Lavorare è un privilegio?

Nel dibattito organizzato da Sinistra Ecologia Libertà si parla di precariato. Gli interventi messi in atto dalla Regione Puglia

sabato 17 dicembre 2011 9.23
Essere precari oggi significa non poter costruire il proprio presente e futuro. Significa, spesso, lasciare a metà ciò che si stava cercando di realizzare, magari a fatica. Quali speranze hanno i giovani? E chi a 50 anni perde il lavoro, dovrebbe impararne un altro? E i mutui da pagare? E le tasse che aumentano? Fare i conti con questa piaga non è facile. Ci sono tanti punti interrogativi e pochissime certezze. File e file di ragazzi e di adulti affollano questi giorni i sindacati per la compilazione dei bandi A.T.A. con la consapevolezza che servirà a ben poco.

Nell'articolo 1 della Costituzione c'è scritto che «l'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro». Con l'articolo 4 «la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro». Più che un diritto, lavorare oggi è diventato un privilegio. L'uomo impiega la maggior parte del tempo a fare colloqui, a compilare domande, a inviare curricula per sentirsi dire «la chiameremo». Ma il telefono non squilla. Il lavoro non dovrebbe essere concepito come un problema. Eppure lo è. Tutto ciò che si regge su un equilibrio precario diventa problema.

Di precariato si è parlato negli scorsi giorni in un incontro organizzato presso la sala conferenze del Palazzo di Città da Sinistra Ecologia Libertà. Sono intervenuti l'assessore alle Politiche del Lavoro della Regione Puglia Elena Gentile, il segretario regionale FLC CGIL Claudio Menga ed il consigliere regionale Michele Ventricelli. La serata è stata arricchita dalle testimonianze dei presenti. Menga ha sottolineato la «necessità di investire in conoscenza e formazione continua per garantire competitività nella competizione mondiale». Ma alla formazione continua va comunque affiancato un lavoro. A pagarne le spese, altrimenti, sono i diritti.

Ventricelli ha illustrato le finalità dell'incontro, volto a «far conoscere le possibilità che la Regione Puglia sta mettendo in campo con il Piano Straordinario del Lavoro, per il quale sono stati investiti 340 milioni di euro. Non si possono attuare miracoli - ha detto Ventricelli - ma con i vari bandi qualche opportunità in più è stata data, alleviando le difficoltà della precarietà». Anche il consigliere regionale di Sel si è soffermato sull'importanza della formazione, richiamando il bando "Ritorno al Futuro".

I presenti hanno messo in evidenza le criticità del Piano del Lavoro. Criticità riconosciute anche dall'assessore Gentile, che ha parlato del Piano come di una sperimentazione che avrà apporti migliorativi dall'incontro e dal confronto. L'assessore regionale ha posto l'accento sull'inadeguatezza del «sistema pubblico a farsi da intermediario fra domanda e offerta di lavoro», annunciando la pubblicazione in questi giorni del bando che prevede investimenti per 10 milioni di euro finalizzati all'inclusione lavorativa dei soggetti svantaggiati. «Bisogna ancorare la formazione all'analisi delle esigenze del territorio», ha ribadito Gentile. «Si organizzano corsi che formano figure non più riconosciute dalla Regione Puglia e che quindi non troveranno mai lavoro». Ha parlato, poi, di un accordo di programma stipulato «qualche mese fa con un'industria del pane ad Altamura. A fronte di un investimento di quindici milioni di euro, ci sono stati solo cinque occupati in più».

In alcuni interventi dei presenti è stata messa in evidenza la «cattiva organizzazione e gestione dei centri per l'impiego. L'80% dei posti di lavoro - è stato detto - si ottiene mediante contatti personali, ovvero per conoscenze». A coordinare l'intero incontro, Salvatore Lospalluto.

Precariato © Anna Maria Colonna
Precariato © Anna Maria Colonna
Precariato © Anna Maria Colonna
Precariato © Anna Maria Colonna
Precariato © Anna Maria Colonna
Precariato © Anna Maria Colonna
Precariato © Anna Maria Colonna
Precariato © Anna Maria Colonna
Precariato © Anna Maria Colonna
Precariato © Anna Maria Colonna
Precariato © Anna Maria Colonna