La Musica, «una specie di magia»
Musicoterapia, storia e prospettive di una nuova professione. Se ne è parlato sabato in un convegno organizzato dal Centro Studi MusicalMente
lunedì 24 gennaio 2011
14.12
Nella musicoterapia Arte e Scienza si incontrano. Seppur non ancora riconosciuta a livello legislativo, quella del musicoterapista può essere ritenuta una vera e propria professione. Sono numerose le persone specializzate in tale ambito ed assunte a tempo pieno in strutture socio-sanitarie. Studi e risultati testimoniano l'efficacia dei trattamenti e degli interventi attuati. Il Centro Studi MusicalMente ha dedicato al tema un seminario, ospitato sabato 22 gennaio nella sala conferenze "Tommaso Fiore". Nato ad Altamura nel 2009, il Centro si propone di creare un'area di interesse socio-culturale, promuovendo la diffusione della cultura e dell'arte. Svolge attività musicali di tipo didattico e di musicoterapia. Filippo Giordano e Domenico Denora, musicisti, musicoterapisti e rispettivamente presidente e vicepresidente del Centro, hanno sottolineato che obiettivo del convegno è di proporre «la possibilità di una formazione nel settore» e l'opportunità «di una maggiore informazione mediante il confronto diretto con gli addetti ai lavori».
A relazionare, infatti, sono stati due professionisti della musicoterapia riconosciuti a livello internazionale. Il musicista e musicoterapeuta Ferdinando Suvini (Firenze), presidente dell'Associazione Italiana dei Professionisti della Musicoterapia (A.I.M.) e dell'E.M.T.C. (European Music Therapy Confederation), e la musicoterapeuta, musicista e psicologa Barbara Zanchi, vicepresidente dell'A.I.M. fino al 2009, presidente di MusicSpace Italy (Bologna).
I professionisti della musicoterapia sono musicisti che hanno scelto di coniugare la passione per il suono con l'aspetto della cura. O educatori professionali, psicologi, insegnanti, medici che integrano la loro professione con la formazione musicale. Spesso si parla di musicoterapisti e di musicoterapeuti. Una differenza di formazione. Il musicoterapeuta unisce allo studio della musica la propria professione medica o un'esperienza di terapia personale. Lavora spesso in equipe e la sua figura professionale può essere ritenuta affine a quella di logopedisti e di neuropsicomotricisti. La qualifica di terapeuta è dunque legata alla formazione di base, che proviene dall'ambito medico, psicologico o psicoterapico.
Quello proposto ai numerosi presenti è stato un vero e proprio viaggio nel mondo della musicoterapia. In tale settore è fondamentale la dimensione relazionale. L'Incontro sottolinea il valore unico ed irripetibile dell'esperienza soggettiva. Ciò che la musicoterapia "cura" non è la patologia, ma il disagio e la sofferenza ad essa legati. Suono e musica, linguaggi universali accessibili a tutti, vengono impiegati nei loro diversi aspetti. La musicoterapia previene e riabilita, favorendo lo sviluppo di relazioni ed il miglioramento delle qualità della vita. In ambito scolastico ha come finalità l'integrazione, in quanto valorizza le diversità.
Il musicoterapista interviene nei casi di disagio sociale, di disturbi psicointellettivi e psichiatrici, di deficit senso-percettivi e neuromotori, ma anche durante la profilassi della gravidanza. La musicoterapia preventiva viene applicata a scuola, nei percorsi di crescita personale, di preparazione al parto e di formazione. Quella riabilitativa in neonatologia, pediatria, neuropsichiatria infantile, psichiatria, neurologia, geriatria, chirurgia, cure palliative, coma e post-coma.
Secondo il protocollo CONFIAM (Confederazione Italiana Associazioni e Scuole di Musicoterapia), la formazione del musicoterapista si articola in Corsi Undergraduate (che richiedono il diploma di scuola media superiore ed un'ottima conoscenza del linguaggio musicale) e Corsi Post-Graduate (che richiedono il diploma di laurea o di conservatorio ed un'ottima conoscenza del linguaggio musicale). I corsi hanno durata triennale (dalle 700 alle 1400 ore, con un tirocinio di minimo 250 ore). Gli "attrezzi del mestiere" sono il timbro, l'intensità, l'armonia, le forme musicali, le altezze, gli intervalli, le melodie ed i fraseggi.
«Qualche volta capita di essere soli e altre di essere in compagnia», scrive Gregorio, 19 anni, al termine di un percorso di musicoterapia. E aggiunge: «In ogni caso, nell'ascoltare musica è come se si fosse raggiunti da un messaggio proveniente da uno sconosciuto, che spesso dice ciò vorremmo sentirci dire. O che nessuno ci dice. Se questo avviene, si è di fronte ad una specie di magia».
Lo scorso settembre, Altamuralife aveva approfondito il tema con un'intervista a Filippo Giordano e a Domenico Denora.
A relazionare, infatti, sono stati due professionisti della musicoterapia riconosciuti a livello internazionale. Il musicista e musicoterapeuta Ferdinando Suvini (Firenze), presidente dell'Associazione Italiana dei Professionisti della Musicoterapia (A.I.M.) e dell'E.M.T.C. (European Music Therapy Confederation), e la musicoterapeuta, musicista e psicologa Barbara Zanchi, vicepresidente dell'A.I.M. fino al 2009, presidente di MusicSpace Italy (Bologna).
I professionisti della musicoterapia sono musicisti che hanno scelto di coniugare la passione per il suono con l'aspetto della cura. O educatori professionali, psicologi, insegnanti, medici che integrano la loro professione con la formazione musicale. Spesso si parla di musicoterapisti e di musicoterapeuti. Una differenza di formazione. Il musicoterapeuta unisce allo studio della musica la propria professione medica o un'esperienza di terapia personale. Lavora spesso in equipe e la sua figura professionale può essere ritenuta affine a quella di logopedisti e di neuropsicomotricisti. La qualifica di terapeuta è dunque legata alla formazione di base, che proviene dall'ambito medico, psicologico o psicoterapico.
Quello proposto ai numerosi presenti è stato un vero e proprio viaggio nel mondo della musicoterapia. In tale settore è fondamentale la dimensione relazionale. L'Incontro sottolinea il valore unico ed irripetibile dell'esperienza soggettiva. Ciò che la musicoterapia "cura" non è la patologia, ma il disagio e la sofferenza ad essa legati. Suono e musica, linguaggi universali accessibili a tutti, vengono impiegati nei loro diversi aspetti. La musicoterapia previene e riabilita, favorendo lo sviluppo di relazioni ed il miglioramento delle qualità della vita. In ambito scolastico ha come finalità l'integrazione, in quanto valorizza le diversità.
Il musicoterapista interviene nei casi di disagio sociale, di disturbi psicointellettivi e psichiatrici, di deficit senso-percettivi e neuromotori, ma anche durante la profilassi della gravidanza. La musicoterapia preventiva viene applicata a scuola, nei percorsi di crescita personale, di preparazione al parto e di formazione. Quella riabilitativa in neonatologia, pediatria, neuropsichiatria infantile, psichiatria, neurologia, geriatria, chirurgia, cure palliative, coma e post-coma.
Secondo il protocollo CONFIAM (Confederazione Italiana Associazioni e Scuole di Musicoterapia), la formazione del musicoterapista si articola in Corsi Undergraduate (che richiedono il diploma di scuola media superiore ed un'ottima conoscenza del linguaggio musicale) e Corsi Post-Graduate (che richiedono il diploma di laurea o di conservatorio ed un'ottima conoscenza del linguaggio musicale). I corsi hanno durata triennale (dalle 700 alle 1400 ore, con un tirocinio di minimo 250 ore). Gli "attrezzi del mestiere" sono il timbro, l'intensità, l'armonia, le forme musicali, le altezze, gli intervalli, le melodie ed i fraseggi.
«Qualche volta capita di essere soli e altre di essere in compagnia», scrive Gregorio, 19 anni, al termine di un percorso di musicoterapia. E aggiunge: «In ogni caso, nell'ascoltare musica è come se si fosse raggiunti da un messaggio proveniente da uno sconosciuto, che spesso dice ciò vorremmo sentirci dire. O che nessuno ci dice. Se questo avviene, si è di fronte ad una specie di magia».
Lo scorso settembre, Altamuralife aveva approfondito il tema con un'intervista a Filippo Giordano e a Domenico Denora.