Presi mandante ed esecutori dell'attentato di Largo Nitti

In manette anche Mario Dambrosio considerato il mandante della strage per rivendicare il dominio sul mercato delle sale da gioco

sabato 20 giugno 2015 9.39
Sono scattate all'alba le manette ai polsi di esponenti della malavita organizzata altamurana accusati di essere mandante ed esecutori materiali dell'attentato di Largo Nitti.

Tra loro Mario Dambrosio, fratello del boss Bartolo assassinato nel 2010, ritenuto il mandante dell'attentato, Savino Berardi, 25enne di Altamura, considerato l'esecutore materiale del gesto e un ventenne incensurato di Altamura, tratti in arresto dai Carabinieri del Comando Provinciale di Bari, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Bari su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia.
Per tutti l'accusa è di strage.

Le indagini sono scattate all'indomani del violento attentato, perpetrato il 5 marzo scorso ai danni di una sala giochi di Altamura, che è costato il ferimento di 8 giovani di cui: un ragazzo di 27 anni, Domenico Martimucci, tuttora in coma per le gravi ferite riportate alla testa, un ragazzo di 33 anni, che rischia di perdere l'uso di un braccio e un ragazzo di 26 anni, che è rimasto sfregiato in volto.
I Carabinieri del Reparto Operativo di Bari hanno rapidamente individuato una Fiat Punto di colore bianco, ripresa da alcune telecamere mentre transitava nei pressi del luogo dell'attentato, prima e dopo la violenta esplosione. Determinante è stato il particolare di un faro posteriore fulminato che, attraverso una scrematura delle auto uguali circolanti in Altamura, ha permesso di risalire ad un giovane 20enne del luogo incensurato. Sarebbe stato lui ad accompagnare sul luogo dell'attentato Berardi Savino, 25enne di Altamura, già noto alle Forze dell'Ordine, e ad aspettarlo mentre collocava l'ordigno rudimentale, risultato a base di tritolo e ad alto potenziale.
L'attentatore non ha desistito nemmeno alla vista delle numerose persone presenti, facilmente individuabili attraverso l'ampia vetrata dietro la quale è stato collocato l'ordigno. E sono proprio queste circostanze, ovvero la micidiale potenza dell'esplosivo e la consapevolezza della presenza di numerosi giovani a ridosso della vetrata, che hanno consentito alla D.D.A. di formulare l'accusa di strage, pienamente accolta dal Giudice per le Indagini Preliminari.

Determinanti anche alcuni commenti rilasciati da noti esponenti dei clan mafiosi baresi, che hanno dimostrato di essere chiaramente a conoscenza che il mandante dell'attentato fosse Dambrosio.
Il movente è da ricercarsi nella lotta per il controllo del mercato del gioco d'azzardo e più in generale del settore delle sale da gioco. Infatti, è emerso dalle indagini che Mario Dambrosio non volesse arrendersi al fatto di aver perso gran parte della clientela all'indomani del tentativo di omicidio subito il 31 luglio scorso. Si era anche recato nella sala giochi oggetto dell'attentato per prendere un simbolico caffè con i suoi ex clienti, un segnale che non era passato inosservato. Benché gli autori del quel tentato omicidio fossero stati rapidamente individuati dai carabinieri del Reparto Operativo e arrestati su richiesta della D.D.A., la forte tensione tra i clan di Altamura per la gestione delle sale giochi e dei traffici illeciti, come la droga, è rimasta comunque alta, fino a sfociare nella strage del 5 marzo. Non a caso, tre degli odierni arrestati sono chiamati a rispondere anche dell'accusa di spaccio di cocaina e eroina.