"La fame dell'anima"

Incontro sui disturbi alimentari. Senso di inadeguatezza e ossessivo controllo di peso, forme e alimentazione

sabato 9 aprile 2011 10.18
A cura di Antonietta Tricarico
Le parole ingannano facendo credere a volte cose che non sono. "Mente" o "anima" e "corpo", per esempio, sono parole che dividono concettualmente quella che è l'unità dell'essere umano. Quest'unità risulta evidente soprattutto se si riflette sulle malattie: non esiste una malattia del corpo che non sia anche dell'anima o della mente, non esiste una malattia dell'anima che non sia anche del corpo. Lo stesso potrebbe dirsi anche su altri aspetti, come la fame. Non è solamente uno stimolo biologico, è una condizione esistenziale, che a sua volta può diventare patologica. Si è affamati di ciò che non si ha: successo, bellezza, affetto, considerazione, sono alcune delle mancanze che spingono molti nel Dedalo dell'anoressia e della bulimia.

Di queste malattie si è discusso martedì 6 nel corso dell'incontro La fame dell'anima, all'interno del ciclo Transumanze, a cura di Ferula Ferita. Dopo l'introduzione di Donato Laborante - che ha fatto un appello ai presenti affermando che Altamura è un paese affamato, che bisogna parlare di quello che sta accadendo, bisogna riflettere sui suicidi di queste settimane – sono intervenuti la dott.ssa Marialisa Moramarco, psicologa, ed il dott. Giuseppe Lograno, biologo nutrizionista.

La dott.ssa Moramarco ha fatto una panoramica sui disturbi alimentari dal punto di vista psicologico. È emerso che i tratti che caratterizzano tutte le patologie - anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbo dell'alimentazione incontrollata e disturbi non altrimenti specificati - sono un senso di inadeguatezza ed un continuo ed ossessivo controllo del peso, delle forme fisiche e dell'alimentazione, che occupa quasi totalmente i pensieri condizionando negativamente la sfera sociale ed avviando un circolo vizioso di depressione da cui è complicato fuggire. Il paziente evita di uscire con gli amici per non mangiare e mette in atto tutta una serie di strategie (eccessivo sport, digiuno, uso scriteriato di lassativi, vomito autoindotto) quando sente di aver perso il controllo sull'alimentazione.

Il dott. Lograno ha affermato che i pazienti arrivano in studio spesso confusi, costretti da familiari disperati, inconsapevoli della malattia, anzi convinti di stare benissimo. Tuttavia hanno un'approfondita conoscenza sugli alimenti, su cosa fa o non fa ingrassare, e regolano il loro peso corporeo sull'indice BMI, ma non sanno che è stato ideato dalle compagnie assicurative americane (e questo è tutto dire) e che per calcolare un corretto peso corporeo occorrono altri parametri quali la circonferenza del polso e l'indice di massa grassa e muscolare. La cosa più difficile è conquistare la fiducia di questi pazienti, «compito del nutrizionista è dire come si dovrebbe mangiare per restare in salute, non come comportarsi, questo è compito dello psicologo».

È evidente, dunque, come, più di altre patologie, per i disturbi alimentari non si possa parlare di malattie solo dell'anima o solo del corpo. Dal dibattito con il pubblico, scaturito dopo gli interventi, è emerso che il modo ideale di affrontarli sarebbe in equipe composte da psicologi, psichiatri e nutrizionisti, tuttavia le strutture che offrono un servizio simile non sono molto diffuse, soprattutto al sud, e non tutti possono permettersi consulenze di professionisti privati.