Monsignor Paciello: "Soffro per don Laddaga"
La diocesi disponibile a collaborare con gli inquirenti. Il sacerdote è accusato di truffa ai danni della Regione.
giovedì 20 settembre 2012
17.52
"Non mi dispiacciono le indagini, ma soffro molto per l'immagine che i mezzi di comunicazione potrebbero dare di don Laddaga".
Monsignor Mario Paciello, vescovo della diocesi di Gravina-Altamura-Acquaviva delle Fonti, rompe il silenzio e interviene sull'inchiesta che coinvolge il reggente dell'ospedale Miulli per rinnovare tutta la sua stima nei confronti del sacerdote gravinese. "Da 15 anni - afferma il Presule - sono testimone diretto della dedizione incondizionata di don Mimmo per l'ospedale e per la colonia, con l'unico scopo di assicurare ai pazienti la migliore assistenza e ai dipendenti un lavoro sereno e sicuro, nonostante le gravi difficoltà economico-finanziarie che l'ente attraversa". Aggiunge il vescovo: "Senza sapere cosa sarebbe stato deciso oggi dal giudice, per la stessa esigenza di chiarezza e di trasparenza della gestione della colonia Hanseniana avevo costituito una commissione di indagine interna, composta da due magistrati in pensione e da un dottore commercialista, affinché riesaminasse tutti gli atti, in vista del rinnovo della convenzione con la Regione Puglia". Quella stessa Regione che, secondo gli inquirenti, sarebbe stata vittima di una truffa organizzata proprio da don Laddaga e dal dirigente della struttura, Saverio Vavalle, accusati insieme ad altre otto persone di aver indebitamente percepito somme di denaro dall'ente regionale.
A tutti gli indagati sono stati contestati tutti i rimborsi richiesti all'ente regionale e riguardanti l'acquisto di macchinari e di derrate alimentari per i pazienti oltre al rimborso delle fatture per l'esecuzione dei lavori di manutenzione straordinaria della struttura sanitaria senza la preventiva autorizzazione della Regione, proprietaria dell'immobile, certificando la regolare esecuzione dei lavori nonostante gli stessi fossero qualitativamente e quantitativamente non corrispondenti alle offerte presentate dalla ditta esecutrice. "Rispettoso e fiducioso dell'operato della magistratura - conclude monsignor Paciello - mi rendo disponibile sin d'ora per un incontro con gli inquirenti onde chiarire fatti e circostanze atti ad una sollecita definizione della vicenda, a tutela della credibilità e della moralità dell'ente Miulli".
Monsignor Mario Paciello, vescovo della diocesi di Gravina-Altamura-Acquaviva delle Fonti, rompe il silenzio e interviene sull'inchiesta che coinvolge il reggente dell'ospedale Miulli per rinnovare tutta la sua stima nei confronti del sacerdote gravinese. "Da 15 anni - afferma il Presule - sono testimone diretto della dedizione incondizionata di don Mimmo per l'ospedale e per la colonia, con l'unico scopo di assicurare ai pazienti la migliore assistenza e ai dipendenti un lavoro sereno e sicuro, nonostante le gravi difficoltà economico-finanziarie che l'ente attraversa". Aggiunge il vescovo: "Senza sapere cosa sarebbe stato deciso oggi dal giudice, per la stessa esigenza di chiarezza e di trasparenza della gestione della colonia Hanseniana avevo costituito una commissione di indagine interna, composta da due magistrati in pensione e da un dottore commercialista, affinché riesaminasse tutti gli atti, in vista del rinnovo della convenzione con la Regione Puglia". Quella stessa Regione che, secondo gli inquirenti, sarebbe stata vittima di una truffa organizzata proprio da don Laddaga e dal dirigente della struttura, Saverio Vavalle, accusati insieme ad altre otto persone di aver indebitamente percepito somme di denaro dall'ente regionale.
A tutti gli indagati sono stati contestati tutti i rimborsi richiesti all'ente regionale e riguardanti l'acquisto di macchinari e di derrate alimentari per i pazienti oltre al rimborso delle fatture per l'esecuzione dei lavori di manutenzione straordinaria della struttura sanitaria senza la preventiva autorizzazione della Regione, proprietaria dell'immobile, certificando la regolare esecuzione dei lavori nonostante gli stessi fossero qualitativamente e quantitativamente non corrispondenti alle offerte presentate dalla ditta esecutrice. "Rispettoso e fiducioso dell'operato della magistratura - conclude monsignor Paciello - mi rendo disponibile sin d'ora per un incontro con gli inquirenti onde chiarire fatti e circostanze atti ad una sollecita definizione della vicenda, a tutela della credibilità e della moralità dell'ente Miulli".