Tra burocrazia e diffidenza...

...il difficile viaggio verso la cittadinanza italiana

venerdì 19 marzo 2010 12.14
A cura di Lucrezia Baldassarra
Non daremo a questo articolo una connotazione politica. Non ci interessa in questa sede. C'è chi è favorevole all'immigrazione e chi lo è meno. Vogliamo solamente sottolineare alcuni aspetti di questa questione, alcuni dei quali passerebbero inosservati anche se accadono molto vicino.
Quanti di noi hanno mai sentito parlare di rinnovo di permessi di soggiorno? Tanti, sicuramente. Ma quanti di noi si sono mai recati in Questura per rinnovare questi documenti? Quasi nessuno, penso. E lì, c'è tutta una storia da raccontare.

C'è un androne subito dopo il cancello secondario della Questura, nel quale su poche panchine disponibili, la gente aspetta. E vi assicuro, che è tanta. Tra di loro donne in gravidanza, bambini, anziani, che a volte non riescono a trovare una sedia libera per aspettare il proprio turno. Si è fortunati quando il tempo è clemente, ma quando c'è pioggia o freddo, allora la situazione si complica. Si complica perchè le attese sono molto lunghe. A volte anche un'intera giornata o forse di più: non sono rare le volte in cui, per disguidi burocratici, non è possibile concludere in giornata quello che ci si era prefissi di fare.
Il problema allora dove può essere ricercato? Nella mancata organizzazione e gestione delle cose. Le liste stilate in ordine d'arrivo subiscono continue variazioni, da parte delle iniziative personali di soggetti che sono in attesa. Altro problema sono le normali incomprensioni a causa delle diverse etnie; infatti non sempre c'è la possibilità da parte degli extracomunitari di comprendere o parlare un corretto italiano (di qui la mancata consegna di documenti richiesti e così via).

Ma quello che vorremmo denunciare è anche altro. E' la mancanza di tatto di alcune persone (che provano le loro moto rombanti nell'atrio, costringendo tutti i presenti a respirare quell'aria satura di gas di scarico). E' il diverso trattamento riservato ad alcuni al bar (non ci si riesce a spiegare perchè agli impiegati l'acqua viene servita in bicchieri di vetro, mentre agli extracomunitari in quelli di plastica). Sarebbe riduttivo e comodo scaricare le responsabilità solo su chi lì ci lavora. C'è anche gente professionale e disponibile. E pensare che basterebbe molto poco per migliorare la situazione. A quanto pare, le cose sarebbero molto diverse spostandoci in Questure del nord Italia. Migliore organizzazione, minori tempi d'attesa, servizi più efficienti.
Ad Altamura al 28 febbraio 2010 si contano 69.308 abitanti, di cui 3.112 immigrati con dichiarazione di residenza. Alle amministrative del 2005 i comunitari immigrati che fecero richiesta di voto furono solamente due (un tedesco e un olandese). Per le prossime votazioni la richiesta è salita a 70 persone (il 70% di questo dato è costituito da rumeni, il 20% da polacchi e il restante 10% da bulgari, tedeschi e olandesi). L'incremento è evidente, ma risultano pochissimi se si considera il numero dei residenti stranieri sul territorio. Ricordiamo che i cittadini della Comunità Europea possono esprimere la loro preferenza di voto per le amministrative e le europee.

Per quanto riguarda i cittadini extracomunitari che sono entrati in possesso della cittadinanza italiana, nel corso del 2009 sono stati 20 a giurare sulla Costituzione italiana, mentre dall'inizio del 2010 ad oggi la cittadinanza è stata concessa a 10 persone, ieri l'ultimo caso, quello di una ragazza residente in Italia da 18 anni. Si tratta di cifre irrisorie per la maggiore difficoltà dell'iter. Sono 10 gli anni necessari di residenza obbligatoria e 2 quelli di attesa per il disbrigo delle pratiche burocratiche. Tempi d'attesa minori, invece, per chi contrae matrimonio con un cittadino italiano e risiede legalmente in Italia da almeno 2 anni dopo la celebrazione dello stesso.
La domanda che ora ci poniamo è questa: considerando la percentuale di immigrati, non solo nella nostra città, ma anche altrove, sarà possibile fornire a questa gente un migliore circuito di gestione? Ricordiamoci che siamo in Puglia, la regione che, forse più delle altre, guarda al di là di se stessa.