Nella I Commissione Permanente del Senato italiano si parla di Altamura
Mantovano: «A 14 amministratori comunali è stato contestato il reato di truffa aggravata». Il documento integrale
venerdì 17 giugno 2011
Si è discusso di Altamura nella I Commissione Permanente del Senato italiano, riunitasi nel primo pomeriggio. All'interrogazione presentata dal deputato del Pd Dario Ginefra sulla situazione dell'ordine pubblico nel Comune di Altamura ha risposto il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, ricostruendo i fatti avvenuti nella città murgiana a partire dal 6 settembre 2010, data dell'omicidio di Bartolomeo Dambrosio. È stato, inoltre, annunciato da Mantovano che il Nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Bari, a seguito di proprie indagini, «ha deferito all'autorità giudiziaria 22 persone per traffico illecito di rifiuti, nonché per una serie di altri reati "ambientali", commessi nell'ambito della gestione, affidata alla Tra.De.Co, della discarica di bacino Ba/4, ubicata sul territorio di Altamura. A 14 amministratori comunali, nell'ambito dell'Ato competente, è stato contestato il reato di truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche in favore della Tra.De.Co».
Riportiamo integralmente il documento-resoconto della I Commissione permanente (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni) riguardante Altamura.
Il sottosegretario Alfredo Mantovano, rispondendo all'interrogazione in titolo, premette una breve ricostruzione dei fatti, ricordando che il 6 settembre 2010, nelle campagne di Altamura, è stato rinvenuto assassinato Bartolomeo Dambrosio, capo dell'omonimo gruppo criminale operante in quel territorio con interessi nell'usura, nelle estorsioni e nel traffico di stupefacenti.
Ricorda di aver personalmente presieduto, qualche giorno dopo l'omicidio di Dambrosio, una riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica tenutasi ad Altamura, alla quale hanno preso parte anche i vertici nazionali e provinciali delle forze di polizia e la Direzione distrettuale antimafia di Bari. Le indagini condotte dai carabinieri sull'omicidio di Dambrosio hanno consentito di trarre in arresto gli esecutori materiali del delitto e i mandanti.
All'indomani dell'omicidio di Dambrosio alcuni commenti positivi su quest'ultimo sono stati formulati da esponenti politici del comune Altamura, e in particolare dall'assessore Giovanni Saponaro, che si è comunque limitato a ricordare le capacità del Dambrosio nella pratica e nell'insegnamento delle arti marziali, e dal presidente del consiglio comunale, Nicola Dambrosio, procugino del boss ucciso, il quale ha pronunciato parole di apprezzamento nei confronti del defunto, provocando la reazione del sindaco, Mario Stacca, che lo ha invitato alle dimissioni.
Poiché il Dambrosio non ha accolto l'invito a dimettersi, il 20 settembre 2010 il sindaco Stacca ha rassegnato le proprie dimissioni. Successivamente, in seguito all'evoluzione della vicenda, il sindaco Stacca ha ritirato le proprie dimissioni.
Ciò perché il 22 ottobre 2010 il consiglio comunale ha deliberato all'unanimità dei presenti una mozione di sfiducia nei confronti del presidente del consiglio, il predetto Nicola Dambrosio, con conseguente decadenza di quest'ultimo dall'incarico. Il Dambrosio, come si dirà, ha impugnato la deliberazione innanzi al Tar Puglia (sezione di Bari). Frattanto, le indagini sul contesto nel quale è maturato l'omicidio di Bartolomeo Dambrosio sono andate avanti. Sul delitto, che potrebbe essere collegato a contrasti insorti per il controllo dei traffici illeciti nel territorio e agli omicidi del leader dell'emergente gruppo criminale «Lagonigro» e del suo autista, avvenuti ad Altamura il 27 marzo 2010, come pure sui rapporti tra Dambrosio e il mondo imprenditoriale delle Murge, indaga la procura della Repubblica di Bari.
In particolare, sono al vaglio degli inquirenti le posizioni di Nicola Dambrosio, il quale ha ottenuto da Carlo Dante Columella, di cui si dirà, la disponibilità di un locale per le esigenze elettorali connesse alle ultime elezioni comunali (28 marzo 2010), e di altri esponenti politici di Altamura, iscritti quali «amici» del defunto Bartolomeo Dambrosio sul profilo del social network Facebook.
Carlo Dante Columella è noto agli investigatori in quanto imprenditore e amministratore unico della Tra.De.Co s.r.l., società operante nel settore della raccolta, del trasporto e dello smaltimento di rifiuti. Suo figlio, Michele Columella, presidente del consiglio di amministrazione della Vi.ri. s.r.l., operante nello stesso settore, è sottoposto dal 17 luglio 2010 agli arresti domiciliari, unitamente ad altre quattro persone, tra cui due funzionari della Asl di Bari, nell'ambito dell'indagine sull'appalto per lo smaltimento dei rifiuti della predetta Asl.
Il Nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Bari, a seguito di proprie indagini, ha formalizzato una serie di comunicazioni di reato. In particolare, i carabinieri hanno deferito all'autorità giudiziaria 22 persone per traffico illecito di rifiuti, nonché per una serie di altri reati «ambientali», commessi nell'ambito della gestione, affidata alla Tra.De.Co, della discarica di bacino Ba/4, ubicata sul territorio di Altamura. A 14 amministratori comunali, nell'ambito dell'Ato competente, è stato contestato il reato di truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche in favore della Tra.De.Co. Comportamenti attivi o omissivi posti in essere dai sindaci componenti l'Ambito territoriale ottimale del bacino Bari/4, finalizzati a favorire gli illeciti guadagni della Tra.De.Co, sono stati contestati, a vario titolo, a 72 persone. Ulteriori 103 persone sono state deferite all'autorità giudiziaria a seguito di indagini relative a un traffico di rifiuti sanitari commesso con le stesse modalità di quello relativo ai rifiuti urbani: in sostanza erano stati stipulati contratti con amministrazioni sanitarie pubbliche di Taranto e di Bari per lo smaltimento di rifiuti speciali ospedalieri presso un impianto di Cerignola di proprietà di una società (la Ecocapitanata) della quale la Tra.De.Co era comproprietaria.
In conclusione, il Governo segue con attenzione, tramite la Prefettura di Bari, gli sviluppi delle vicende della amministrazione comunale di Altamura. Come si è detto, Nicola Dambrosio ha impugnato al Tar della Puglia la deliberazione del consiglio comunale che ha provocato la sua decadenza dalla carica di presidente del medesimo consiglio. Il Tar ha adottato dapprima un'ordinanza sospensiva del provvedimento impugnato e successivamente un'ordinanza che accoglie le ragioni del ricorrente in considerazione del fatto che, come si legge nella motivazione, «non appaiono, prima facie, elementi che facciano dubitare della correttezza del ricorrente nell'espletamento delle funzioni istituzionali». Tale decisione - pur nel doveroso rispetto delle autonome valutazioni dell'autorità giudiziaria - non può non suscitare qualche perplessità, essendo necessario il massimo della compattezza istituzionale nel contrasto alla mafia.
Aggiunge che ad Altamura è stato recentemente inaugurato un ristorante sito in una grande masseria confiscata a Bartolomeo Dambrosio, il quale operava nel campo della ristorazione e dei banchetti, e che questa masseria contribuisce quindi al rilancio dell'economia del territorio nel segno della legalità e della sottrazione di beni di provenienza illecita ad esponenti della criminalità organizzata.
Dario Ginefra, replicando, si dichiara parzialmente soddisfatto della risposta fornita dal Governo. Esprime infatti soddisfazione per la dettagliata ricostruzione dei fatti, ma manifesta anche delusione per il mancato annuncio, da parte del Governo, di iniziative intese a porre rimedio alla incresciosa situazione determinatasi nel comune di Altamura, nel quale, come confermato anche dagli elementi riferiti dal sottosegretario Mantovano, accade che un soggetto indagato dall'autorità giudiziaria nell'ambito di indagini per reati di criminalità organizzata possa, in qualità di presidente del consiglio comunale, influenzare in modo significativo l'attività istituzionale dell'organo rappresentativo della popolazione altamurana.
A suo avviso, il quadro fornito dal rappresentante del Governo è di per sé più che sufficiente a legittimare un intervento per lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazione della criminalità organizzata. Ricorda che il presidente del consiglio comunale ha dipinto il defunto boss come una persona che cercava un riscatto sociale. Dà atto al sottosegretario Mantovano della sua assidua e vigile presenza sul territorio, anche nell'area di Altamura, ma ritiene che l'attenzione del Ministero dell'interno debba poi sfociare in atti concreti e consequenziali; diversamente, non resta che prendere atto dell'inidoneità del Governo in carica a gestire i problemi della pubblica sicurezza.
Riportiamo integralmente il documento-resoconto della I Commissione permanente (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni) riguardante Altamura.
Il sottosegretario Alfredo Mantovano, rispondendo all'interrogazione in titolo, premette una breve ricostruzione dei fatti, ricordando che il 6 settembre 2010, nelle campagne di Altamura, è stato rinvenuto assassinato Bartolomeo Dambrosio, capo dell'omonimo gruppo criminale operante in quel territorio con interessi nell'usura, nelle estorsioni e nel traffico di stupefacenti.
Ricorda di aver personalmente presieduto, qualche giorno dopo l'omicidio di Dambrosio, una riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica tenutasi ad Altamura, alla quale hanno preso parte anche i vertici nazionali e provinciali delle forze di polizia e la Direzione distrettuale antimafia di Bari. Le indagini condotte dai carabinieri sull'omicidio di Dambrosio hanno consentito di trarre in arresto gli esecutori materiali del delitto e i mandanti.
All'indomani dell'omicidio di Dambrosio alcuni commenti positivi su quest'ultimo sono stati formulati da esponenti politici del comune Altamura, e in particolare dall'assessore Giovanni Saponaro, che si è comunque limitato a ricordare le capacità del Dambrosio nella pratica e nell'insegnamento delle arti marziali, e dal presidente del consiglio comunale, Nicola Dambrosio, procugino del boss ucciso, il quale ha pronunciato parole di apprezzamento nei confronti del defunto, provocando la reazione del sindaco, Mario Stacca, che lo ha invitato alle dimissioni.
Poiché il Dambrosio non ha accolto l'invito a dimettersi, il 20 settembre 2010 il sindaco Stacca ha rassegnato le proprie dimissioni. Successivamente, in seguito all'evoluzione della vicenda, il sindaco Stacca ha ritirato le proprie dimissioni.
Ciò perché il 22 ottobre 2010 il consiglio comunale ha deliberato all'unanimità dei presenti una mozione di sfiducia nei confronti del presidente del consiglio, il predetto Nicola Dambrosio, con conseguente decadenza di quest'ultimo dall'incarico. Il Dambrosio, come si dirà, ha impugnato la deliberazione innanzi al Tar Puglia (sezione di Bari). Frattanto, le indagini sul contesto nel quale è maturato l'omicidio di Bartolomeo Dambrosio sono andate avanti. Sul delitto, che potrebbe essere collegato a contrasti insorti per il controllo dei traffici illeciti nel territorio e agli omicidi del leader dell'emergente gruppo criminale «Lagonigro» e del suo autista, avvenuti ad Altamura il 27 marzo 2010, come pure sui rapporti tra Dambrosio e il mondo imprenditoriale delle Murge, indaga la procura della Repubblica di Bari.
In particolare, sono al vaglio degli inquirenti le posizioni di Nicola Dambrosio, il quale ha ottenuto da Carlo Dante Columella, di cui si dirà, la disponibilità di un locale per le esigenze elettorali connesse alle ultime elezioni comunali (28 marzo 2010), e di altri esponenti politici di Altamura, iscritti quali «amici» del defunto Bartolomeo Dambrosio sul profilo del social network Facebook.
Carlo Dante Columella è noto agli investigatori in quanto imprenditore e amministratore unico della Tra.De.Co s.r.l., società operante nel settore della raccolta, del trasporto e dello smaltimento di rifiuti. Suo figlio, Michele Columella, presidente del consiglio di amministrazione della Vi.ri. s.r.l., operante nello stesso settore, è sottoposto dal 17 luglio 2010 agli arresti domiciliari, unitamente ad altre quattro persone, tra cui due funzionari della Asl di Bari, nell'ambito dell'indagine sull'appalto per lo smaltimento dei rifiuti della predetta Asl.
Il Nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Bari, a seguito di proprie indagini, ha formalizzato una serie di comunicazioni di reato. In particolare, i carabinieri hanno deferito all'autorità giudiziaria 22 persone per traffico illecito di rifiuti, nonché per una serie di altri reati «ambientali», commessi nell'ambito della gestione, affidata alla Tra.De.Co, della discarica di bacino Ba/4, ubicata sul territorio di Altamura. A 14 amministratori comunali, nell'ambito dell'Ato competente, è stato contestato il reato di truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche in favore della Tra.De.Co. Comportamenti attivi o omissivi posti in essere dai sindaci componenti l'Ambito territoriale ottimale del bacino Bari/4, finalizzati a favorire gli illeciti guadagni della Tra.De.Co, sono stati contestati, a vario titolo, a 72 persone. Ulteriori 103 persone sono state deferite all'autorità giudiziaria a seguito di indagini relative a un traffico di rifiuti sanitari commesso con le stesse modalità di quello relativo ai rifiuti urbani: in sostanza erano stati stipulati contratti con amministrazioni sanitarie pubbliche di Taranto e di Bari per lo smaltimento di rifiuti speciali ospedalieri presso un impianto di Cerignola di proprietà di una società (la Ecocapitanata) della quale la Tra.De.Co era comproprietaria.
In conclusione, il Governo segue con attenzione, tramite la Prefettura di Bari, gli sviluppi delle vicende della amministrazione comunale di Altamura. Come si è detto, Nicola Dambrosio ha impugnato al Tar della Puglia la deliberazione del consiglio comunale che ha provocato la sua decadenza dalla carica di presidente del medesimo consiglio. Il Tar ha adottato dapprima un'ordinanza sospensiva del provvedimento impugnato e successivamente un'ordinanza che accoglie le ragioni del ricorrente in considerazione del fatto che, come si legge nella motivazione, «non appaiono, prima facie, elementi che facciano dubitare della correttezza del ricorrente nell'espletamento delle funzioni istituzionali». Tale decisione - pur nel doveroso rispetto delle autonome valutazioni dell'autorità giudiziaria - non può non suscitare qualche perplessità, essendo necessario il massimo della compattezza istituzionale nel contrasto alla mafia.
Aggiunge che ad Altamura è stato recentemente inaugurato un ristorante sito in una grande masseria confiscata a Bartolomeo Dambrosio, il quale operava nel campo della ristorazione e dei banchetti, e che questa masseria contribuisce quindi al rilancio dell'economia del territorio nel segno della legalità e della sottrazione di beni di provenienza illecita ad esponenti della criminalità organizzata.
Dario Ginefra, replicando, si dichiara parzialmente soddisfatto della risposta fornita dal Governo. Esprime infatti soddisfazione per la dettagliata ricostruzione dei fatti, ma manifesta anche delusione per il mancato annuncio, da parte del Governo, di iniziative intese a porre rimedio alla incresciosa situazione determinatasi nel comune di Altamura, nel quale, come confermato anche dagli elementi riferiti dal sottosegretario Mantovano, accade che un soggetto indagato dall'autorità giudiziaria nell'ambito di indagini per reati di criminalità organizzata possa, in qualità di presidente del consiglio comunale, influenzare in modo significativo l'attività istituzionale dell'organo rappresentativo della popolazione altamurana.
A suo avviso, il quadro fornito dal rappresentante del Governo è di per sé più che sufficiente a legittimare un intervento per lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazione della criminalità organizzata. Ricorda che il presidente del consiglio comunale ha dipinto il defunto boss come una persona che cercava un riscatto sociale. Dà atto al sottosegretario Mantovano della sua assidua e vigile presenza sul territorio, anche nell'area di Altamura, ma ritiene che l'attenzione del Ministero dell'interno debba poi sfociare in atti concreti e consequenziali; diversamente, non resta che prendere atto dell'inidoneità del Governo in carica a gestire i problemi della pubblica sicurezza.