuori strada per evitare l'investimento di cani. In giudizio, infatti, a rispondere sulla richiesta di risarcimento per oltre 3.700 euro è stata chiamata esclusivamente l'Azienda sanitaria, "colpevole" di non aver svolto i compiti di profilassi, polizia veterinaria e controllo del fenomeno.
Secondo i giudici, invece, in questo campo la questione dell'individuazione delle responsabilità è molto complessa. Secondo le norme in vigore, nazionali e regionali, le attività che devono essere svolte spaziano dall'istituzione dell'anagrafe canina, all'identificazione dei randagi, dalla creazione dei canili alle operazioni di accalappiamento. Funzioni che ovviamente fanno capo a varie istituzioni: il Comune, la Regione, le guardie zoofile, le associazioni animali e ovviamente anche le Asl. In base quindi a questo quadro normativo così articolato le responsabilità per i danni causati da cani randagi vanno valutate caso per caso.
Un nuovo pronunciamento che cambia le carte in regola e soprattutto cambia anche i rapporti nella gestione dei randagi e dei danni da questi provocati.