Omicidio Pirro, arrestati tre imprenditori altamurani

L’anziano fu ucciso in una piazzola di sosta a Capurso. Il delitto commesso per scongiurare un'azione giudiziaria

venerdì 25 marzo 2011 13.01
Su ordine di custodia cautelare, emesso dal Gip del Tribunale di Bari su richiesta della Procura del capoluogo, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando provinciale di Bari hanno arrestato, questa mattina, Giovanni Lazzari, 43 anni, e Domenico Cristallo, 36 anni, entrambi di Altamura. Sono accusati di concorso in omicidio premeditato e detenzione e porto illegale di arma da fuoco. Un'altra ordinanza è stata notificata a Raffaele Lazzari, fratello di Giovanni, 47 anni, sempre di Altamura, in carcere dal 18 luglio scorso accusato degli stessi reati.

La notte fra il 15 e 16 luglio scorsi, in una piazzola di sosta sulla Statale 100 in località Capurso, veniva ritrovato il cadavere di Raffaele Pirro, 73 anni, imprenditore barese, colpito con un colpo alla nuca da una pistola calibro 7.65 sparatogli a distanza ravvicinata. Oggi, secondo gli inquirenti, responsabili del delitto sono i due fratelli Raffaele e Giovanni Lazzari e Domenico Cristallo, tutti di Altamura. I primi due piccoli imprenditori edili, il terzo installatore di condizionatori e amico fraterno di Raffaele Lazzari.

Il commando entra in azione nella tarda serata del 15 luglio, con l'inseguimento della vittima fin dal momento in cui lascia un noto circolo ricreativo nel centro di Bari per far rientro nella sua villa, in un residence a Casamassima. Secondo gli inquirenti Raffaele Lazzari, alla guida di un furgone, tampona volutamente la Jaguar di Pirro e lo costringe a fermarsi. Qui Raffaele Lazzari viene raggiunto dal fratello e dall'amico e viene eseguita l'esecuzione dell'imprenditore barese.

Ad armare la mano degli assassini, secondo gli inquirenti, la paura che Pirro portasse a termine l'azione giudiziaria intentata contro un'impresa edile materana per la quale i fratelli Lazzari lavoravano in subappalto. Pirro, infatti, aveva comunicato, anche tramite il suo avvocato, l'intenzione di procedere all'iscrizione di ipoteche su alcuni immobili costruiti a Gioia del Colle dall'impresa materana, impedendo così di fatto la vendita dei manufatti completati. Un disagio economico che si ripercuoteva anche sulle piccole imprese subappaltatrici, in un momento in cui i fratelli Lazzari si trovavano in difficoltà economiche. Di qui la decisione di uccidere l'imprenditore barese, con la complicità di Cristallo che, oltre ad essere un amico fraterno, era anche lui interessato alle sorte dell'azienda materana in quanto spesso provvedeva all'installazione dei condizionatori nelle abitazioni e nelle ville costruite dalla suddetta impresa.

Ad incastrare Raffaele Lazzari, però, la testimonianza di alcuni automobilisti che, nella notte fra il 15 e il 16 luglio scorsi, transitavano sullo stesso tratto della Statale 100. In modo particolare un uomo, che stava rientrando a casa e che nella piazzola di sosta aveva visto perfettamente i quattro uomini (la vittima e i tre sicari), ma soprattutto era riuscito a prendere la targa del furgone guidato da Raffaele Lazzari. Poco credibile la tesi fornita durante il primo interrogatorio. L'uomo aveva detto agli inquirenti che vi era stato un imprevisto tamponamento fra il suo furgone e l'auto della vittima, che li aveva costretti a fermarsi nella prima piazzola di sosta. Qui improvvisamente erano stati raggiunti, raccontava a luglio Raffaele Lazzari, da un'auto con a bordo due uomini, il passeggero scendeva e, impugnata una pistola, aveva freddato l'imprenditore. Raffaele Lazzari, poi, era scappato per paura. Una versione non convincente per gli investigatori, che avevano provveduto a fermarlo (fermo che poi è stato convalidato).

Le indagini di questi mesi, soprattutto le risultanze dei tabulati dei telefonini dei tre uomini, hanno consentito agli inquirenti di completare il quadro dei responsabili dell'omicidio e le modalità con le quali è accaduto. Imprenditori che uccidono imprenditori per scongiurare un'azione giudiziaria che avrebbe potuto provocare un tracollo economico della propria piccola ditta.