Parte la marcia del riscatto rurale

Inizia il tour di 36 giorni in tutta Italia del movimento Riscatto

sabato 26 settembre 2015 13.45
Da Matera è partito il tour italiano del movimento Riscatto, costituito da tanti agricoltori che, insieme ai sindaci delle comunità limitrofe e non solo, continuano a lottare contro l'iniqua tassa dell'Imu agricola. Un'imposizione che il governo nazionale ha annunciato di voler ritirare entro il 2016, ma con l'ombra di una copertura comprendente altri costi e tagli per il mondo agricolo.

L'obiettivo della mobilitazione va ben oltre la richiesta di restituite le somme già sottratte nel 2014 e nel 2015, agli agricoltori e ai comuni. Infatti il movimento, in marcia per 36 giorni in tutta Italia, dovrà richiamare all'unità istituzioni, cittadini e movimenti, per affrontare tutte quelle problematiche che interessano il mondo agricolo: la prevenzione del territorio, il made in Italy alla portata della speculazione finanziaria, l'aumento dei costi produttivi, una burocrazia insostenibile.

I protagonisti, in rappresentanza del movimento Riscatto, di quest'avventura sono cinque. Francesco Mastromarco, agricoltore d'Irsina, sarà l'addetto stampa del gruppo; l'agricoltore Giuseppe Giordano si occuperà invece di logistica; il giornalista Eugenio Bonanata riporterà in un docu-film il tour. Mentre i rapporti politici saranno curati dal portavoce del movimento, Gianni Fabbris, e dall'agricoltore siciliano,Tano Malannino.

Prima di partire dal palazzo della Provincia di Matera, le comunità locali, rappresentate dai sindaci, si sono riunite insieme a cittadini e agricoltori. L'incontro è iniziato con l'intervento del sindaco di Miglionico, Angelo Buono, che ha ribadito le difficoltà economiche degli enti comunali aggravate dall'imposizione sui terreni agricoli: "L'Imu agricola oltre a creare difficoltà nel comparto agricolo, ha affondato i comuni: i trasferimenti statali sono diminuiti, mentre la fiscalità locale è aumentata". Dopo gli annunci del governo di cancellare l'Imu agricola, il timore è che "la copertura possa essere trovata in diverse penalizzazioni per le piccole comunità". Il timore è fondato secondo l'agricoltore Domenico Carone: "In base alle dichiarazioni del ministro Martina, il gettito Imu agricola è di 260 milioni di euro, mentre l'Irap ammonta a 200 milioni. Ma a fronte di un azzeramento delle due imposizioni, la penalizzazione ammonta ad 1 miliardo e 20 milioni, in quanto viene azzerata l'agevolazione sul gettito del gasolio agricolo e viene ammortizzato il vantaggio sull'imposta di registro".

Presente l'assessore regionale all'agricoltura della Basilicata, Luca Braia, che ha individuato uno dei nodi cruciali: "Per troppi anni ha preso piede una distrazione di fondo nelle politiche attuate: lo sviluppo agricolo ha perso centralità mentre ci si è concentrati sui temi energetici e della chimica. Eppure – ha rilanciato l'assessore - la Basilicata è una Regione 100% rurale. Pertanto dall'agricoltura dobbiamo ripartire, è giunto il momento del riscatto". Sulla stessa linea il consigliere regionale pugliese, Gianni Stea: "Anche in Puglia si lotta per un miglioramento nel campo dell'agricoltura. Dobbiamo concentrarci su questa battaglia che tiene insieme Basilicata e Puglia, ma anche le altre regioni di tutta Italia. Con questa marcia abbiamo una grande possibilità di portare un risultato utile a casa". Invece il presidente del consiglio comunale di Altamura, Giandomenico Marroccoli, invita i comuni a predisporre "un ordine del giorno con cui si aderisce agli obiettivi del movimento Riscatto".

Durante l'assemblea è intervenuto brevemente anche il vescovo della diocesi Matera – Irsina, Salvatore Ligorio: "Voglio lanciare un segno di solidarietà nei confronti degli agricoltori e dell'agricoltura, in questo momento di difficoltà. Confido in un ritorno della centralità del comparto agricolo, guardando con una prospettiva di speranza ai nostri giovani".

Centrale l'intervento di Fabbris: "Basta con l'agricoltura italiana raccontata con la favola del mulino bianco e del favoloso Made in Italy che esporta, con i nemici all'esterno delle frontiere che falsificano il parmesan o i caporali che nascono come i funghi dal nulla. La verità è ben diversa e noi la vogliamo raccontare al Paese. E' la verità di un patrimonio di lavoro che si sta perdendo, con diritti che si indeboliscono, con un made in Italy senza il prodotto del lavoro italiano e sempre più in mano ai grandi marchi della speculazione finanziaria, di campagne e paesi che si spopolano, di povertà che aumenta, di un territorio aggredito dal punto di vista ambientale. E', anche – ha proseguito il portavoce del movimento - il luogo di tante esperienze e tentativi di uscire dalla crisi, di fare economia, di lavorare la terra e scambiare il cibo in maniera socialmente condivisa, di lavoro e fatica quotidiani che devono fare i conti con il crollo dei prezzi al campo, il trust commerciale, lo sciacallaggio sociale, l'aumento dei costi produttivi, una burocrazia ed un peso di tasse e tributi insopportabili, i servizi che si indeboliscono".

Il tour si concluderà il 31 ottobre a Roma, alle soglie del Vaticano, con la manifestazione 'Te lo do io il made in Italy'. "Sarà un modo – ha spiegato Fabbris - per rivendicare i diritti insieme ai cittadini romani, senza occupazione e che pranzano alle mense della Caritas". L'invito ai sindaci al grande evento è perentorio: "Preparate i pullman, a Roma abbiamo bisogno di essere in tanti e chiedo passione, impegno e determinazione, come dimostrato dal movimento Riscatto".
Parte la marcia del riscatto rurale
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