Malati di tumore: le cure palliative domiciliari restano un miraggio
Praticamente inattuata la convenzione tra l'Asl e l'Ant. Perché?
mercoledì 4 luglio 2012
9.32
"Esiste una convenzione tra la Asl di Bari e la Fondazione Ant per l'assistenza domiciliare oncologica, ma il distretto sanitario numero 4, che comprende i comuni di Altamura, Gravina in Puglia, Poggiorsini, Santeramo In Colle, non la applica". Con queste parole, Claudia Laterza, coordinatrice sanitaria dell'ospedale domiciliare oncologico Bari-Acquaviva, sottolinea l'importanza per i malati oncologici di ricevere cure palliative a casa. È previsto da una specifica convenzione.
La segnalazione giunge dalla sezione di Gravina dell'Associazione nazionale tumori. A dire il vero, la storia era finita in cronaca già nei mesi passati. E' il dicembre del 2011: nel corso di un'intervista, la presidente della cellula gravinese dell'Ant, Mariagiovanna Dibattista, spiega essere praticamente fermo il servizio di assistenza socio-sanitaria gratuita a domicilio ai sofferenti di tumore. "Il medico - dichiarava in quei giorni di fine anno la Dibattista - è portato a guarire piuttosto che ad accompagnare il paziente alla morte. Per questo anche chi si avvicina a tale pratica, non resiste molto a lungo".
"Non conosco il motivo della mancata applicazione della convenzione", dichiara Laterza. E continua: "Forse perché i medici di base non conoscono ancora a pieno le finalità della fondazione, mentre per la legge 38 del 2010 è un diritto del cittadino ricevere la terapia del dolore e le cure palliative". Dal canto suo Antonietta Vitucci, senologo e palliativista, primo medico Ant a Gravina sostiene che "compito del palliativista è riuscire a supportare i pazienti e le loro famiglie laddove l'oncologo ha terminato il suo operato cercando di dare ancora dignità alla vita dell'ammalato".
Ovvero proprio quel che l'Ant è impegnata a fare con il suo gruppo di volontari e la sua equipe medica, al fine di dare al malato una buona qualità di vita fino all'ultimo respiro.
La segnalazione giunge dalla sezione di Gravina dell'Associazione nazionale tumori. A dire il vero, la storia era finita in cronaca già nei mesi passati. E' il dicembre del 2011: nel corso di un'intervista, la presidente della cellula gravinese dell'Ant, Mariagiovanna Dibattista, spiega essere praticamente fermo il servizio di assistenza socio-sanitaria gratuita a domicilio ai sofferenti di tumore. "Il medico - dichiarava in quei giorni di fine anno la Dibattista - è portato a guarire piuttosto che ad accompagnare il paziente alla morte. Per questo anche chi si avvicina a tale pratica, non resiste molto a lungo".
"Non conosco il motivo della mancata applicazione della convenzione", dichiara Laterza. E continua: "Forse perché i medici di base non conoscono ancora a pieno le finalità della fondazione, mentre per la legge 38 del 2010 è un diritto del cittadino ricevere la terapia del dolore e le cure palliative". Dal canto suo Antonietta Vitucci, senologo e palliativista, primo medico Ant a Gravina sostiene che "compito del palliativista è riuscire a supportare i pazienti e le loro famiglie laddove l'oncologo ha terminato il suo operato cercando di dare ancora dignità alla vita dell'ammalato".
Ovvero proprio quel che l'Ant è impegnata a fare con il suo gruppo di volontari e la sua equipe medica, al fine di dare al malato una buona qualità di vita fino all'ultimo respiro.