Pasqua e Pasquetta ad Altamura
Come si festeggiavano un tempo?. E oggi quanto pesa la secolarizzazione?
domenica 24 aprile 2011
La tradizione, la rievocazione di un evento importante o il rituale di un comportamento sociale in memoria di un avvenimento storico, rimarcano una strada che ognuno di noi quasi inconsapevolmente percorre. È la strada di ricerca della nostra identità nelle radici di un passato che ci segna, ci plasma, ci caratterizza. Oggi la secolarizzazione - fenomeno per il quale la società si allontana dagli usi e costumi tradizionali respingendo un comportamento sacrale - mette sempre più in crisi l'uomo. Forse la globalizzazione, forse l'urbanizzazione, l'industrializzazione, forse la diffusione di stili di vita incentrati sul materialismo e sull'individualismo o semplicemente una realizzazione pragmatica del tempo e dello spazio vissuti, sono le cause del "congelamento" di quei punti fermi ai quali si sono aggrappate intere generazioni.
La tradizione della Pasqua e Pasquetta in Altamura è ricca di riti, di credenze, di celebrazioni. Un tempo la Quaresima iniziava con il lavaggio delle stoviglie con acqua e cenere per eliminare i residui di carne in osservanza del periodo di astinenza dalla carne imposto dalla Chiesa. L'ultimo venerdì santo, come si legge in un comunicato datato 16 aprile 1615, si celebrava la via Crucis lungo la "via della croce", zona Montecalvario, con lunghe soste per una riflessione a ogni mistero. La stessa zona, lontana (all'epoca) dal centro abitato, era frequentata a "pasquetta". Lì si organizzavano scampagnate e pranzi. Si preparavano " timbane" (pasta al forno), fritture di carciofi, zucchine, asparagi. Non mancavano macellai che arrostivano carne e involtini su fornelli piazzati sulla strada. Tutto questo accadeva in realtà il martedì successivo al giorno di Pasqua. La gita, secondo il credo religioso, dovrebbe ricordare l'apparizione di Gesù a due discepoli in cammino verso Emmaus, antica città della Palestina situata 11 chilometri a nord-ovest di Gerusalemme. In ricordo di quel viaggio si giustifica il nostro "Pusilliche", ossia Pasquetta, che oggi si festeggia il lunedì successivo alla Pasqua. Un'altra simpatica usanza altamurana era la preparazione della "scarcella" (un biscotto) fatta dalle mamme e conservata per una settimana, perché i bambini potessero consumarla solo e unicamente il giorno di Pasqua assieme alle uova lessate e colorate e ai taralli con la glassa.
Il tuffo negli antichi usi ci dona un sorriso. Oggi è sempre più insistente il problema irrisolto tra religione e modernità. Si percepisce come incommensurabile la scissione tra tradizione e valori tangibili, quali la carriera, il denaro, la vita individualista, dati che le circostanze storiche nelle quali siamo calati ci evidenziano quotidianamente. Qualunque sia la scelta, non si può prescindere da un percorso, quello della conoscenza della nostra storia, del nostro passato. La sola che permette una libertà di pensiero.
La tradizione della Pasqua e Pasquetta in Altamura è ricca di riti, di credenze, di celebrazioni. Un tempo la Quaresima iniziava con il lavaggio delle stoviglie con acqua e cenere per eliminare i residui di carne in osservanza del periodo di astinenza dalla carne imposto dalla Chiesa. L'ultimo venerdì santo, come si legge in un comunicato datato 16 aprile 1615, si celebrava la via Crucis lungo la "via della croce", zona Montecalvario, con lunghe soste per una riflessione a ogni mistero. La stessa zona, lontana (all'epoca) dal centro abitato, era frequentata a "pasquetta". Lì si organizzavano scampagnate e pranzi. Si preparavano " timbane" (pasta al forno), fritture di carciofi, zucchine, asparagi. Non mancavano macellai che arrostivano carne e involtini su fornelli piazzati sulla strada. Tutto questo accadeva in realtà il martedì successivo al giorno di Pasqua. La gita, secondo il credo religioso, dovrebbe ricordare l'apparizione di Gesù a due discepoli in cammino verso Emmaus, antica città della Palestina situata 11 chilometri a nord-ovest di Gerusalemme. In ricordo di quel viaggio si giustifica il nostro "Pusilliche", ossia Pasquetta, che oggi si festeggia il lunedì successivo alla Pasqua. Un'altra simpatica usanza altamurana era la preparazione della "scarcella" (un biscotto) fatta dalle mamme e conservata per una settimana, perché i bambini potessero consumarla solo e unicamente il giorno di Pasqua assieme alle uova lessate e colorate e ai taralli con la glassa.
Il tuffo negli antichi usi ci dona un sorriso. Oggi è sempre più insistente il problema irrisolto tra religione e modernità. Si percepisce come incommensurabile la scissione tra tradizione e valori tangibili, quali la carriera, il denaro, la vita individualista, dati che le circostanze storiche nelle quali siamo calati ci evidenziano quotidianamente. Qualunque sia la scelta, non si può prescindere da un percorso, quello della conoscenza della nostra storia, del nostro passato. La sola che permette una libertà di pensiero.