Operazione "The Butchers", arrestate 19 persone
In carcere due albanesi residenti ad Altamura. Sequestrati 1.150 kg di droga fra cocaina e marijuana
giovedì 24 marzo 2011
13.25
Un'importante operazione antidroga è stata compiuta questa mattina dalla Guardia di Finanza, è stata definita "The Butchers" (" I Macellai"), perché la macelleria e le due salumerie della famiglia Zonno, di Toritto, erano le basi operative di un'organizzazione criminale dedita allo traffico di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti.
Su ordine di custodia cautelare in carcere emesso dal Gip del Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo, duecento militari del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Bari hanno arrestato diciannove persone, nove italiani, nove albanesi e una polacca, con l'accusa di associazione per delinquere dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Tra gli arrestati due albanesi residenti ad Altamura: Loni Paluka, 29 anni e Artan Karaj, 36 anni. Altri sei albanesi sono tuttora ricercati, mentre altre venti persone, diciassette italiane e tre albanesi, risultano indagate. Al capo dell'organizzazione il pluripregiudicato Cosimo Zonno, 67 anni, di Toritto, considerato uno dei maggiori fornitori di sostanze stupefacenti della Puglia.
I nove italiani arrestati sono: Cosimo Zonno, 67 anni, di Toritto, detto "Fuje fuje"; Vincenzo Zonno, 25 anni, di Toritto; Leonardo Mastroserio, 36 anni, di Toritto, detto "U' gnur";Roberto Dello Russo, detto "Il malandrino", 30 anni, di Terlizzi; Teodoro Rotolo, 57 anni, di Acquaviva delle Fonti; Samuele Biondino, 34 anni, di San Donato di Lecce, Manca Dario Marco, 44 anni, di San Donato di Lecce; Pietro Reale, 40 anni, di San Donato di Lecc); Enrico Erpete, 51 anni, di Monteroni di Lecce. I nove albanesi arrestati sono: i due fratelli Aga Adrian, 32 anni, detto "Arjan", e Dritan, 33anni, detto "Tani"; il cugino di questi ultimi Luan, 28 anni, tutti e tre residenti a Trani; Loni Paluka, 29 anni e Artan Karaj, 36 anni, entrambi residenti ad Altamura; Ylli Dalipay, 40 anni, residente a Peschici; Gentjan Hamzaraj, 33 anni, residente a Firenze; Petref Kondaj, 37 anni, residente a Montevarchi (AR); Eduart Premtaj, 39 anni, detto "Toli", residente a San Donato di Lecce. La polacca è Ewa Janus, 48 anni, residente a Siena.
Sono stati sottoposti a sequestro preventivo beni mobili e immobili riconducibili a nove indagati: due salumerie a Toritto, una macelleria a Grumo Appula, quote di una società di Bari, tre fondi rustici a Toritto e uno a Terlizzi, un appartamento a Bari, quattro fondi rustici e un fabbricato nel Salento, una ditta sul Gargano, due autovetture e due motocicli, per un valore complessivo pari a circa tre milioni e 700 mila euro.
Con l'ausilio delle unità cinofile, oltre duecento militari della Guardia di Finanza hanno smantellato la pericolosa associazione a delinquere. Il pluripregiudicato Cosimo Zonno aveva instaurato un sistema criminale piramidale, il figlio Vincenzo e il genero Leonardo Mastroserio riconoscevano a lui il ruolo di capo clan. Era la famiglia Zonno a rifornire di droga le più grandi piazze del barese in una sorta vendita all'ingrosso e al dettaglio di combinata. A loro si rivolgevano per acquistare piccole o grandi partite di cocaina e marijuana sia i clan della zona, sia gli spacciatori. A loro volta gli Zonno si procuravano la droga soprattutto dalle cellule albanesi presenti sul nostro territorio, in modo particolare da quella di Trani e da quella di Altamura, ma anche da criminali locali. Diversi i canali di approvvigionamento: dai porti di Durazzo e Saranda arrivavano sulle coste salentine, a bordo di potenti motoscafi, ingenti quantitativi di marijuana; dalla Spagna e dall'Olanda giungevano i rifornimenti di cocaina. Agli inquirenti risultano contatti fra gli Zonno e Angela Raggi, detta "Anna", 43 anni, di Bari, volto noto alle Forze dell'Ordine.
L'inchiesta è cominciata nel 2006 e si è avvalsa di metodi classici e metodi tecnologici, un aiuto fondamentale agli inquirenti è giunto dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali. Tutta la famiglia Zonno era coinvolta, a vario titolo e con diversi ruoli nell'organizzazione criminale, ramificata su tutto il territorio. Il boss "Fuje fuje" poteva contare, soprattutto a Toritto e Grumo, di appoggi logistici e connivenze criminali che garantivano, in cambio di protezione o soldi, una sorta di sorveglianza continua in grado di segnalare la presenza sul territorio delle Forze dell'Ordine. il boss aveva accresciuto il controllo criminale su queste zone, veri e propri "feudi" della famiglia Zonno, facendo battezzare suo figlio Vincenzo dal boss deceduto di Valenzano, Michelangelo Stramaglia.
Gli arresti di questi mattina hanno interessato non solo l'intera regione (da Peschici a San Donato di Lecce, passando da Toritto, Terlizzi, Altamura, Acquaviva delle Fonti), ma anche alcune località del centro-nord (Perugia, Siena, Arezzo, Firenze). Preoccupazione del clan Zonno era quella di trovare, nel corso degli anni, sempre nuovi e più redditizi canali di rifornimento delle sostanze stupefacenti, specie quando alcuni dei suoi canali venivano smantellati dalle forze dell'ordine. Il boss ha quasi sempre privilegiato i rapporti con i trafficanti albanesi. Fra questi sicuramente spicca Arben Paluka, attualmente latitante e ricercato, volto noto alla Procura Antimafia e alla Guardia di Finanza di Bari. Solo cinque mesi fa il latitante albanese è stato colpito da un'altra ordinanza di custodia cautelare emessa sempre su richiesta della Dda nell'ambito dell'operazione "Shoku", che il 26 ottobre scorso, smantellò una pericolosa organizzazione criminale albanese dedita al traffico internazionale di droga. Per gli inquirenti è indubbio che Arben Paluka sia uno dei più grandi trafficanti di droga dall'Albania. Nell'inchiesta dell'ottobre scorso la Dda accertò anche i legami fra questo e il clan camorristico degli scissionisti di Secondigliano. Nella stessa inchiesta "Shoku" anche un altro boss albanese, raggiunto questa mattina da un'altra ordinanza di custodia cautelare, è finito in carcere: Artan Karaj.
Un'organizzazione criminale, quella albanese, che aveva nel narcotrafficante Eduart Premtaj il suo principale referente nel Salento. Qui l'albanese, integratosi benissimo con il tessuto sociale del territorio, era considerato per le organizzazioni albanesi d'oltre Adriatico un vero e proprio "basista": era lui a ricevere dal Paese delle Aquile gli ingenti quantitativi di droga che venivano sbarcati sulle spiagge del Salento. Secondo gli inquirenti in questi anni Premtaj ha instaurato rapporti stabili anche con noti esponenti della malavita organizzata locale, in modo particolare affiliati alla Sacra Corona Unita: Errico Erpete e Fabrizio Russo, detto "Pizzichicchio". Il narcotrafficante albanese poi poteva contare sull'appoggio logistico (in modo particolare alcuni depositi dove avveniva lo stoccaggio delle sostanze stupefacenti), su mezzi di trasporto e di vera e propria manovalanza che gli veniva offerta da pregiudicati leccesi Dario Marco Manca, Samuele Biondino e Pietro Reale. Erano questi ultimi tre che provvedevano a nascondere gli ingenti carichi di droga che provenivano dall'Albania. I militari della Guardia di Finanza hanno trovato depositi nascosti sull'arenile compresi nel tratto costiero tra Frigole e San Cataldo. Da qui la droga veniva, poi, smistata in tutta la Puglia e venduta a grandi fornitori come la famiglia Zonno, ma venivano riforniti anche gli spacciatori albanesi presenti sul Gargano e nel Barese e su tutto il territorio nazionale. Nel corso delle indagini, gli investigatori del GICO, coordinati dalla Dda di Bari, sono riusciti a sequestrare 1.150 chili di droga fra cocaina e marijuana. Se fossero stati messi sul mercato avrebbero fruttato alle organizzazioni criminali oltre sei milioni e mezzo di Euro.
Su ordine di custodia cautelare in carcere emesso dal Gip del Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo, duecento militari del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Bari hanno arrestato diciannove persone, nove italiani, nove albanesi e una polacca, con l'accusa di associazione per delinquere dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Tra gli arrestati due albanesi residenti ad Altamura: Loni Paluka, 29 anni e Artan Karaj, 36 anni. Altri sei albanesi sono tuttora ricercati, mentre altre venti persone, diciassette italiane e tre albanesi, risultano indagate. Al capo dell'organizzazione il pluripregiudicato Cosimo Zonno, 67 anni, di Toritto, considerato uno dei maggiori fornitori di sostanze stupefacenti della Puglia.
I nove italiani arrestati sono: Cosimo Zonno, 67 anni, di Toritto, detto "Fuje fuje"; Vincenzo Zonno, 25 anni, di Toritto; Leonardo Mastroserio, 36 anni, di Toritto, detto "U' gnur";Roberto Dello Russo, detto "Il malandrino", 30 anni, di Terlizzi; Teodoro Rotolo, 57 anni, di Acquaviva delle Fonti; Samuele Biondino, 34 anni, di San Donato di Lecce, Manca Dario Marco, 44 anni, di San Donato di Lecce; Pietro Reale, 40 anni, di San Donato di Lecc); Enrico Erpete, 51 anni, di Monteroni di Lecce. I nove albanesi arrestati sono: i due fratelli Aga Adrian, 32 anni, detto "Arjan", e Dritan, 33anni, detto "Tani"; il cugino di questi ultimi Luan, 28 anni, tutti e tre residenti a Trani; Loni Paluka, 29 anni e Artan Karaj, 36 anni, entrambi residenti ad Altamura; Ylli Dalipay, 40 anni, residente a Peschici; Gentjan Hamzaraj, 33 anni, residente a Firenze; Petref Kondaj, 37 anni, residente a Montevarchi (AR); Eduart Premtaj, 39 anni, detto "Toli", residente a San Donato di Lecce. La polacca è Ewa Janus, 48 anni, residente a Siena.
Sono stati sottoposti a sequestro preventivo beni mobili e immobili riconducibili a nove indagati: due salumerie a Toritto, una macelleria a Grumo Appula, quote di una società di Bari, tre fondi rustici a Toritto e uno a Terlizzi, un appartamento a Bari, quattro fondi rustici e un fabbricato nel Salento, una ditta sul Gargano, due autovetture e due motocicli, per un valore complessivo pari a circa tre milioni e 700 mila euro.
Con l'ausilio delle unità cinofile, oltre duecento militari della Guardia di Finanza hanno smantellato la pericolosa associazione a delinquere. Il pluripregiudicato Cosimo Zonno aveva instaurato un sistema criminale piramidale, il figlio Vincenzo e il genero Leonardo Mastroserio riconoscevano a lui il ruolo di capo clan. Era la famiglia Zonno a rifornire di droga le più grandi piazze del barese in una sorta vendita all'ingrosso e al dettaglio di combinata. A loro si rivolgevano per acquistare piccole o grandi partite di cocaina e marijuana sia i clan della zona, sia gli spacciatori. A loro volta gli Zonno si procuravano la droga soprattutto dalle cellule albanesi presenti sul nostro territorio, in modo particolare da quella di Trani e da quella di Altamura, ma anche da criminali locali. Diversi i canali di approvvigionamento: dai porti di Durazzo e Saranda arrivavano sulle coste salentine, a bordo di potenti motoscafi, ingenti quantitativi di marijuana; dalla Spagna e dall'Olanda giungevano i rifornimenti di cocaina. Agli inquirenti risultano contatti fra gli Zonno e Angela Raggi, detta "Anna", 43 anni, di Bari, volto noto alle Forze dell'Ordine.
L'inchiesta è cominciata nel 2006 e si è avvalsa di metodi classici e metodi tecnologici, un aiuto fondamentale agli inquirenti è giunto dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali. Tutta la famiglia Zonno era coinvolta, a vario titolo e con diversi ruoli nell'organizzazione criminale, ramificata su tutto il territorio. Il boss "Fuje fuje" poteva contare, soprattutto a Toritto e Grumo, di appoggi logistici e connivenze criminali che garantivano, in cambio di protezione o soldi, una sorta di sorveglianza continua in grado di segnalare la presenza sul territorio delle Forze dell'Ordine. il boss aveva accresciuto il controllo criminale su queste zone, veri e propri "feudi" della famiglia Zonno, facendo battezzare suo figlio Vincenzo dal boss deceduto di Valenzano, Michelangelo Stramaglia.
Gli arresti di questi mattina hanno interessato non solo l'intera regione (da Peschici a San Donato di Lecce, passando da Toritto, Terlizzi, Altamura, Acquaviva delle Fonti), ma anche alcune località del centro-nord (Perugia, Siena, Arezzo, Firenze). Preoccupazione del clan Zonno era quella di trovare, nel corso degli anni, sempre nuovi e più redditizi canali di rifornimento delle sostanze stupefacenti, specie quando alcuni dei suoi canali venivano smantellati dalle forze dell'ordine. Il boss ha quasi sempre privilegiato i rapporti con i trafficanti albanesi. Fra questi sicuramente spicca Arben Paluka, attualmente latitante e ricercato, volto noto alla Procura Antimafia e alla Guardia di Finanza di Bari. Solo cinque mesi fa il latitante albanese è stato colpito da un'altra ordinanza di custodia cautelare emessa sempre su richiesta della Dda nell'ambito dell'operazione "Shoku", che il 26 ottobre scorso, smantellò una pericolosa organizzazione criminale albanese dedita al traffico internazionale di droga. Per gli inquirenti è indubbio che Arben Paluka sia uno dei più grandi trafficanti di droga dall'Albania. Nell'inchiesta dell'ottobre scorso la Dda accertò anche i legami fra questo e il clan camorristico degli scissionisti di Secondigliano. Nella stessa inchiesta "Shoku" anche un altro boss albanese, raggiunto questa mattina da un'altra ordinanza di custodia cautelare, è finito in carcere: Artan Karaj.
Un'organizzazione criminale, quella albanese, che aveva nel narcotrafficante Eduart Premtaj il suo principale referente nel Salento. Qui l'albanese, integratosi benissimo con il tessuto sociale del territorio, era considerato per le organizzazioni albanesi d'oltre Adriatico un vero e proprio "basista": era lui a ricevere dal Paese delle Aquile gli ingenti quantitativi di droga che venivano sbarcati sulle spiagge del Salento. Secondo gli inquirenti in questi anni Premtaj ha instaurato rapporti stabili anche con noti esponenti della malavita organizzata locale, in modo particolare affiliati alla Sacra Corona Unita: Errico Erpete e Fabrizio Russo, detto "Pizzichicchio". Il narcotrafficante albanese poi poteva contare sull'appoggio logistico (in modo particolare alcuni depositi dove avveniva lo stoccaggio delle sostanze stupefacenti), su mezzi di trasporto e di vera e propria manovalanza che gli veniva offerta da pregiudicati leccesi Dario Marco Manca, Samuele Biondino e Pietro Reale. Erano questi ultimi tre che provvedevano a nascondere gli ingenti carichi di droga che provenivano dall'Albania. I militari della Guardia di Finanza hanno trovato depositi nascosti sull'arenile compresi nel tratto costiero tra Frigole e San Cataldo. Da qui la droga veniva, poi, smistata in tutta la Puglia e venduta a grandi fornitori come la famiglia Zonno, ma venivano riforniti anche gli spacciatori albanesi presenti sul Gargano e nel Barese e su tutto il territorio nazionale. Nel corso delle indagini, gli investigatori del GICO, coordinati dalla Dda di Bari, sono riusciti a sequestrare 1.150 chili di droga fra cocaina e marijuana. Se fossero stati messi sul mercato avrebbero fruttato alle organizzazioni criminali oltre sei milioni e mezzo di Euro.