Notar Domenico tra Altamura, Gravina, Bisceglie e Bitonto
Di Giovanna I d'Angiò e dell'assassinio di suo marito si parlerà lunedì a Conversano
venerdì 16 aprile 2010
11.50
Spietata. Vendicativa. Sciagurata. Al tempo stesso diplomatica e generosa. Sono gli aggettivi con cui, lo scorso 14 aprile, è stata presentata la figura di Giovanna d'Angiò. Un incontro molto partecipato, quello svoltosi presso il Museo Diocesano di Bisceglie. Ad organizzarlo, le sezioni F.I.D.A.P.A. (Federazione Italiana Donne Arte Professioni Affari) di Altamura, Bisceglie, Bitonto e Gravina in Puglia.
Una piacevole visita al Museo Diocesano, ricchissimo custode di Storia, ha preceduto l'intervista di Giulia Cassano (docente presso l'I.I.S.S. "De Nora" di Altamura e presidente F.I.D.A.P.A. della sezione di Gravina in Puglia) a Maria Montrone, gravinese di nascita e curatrice del Chronicon de Rebus in Apulia Gestis di Notar Domenico da Gravina (Editore Giuseppe Barile 2008). «Ho impiegato sette anni per tradurre il Chronicon», ha esordito la dott.ssa Montrone, docente di Lettere presso il Liceo Scientifico "Gaetano Salvemini" di Bari.
La voce di Annamaria Avena, che ha dilettato il pubblico presente con la lettura di alcuni passi (in latino e in traduzione italiana) del Chronicon, è stata accompagnata dalle originali melodie del maestro biscegliese Nico Arcieri.
Un tema ed una cronaca che accomuna Altamura, Gravina, Bisceglie e Bitonto. Questo il motivo della scelta. La dott.ssa Montrone, nel corso dell'intervista, ha confessato che «fino al momento della mia tesi di laurea, per me Notar Domenico era solo una Piazza. Quando, poi, ho cominciato a frequentare la Fondazione Ettore Pomarici Santomasi, mi sono imbattuta in autori che parlano di questo cronista». Ad affidarle il compito di tradurre il Chronicon, Raffaele Nigro: «Il testo di Domenico da Gravina l'ho tradotto tre volte. La prima volta ho fatto una traduzione letterale. La seconda volta ho tradotto dimenticando l'ordine dato da Notar Domenico ai suoi lunghissimi periodi. La terza volta sono intervenuta smussando la traduzione precedente».
Sorridendo, la dott.ssa Montrone ha parlato di «sette anni di convivenza con Domenico da Gravina. Ci sono stati giorni in cui mi ha fatto divertire, ma ci sono stati anche momenti in cui mi ha fatto inquietare». Poi ha aggiunto: «È misogino, legittimista, è grato a coloro che lo hanno beneficiato, cioè agli angioini d'Ungheria. Gravina, all'epoca, apparteneva ai Durazzo, che bisogno c'era di decidere se stare dalla parte di Roberto d'Angiò o di Luigi d'Ungheria?».
La dott.ssa Montrone ha accennato anche a «Giovanni Pipino, palatino di Altamura, che collega le quattro città oggi presenti. Secondo me è il personaggio più simpatico. Attualmente lo si potrebbe definire uno sfigato. Ma Notar Domenico lo fa apparire tale solo perché suo nemico. Notar Domenico, infatti, nacque a Gravina e fu accolto ad Altamura, che mandò una lettera al Palatino per chiedere a costui il permesso di accogliere il cronista in città. Il Palatino concesse il permesso, ma non in maniera permanente».
In allegato, oltre alle fotografie relative ad alcuni momenti dell'incontro, anche quelle della mostra (allestita presso il Museo Diocesano di Bisceglie) "Moda e Museo. Le donne, la moda, la storia. 1870-1970", nata dalla collaborazione tra FIDAPA e Museo Diocesano di Bisceglie.
Una piacevole visita al Museo Diocesano, ricchissimo custode di Storia, ha preceduto l'intervista di Giulia Cassano (docente presso l'I.I.S.S. "De Nora" di Altamura e presidente F.I.D.A.P.A. della sezione di Gravina in Puglia) a Maria Montrone, gravinese di nascita e curatrice del Chronicon de Rebus in Apulia Gestis di Notar Domenico da Gravina (Editore Giuseppe Barile 2008). «Ho impiegato sette anni per tradurre il Chronicon», ha esordito la dott.ssa Montrone, docente di Lettere presso il Liceo Scientifico "Gaetano Salvemini" di Bari.
La voce di Annamaria Avena, che ha dilettato il pubblico presente con la lettura di alcuni passi (in latino e in traduzione italiana) del Chronicon, è stata accompagnata dalle originali melodie del maestro biscegliese Nico Arcieri.
Un tema ed una cronaca che accomuna Altamura, Gravina, Bisceglie e Bitonto. Questo il motivo della scelta. La dott.ssa Montrone, nel corso dell'intervista, ha confessato che «fino al momento della mia tesi di laurea, per me Notar Domenico era solo una Piazza. Quando, poi, ho cominciato a frequentare la Fondazione Ettore Pomarici Santomasi, mi sono imbattuta in autori che parlano di questo cronista». Ad affidarle il compito di tradurre il Chronicon, Raffaele Nigro: «Il testo di Domenico da Gravina l'ho tradotto tre volte. La prima volta ho fatto una traduzione letterale. La seconda volta ho tradotto dimenticando l'ordine dato da Notar Domenico ai suoi lunghissimi periodi. La terza volta sono intervenuta smussando la traduzione precedente».
Sorridendo, la dott.ssa Montrone ha parlato di «sette anni di convivenza con Domenico da Gravina. Ci sono stati giorni in cui mi ha fatto divertire, ma ci sono stati anche momenti in cui mi ha fatto inquietare». Poi ha aggiunto: «È misogino, legittimista, è grato a coloro che lo hanno beneficiato, cioè agli angioini d'Ungheria. Gravina, all'epoca, apparteneva ai Durazzo, che bisogno c'era di decidere se stare dalla parte di Roberto d'Angiò o di Luigi d'Ungheria?».
La dott.ssa Montrone ha accennato anche a «Giovanni Pipino, palatino di Altamura, che collega le quattro città oggi presenti. Secondo me è il personaggio più simpatico. Attualmente lo si potrebbe definire uno sfigato. Ma Notar Domenico lo fa apparire tale solo perché suo nemico. Notar Domenico, infatti, nacque a Gravina e fu accolto ad Altamura, che mandò una lettera al Palatino per chiedere a costui il permesso di accogliere il cronista in città. Il Palatino concesse il permesso, ma non in maniera permanente».
Diverse parole sono state spese anche su Giovanna d'Angiò, protagonista dell'incontro: «Una donna straordinariamente moderna, forte, capace di governare al di là dei pregiudizi, degli ostacoli e delle avversità interne alla stessa famiglia. È stata quattro volte vedova, ma tre mariti li ha uccisi o li ha fatti uccidere. Credo che questa regina cercasse un maito privo dell'intenzione di volersi sostituire a lei. Giovanna d'Angiò è il prototipo del Principe di Macchiavelli».
Al dibattito sono intervenute:
Gioia Romito, presidente F.I.D.A.P.A. sezione di Bisceglie;
Rosa Vulpio, presidente F.I.D.A.P.A. sezione di Altamura:
Angela D´Eredità, presidente F.I.D.A.P.A. sezione di Bitonto;
Giulia Cassano, presidente F.I.D.A.P.A. sezione di Gravina in Puglia;
Giulia Galantino, vicepresidente F.I.D.A.P.A. distretto sud-est.
Gioia Romito, presidente F.I.D.A.P.A. sezione di Bisceglie;
Rosa Vulpio, presidente F.I.D.A.P.A. sezione di Altamura:
Angela D´Eredità, presidente F.I.D.A.P.A. sezione di Bitonto;
Giulia Cassano, presidente F.I.D.A.P.A. sezione di Gravina in Puglia;
Giulia Galantino, vicepresidente F.I.D.A.P.A. distretto sud-est.
In allegato, oltre alle fotografie relative ad alcuni momenti dell'incontro, anche quelle della mostra (allestita presso il Museo Diocesano di Bisceglie) "Moda e Museo. Le donne, la moda, la storia. 1870-1970", nata dalla collaborazione tra FIDAPA e Museo Diocesano di Bisceglie.
A proposito di Giovanna I d'Angiò...
Ne parla l'associazione Centro Studi Normanno Svevi (sede di Conversano)
"Uno dei gialli più appassionanti di storia medievale del Mezzogiorno fu l'assassinio del principe Andrea d'Ungheria (18 settembre 1345), precipitato a notte fonda da un balcone di un convento di Aversa. Il principe era il marito della regina Giovanna I d'Angiò (1326-1382) che per l'assassinio fu processata ed assolta ad Avignone dal papa Clemente VI. Intorno all'assassinio legata alla vicenda di successione dinastica, i protagonisti furono principalmente le donne della corte angioina, le vedove Caterina di Courtenay, imperatrice di Costantinopoli e Agnese di Perigord, insieme alle dame di compagnia della stessa regina. L'assassinio provocò la discesa in Puglia del fratello di Andrea, il re Luigi di Ungheria che seminò nelle nostre terre sciagure e disperazione raccontate magistralmente in una cronaca coeva di Domenico di Gravina. In tutto questo disastro emerge la figura di un cavaliere, Giovanni Pipino, palatino di Altamura, che aspirava, novello "bravehearth" in formato meridionale, ad avere un ruolo di preminenza sulla Puglia per riscattarla dal dominio degli Angioini napoletani.
Tutti gli avvenimenti di questo periodo della corte sono scanditi dei tempi delle donne, sono loro che gestiscono il potere e segnando la tragedia decretano il declino della dinastia angioina napoletana.
Chi assassinò Andrea e come andò a finire la storia di Giovanna I e di Giovanni Pipino?"
Tutti gli avvenimenti di questo periodo della corte sono scanditi dei tempi delle donne, sono loro che gestiscono il potere e segnando la tragedia decretano il declino della dinastia angioina napoletana.
Chi assassinò Andrea e come andò a finire la storia di Giovanna I e di Giovanni Pipino?"
Ne potrete sapere di più partecipando all'incontro che si terrà a Conversano, alle ore 18.30, presso la sala meeting dell'Hotel Corte Altavilla (nei pressi del Castello), lunedì 19 aprile. A raccontarne la storia, il dott. Pino Gadaleta, autore del libro "Giovanni Pipino, palatino di Altamura", e la dott.ssa Arianna Dapolito. Introdurrà il prof. Gaetano Filipponio, presidente del presidio conversanese dell'Associazione Centro Studi Normanno Svevi.