La televisione e i ragazzi, intervista al dirigente della scuola "IV Novembre"

Il numero di ore e l'età in cui si guarda la TV inciderebbero biologicamente sull'individuo

mercoledì 24 marzo 2010
Uno degli argomenti maggiormente dibattuti negli ultimi anni riguarda la televisione e i suoi effetti sui ragazzi in crescita. La più recente tendenza ci parla di "medicina biopsicosociale", che considera il disagio e la malattia fattori dalle molteplici componenti, sia fisiche che sociali. E una componente sociale è rappresentata appunto dall´influenza negativa della televisione. Il dott. Aric Sigman, noto psicologo, membro della Società Britannica degli Psicologi e autore del libro "Controllo Remoto: Come la Televisione sta danneggiando le nostre vite" ha condotto studi in collaborazione con l'Accademia Americana dei Pediatri, l'Università di Cornell, e da sempre si è occupato di questi temi, puntando la sua attenzione su ragazzi e bambini.

"E´' il numero di ore e l'età in cui un bimbo inizia a guardare la televisione - afferma - che incidono biologicamente sull'individuo. È principalmente a causa del mezzo stesso, non del messaggio trasmesso, che si ottengono effetti devastanti". Il range di bambini affetti da miopia e da deficit di attenzione, da diabete, autismo e di individui che sviluppano, nel tempo, l'Alzheimer, aumenta a dismisura, mettendo in ginocchio la generazione dei giovani moderni, coloro dal cervello anestetizzato dalle immagini sullo schermo. La televisione, a detta di Sigman, riduce di molto le capacità cognitive, provoca effetti clinicamente riscontrabili di difficoltà di attenzione, di memoria e di velocità psicomotoria. Mentre le ricerche del dottore si dirigono specificatamente verso la fisiologia e la biologia, uno schieramento di critici e studiosi esprimono invece la loro contrarietà più ai bassi contenuti del mezzo televisivo e dunque al messaggio trasmesso. A tal proposito Wolfgang Achtner, giornalista televisivo, documentarista, autore di libri e docente di giornalismo televisivo, noto come uno degli osservatori stranieri più attenti delle vicende italiane, ha affermato che la televisione italiana fa propaganda e non informazione, pertanto ne sconsiglia la larga fruibilità da parte di una giovane utenza, incapace di discernere il vero dal "contaminato".
C´è però chi crede nel mezzo televisivo e combatte le tesi negative puntando non solo sull´utilità educativa di alcuni programmi, ma anche sulla responsabilità degli adulti di offrire il buon esempio ai più giovani del giusto utilizzo della televisione e della scelta giudiziosa dei suoi contenuti.

Abbiamo voluto sentire il parere di chi è a stretto contatto con i ragazzi. Ai nostri microfoni la prof.ssa Anna Marilena Massa, dirigente scolastico del I Circolo Didattico IV Novembre Altamura.
Angela Colonna