No al nucleare in Basilicata e Puglia, azione dimostrativa a Matera

Per ribadire la netta contrarietà al deposito nazionale

lunedì 20 novembre 2023
L'altro ieri attivisti e volontari dell'associazione anti-nucleare "Scanziamo le scorie" hanno attuato un'azione dimostrativa a Matera, a venti anni dalla protesta di Scanzano Jonico e della Basilicata contro la decisione del Governo di costruire nelle cave di salgemma di Terzo Cavone il deposito nazionale di scorie nucleari. Hanno manifestato esponendo uno striscione sul belvedere murgiano e davanti al Duomo per ribadire la "netta contrarietà" alla realizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi in Puglia e Basilicata e ad un possibile ritorno alla produzione di energia da nucleare.

Nella carta nazionale delle aree potenzialmente idonee figurano 17 siti nell'area appulo lucana per la realizzazione del deposito nazionale e del parco tecnologico scientifico. Ricordiamo che due di essi sono in territorio di Altamura e Matera, in aree a vocazione agricola.

La "lezione di Scanzano" si fondò ''su una causa veramente giusta - sottolinea l'associazione - che merita di essere ricordata nel modo più corretto; una causa, quella di Scanzano, che è ancora di attualità ed è fondamentale in questo momento mantenere vivo il dibattito sul nucleare e sul deposito per non trovarci di nuovo di fronte a scelte unilaterali e scellerate. Vogliamo ribadire che il dibattito attualmente in corso sul nucleare e per l'individuazione del deposito nazionale delle scorie radioattive continua a fondarsi e a proseguire senza alcuna emancipazione scientifica rispetto a 20 anni fa. Il nucleare pulito, contrariamente a quello che qualcuno vuole far credere, non esiste e il problema delle scorie radioattive rimane ancora irrisolto in tutto il mondo".

Secondo l'associazione "le uniche certezze sono i ritardi per la messa in sicurezza dei lasciti nucleari gestiti dalla Sogin, con gravi rischi per la salute delle popolazioni''. Inoltre viene citato il caso degli Stati Uniti d'America dove ''il primo progetto nucleare che prevedeva un piccolo reattore modulare, è stato annullato dopo un aumento dei costi del 53%. Crediamo - concludono gli attivisti - che quanto accaduto debba far cambiare rotta al Governo sul futuro dell'energia".