La corruzione e il potere in scena
"Il diavolo con le zinne"
lunedì 13 gennaio 2014
10.11
Con la regia di Francesco Tamacco, la compagnia teatrale "Il carretto teatro", di Molfetta, ha portato sul palco Bombetta lo spettacolo "Il diavolo con le zinne", di Dario Fo. Undici gli attori (Pantaleo Annese, Claudia Castriotta, Francesco Consiglio, Nicola Gadaleta, Alessandra Minervini, Leonardo Mezzina, Alessandra Patimo, Gianni Ragno, Vincenzo Raguseo, Daniela Rubini, Giovanna Spadavecchia). Un ritmo serrato e scandito dai diversi vernacoli, magistralmente declinati, una trama piena di simbolismi e metafore, una sottile comicità figurata anche nel grottesco del contingente, diverse sfaccettature del sociale e della politica che sfociano in un tracciato del nostro intimo. Questi gli ingredienti offerti al pubblico, raggiunto e coinvolto in platea, quasi a testimonianza di un nodo tra le parti, dai diavoli.
Nella sfrenata successione dei linguaggi, ora allegorici, ora letterali, il concetto della corruzione prende spazio e si configura come male incarnato nel nostro vivere. Pizzocca è una serva di un giudice. I diavoli, in scena con balli e canti, vorrebbero possedere il corpo del giudice per corromperlo. Ma per un qui pro quo, il diavolo incaricato finisce nel corpo della perpetua. Cambio di programma, quindi, per i padri del male: bisognerà inquinare l'animo del giudice, descritto come coraggioso e integerrimo, attraverso la serva posseduta.
È il potere che viene sviscerato sul palco, attaccato dal malaffare. Gli spettatori sono chiamati a riflettere sulla possibilità di respingere con caparbia l'imbroglio o subire passivamente, nel vortice del tempo di routine, l'abitudine al dominio. L'unico riscatto è l'amore. Così, si accende una fiamma tra il giudice e la serva.
In allegato, le immagini.
Nella sfrenata successione dei linguaggi, ora allegorici, ora letterali, il concetto della corruzione prende spazio e si configura come male incarnato nel nostro vivere. Pizzocca è una serva di un giudice. I diavoli, in scena con balli e canti, vorrebbero possedere il corpo del giudice per corromperlo. Ma per un qui pro quo, il diavolo incaricato finisce nel corpo della perpetua. Cambio di programma, quindi, per i padri del male: bisognerà inquinare l'animo del giudice, descritto come coraggioso e integerrimo, attraverso la serva posseduta.
È il potere che viene sviscerato sul palco, attaccato dal malaffare. Gli spettatori sono chiamati a riflettere sulla possibilità di respingere con caparbia l'imbroglio o subire passivamente, nel vortice del tempo di routine, l'abitudine al dominio. L'unico riscatto è l'amore. Così, si accende una fiamma tra il giudice e la serva.
In allegato, le immagini.