Liberalizzazione orari negozi, il no della Puglia

Capone, "É un regalo alla grande distribuzione, una batosta per le piccole imprese". La posizione del Codacons

giovedì 5 gennaio 2012 10.02
In risposta alla crisi economica, il governo Monti ha varato il decreto Salva Italia. In esso la tanto discussa norma sulla liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali. Dall'inizio di quest'anno ogni commerciante potrà valutare liberamente qual è l'orario migliore per il proprio negozio, libero anche di procedere alla vendita ad oltranza, restando aperto persino sette giorni su sette se lo riterrà opportuno, eliminando anche la chiusura infrasettimanale e il riposo domenicale.

Ma non tutti i commercianti italiani sono contenti di questa novità inserita nella manovra correttiva di dicembre. Non mancano le proteste di associazioni di categoria e di alcune Regioni, che rivendicano la propria autonomia nella gestione di orari e aperture dei negozi. Toscana, Piemonte, Veneto, Provincia autonoma di Trento e la nostra Puglia dicono di no alla norma e hanno dichiarato di essere pronte a fare ricorso alla Corte Costituzionale, organo deputato alla gestione dei conflitti fra Stato e Regioni.

L'assessore allo Sviluppo Economico e vicepresidente della giunta regionale pugliese, Loredana Capone ha dichiarato: "La norma sulle liberalizzazioni così come è congeniata produce più danni che benefici. È per questa ragione che la maggior parte delle regioni sta decidendo di impugnarla. Il rischio è che la liberalizzazione totale e selvaggia degli orari e delle aperture ovunque, anche nei piccoli comuni non turistici sia solo un regalo alla grande distribuzione e una batosta per le piccole imprese''.

Di contro il Codacons (Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell'Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatori): "Se il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola deciderà di ricorrere alla Corte Costituzionale contro l'articolo 31 della manovra Monti sulla promozione e la tutela della concorrenza, verrà denunciato all'Antitrust, e nei suoi confronti sarà chiesta una sanzione salatissima in relazione ai danni alla concorrenza prodotti''.