Pronto soccorso in difficoltà
Turni massacranti e personale allo stremo. Il rischio è non garantire la dovuta assistenza ai pazienti
mercoledì 11 luglio 2012
10.58
Gli orari di lavoro dei medici attivi presso il primo soccorso di Altamura e Gravina sono insopportabili. "Turni massacranti e personale allo stremo" riferiscono gli operatori sanitari. E scrivono una lettera di denuncia indirizzata al direttore generale Asl Ba, Colasanto, al direttore sanitario Presidio Altamura, Massenio, al Presidente Albo dei medici Bari, all'Ispettorato del Lavoro e agli organi di informazione.
Si tratta di un problema che inevitabilmente si riversa sul paziente. Stress e stanchezza diminuiscono la soglia di attenzione. I medici che lavorano in condizione di deprivazione di sonno croniche sono la chiara espressione di un sistema sanitario che ha evidenti problemi organizzativi. Il sistema così organizzato non garantisce la dovuta sicurezza ai pazienti. È quanto asserito dagli studiosi Gaba e Coll in New England Journal of Medicine. E ancora, secondo un'analisi condotta da Laura K. Barger dell'Harvard Medical School, nelle ore finali dei turni prolungati si ha un 30% di errori evitabili. A parer di Olson e Ambrogetti (Medical Journal of Australia), sarebbero necessarie 48 ore di riposo per un soddisfacente recupero a seguito di turni prolungati.
Ma qui le cose vanno diversamente. "Siamo costretti a turnare senza riposo, - affermano i medici - con turni notturni successivi senza riposo dopo un turno notturno, ormai turni di dodici ore diurni sono una prassi, considerando che l'utenza giornaliera si aggira intorno ai 60 pazienti fino alle venti e 35 pazienti in media dopo le venti. Inoltre, i pazienti sostano ore nel limbo dell'osservazione breve (OBI) dove il medico può affacciarsi solo quando c'è un momento di tregua tra una visita e l'altra e tra un codice rosso e giallo, cercando di fare una diagnosi nel più breve tempo possibile e nella maggior lucidità possibile".
D'altro canto è lo stesso codice deontologico, art. 70, che parla chiaro: "Il medico dipendente o convenzionato deve esigere da parte della struttura in cui opera ogni garanzia affinché le modalità del suo impegno non incidano negativamente sulla qualità e l'equità delle prestazioni nonché sul rispetto delle norme deontologiche. Il medico deve altresì esigere che gli ambienti di lavoro siano decorosi e adeguatamente attrezzati nel rispetto dei requisiti previsti dalla normativa compresi quelli di sicurezza ambientale".
A peggiorar la situazione è la mancanza del Triage nelle nostre aziende ospedaliere, cioè la possibilità di selezionare la gravità e il codice di ingresso dei pazienti. "E non a caso – concludono i professionisti - le aggressioni a medici e infermieri sono quasi parte di una assurda routine".
Si tratta di un problema che inevitabilmente si riversa sul paziente. Stress e stanchezza diminuiscono la soglia di attenzione. I medici che lavorano in condizione di deprivazione di sonno croniche sono la chiara espressione di un sistema sanitario che ha evidenti problemi organizzativi. Il sistema così organizzato non garantisce la dovuta sicurezza ai pazienti. È quanto asserito dagli studiosi Gaba e Coll in New England Journal of Medicine. E ancora, secondo un'analisi condotta da Laura K. Barger dell'Harvard Medical School, nelle ore finali dei turni prolungati si ha un 30% di errori evitabili. A parer di Olson e Ambrogetti (Medical Journal of Australia), sarebbero necessarie 48 ore di riposo per un soddisfacente recupero a seguito di turni prolungati.
Ma qui le cose vanno diversamente. "Siamo costretti a turnare senza riposo, - affermano i medici - con turni notturni successivi senza riposo dopo un turno notturno, ormai turni di dodici ore diurni sono una prassi, considerando che l'utenza giornaliera si aggira intorno ai 60 pazienti fino alle venti e 35 pazienti in media dopo le venti. Inoltre, i pazienti sostano ore nel limbo dell'osservazione breve (OBI) dove il medico può affacciarsi solo quando c'è un momento di tregua tra una visita e l'altra e tra un codice rosso e giallo, cercando di fare una diagnosi nel più breve tempo possibile e nella maggior lucidità possibile".
D'altro canto è lo stesso codice deontologico, art. 70, che parla chiaro: "Il medico dipendente o convenzionato deve esigere da parte della struttura in cui opera ogni garanzia affinché le modalità del suo impegno non incidano negativamente sulla qualità e l'equità delle prestazioni nonché sul rispetto delle norme deontologiche. Il medico deve altresì esigere che gli ambienti di lavoro siano decorosi e adeguatamente attrezzati nel rispetto dei requisiti previsti dalla normativa compresi quelli di sicurezza ambientale".
A peggiorar la situazione è la mancanza del Triage nelle nostre aziende ospedaliere, cioè la possibilità di selezionare la gravità e il codice di ingresso dei pazienti. "E non a caso – concludono i professionisti - le aggressioni a medici e infermieri sono quasi parte di una assurda routine".