La Banda degli onesti in scena con “Generi degeneri”
La comicità secondo Silvano Picerno
sabato 6 marzo 2010
10.03
Tre sono i modi di far teatro a qualsiasi livello. Primo: che i teatranti seguano solo ciò che piace a loro non considerando il pubblico. Secondo: che i teatranti accontentino il pubblico e basta. Terzo: trovare un equilibrio tra ciò che piace ai teatranti e ciò che piace al pubblico. La compagnia altamurana "La Banda degli onesti", ormai attiva da un decennio, segue la seconda via: dare, a un certo tipo di pubblico altamurano e non, qualcosa che possa piacere. Non è neanche colpa loro se da vent'anni, dal 1990, il Teatro Mercadante è chiuso e la cittadinanza, soprattutto quella dai 30 anni in giù, è cresciuta (e continua a crescere) senza una cultura teatrale vera e propria. Bisogna dire che un merito va dato a tutte le varie compagnie teatrali "amatoriali" che affollano Altamura, senza cui ci sarebbe davvero il deserto e la fame. Il popolo altamurano, dunque, non è avvezzo a un certo tipo di cultura teatrale; per molti andare a teatro, è solo un momento per ridere "crasso".
Fatta questa premessa, Generi degeneri, la commedia in due atti rappresentata al Cine Teatro Mangiatordi dall'allegra banda (è proprio il caso di dirlo), diverte ma senza nessun genio di originalità. La storia messa in piedi e auto-scritta è un susseguirsi di siparietti e di trovate comiche poco ispirate, prevedibili e già viste. Possibile esistano solo scambi di valigie su cui spendere pagine e pagine di copione, oppure solo figlie svampite che vogliono scappare di casa per sposarsi, o ancora "carrambate" di persone che compaiono dopo tanti anni? Detto ciò, lo spettacolo ha un bel ritmo, si lascia seguire dall'inizio alle fine. E questo è già un gran bene. I veri mattatori sono gli attori maschi, a cominciare da Silvano Picerno, uno e trino nelle vesti di scrittore, regista e protagonista (non sarà troppo?); bravissimi nel caratterizzare i loro strampalati personaggi i gravinesi Franco Laico e Giorgio Zuccaro. Ahinoi, le donne non hanno brillato granché. La loro recitazione, isterica e convulsa, ha sparato troppo di voce, poco di intenzione e credibilità.
Pare, secondo una credenza assai diffusa da queste parti, che le risate siano il termometro per giudicare se uno spettacolo piace o no, se è bello o brutto. Un male soffermarsi solo a ciò; si rischia così di perdere di vista qualcosa che potrebbe essere più importante: l'anima, l'emozione, l'ispirazione. La comicità leggera fa bene, specie di questi periodi in cui molte cose non vanno per il verso giusto e si ha voglia di evadere, di ridere, di divertirsi un po'. "La banda degli onesti" ha deciso di dedicarsi a questo filone, al "Teatro del Vero" come dicono loro, forse per vocazione, forse per missione, riuscendoci anche bene. Hanno creato un evento, "La Bombetta d'Oro", che da qualche anno, ogni estate, infiamma i cuori di quanti amano l'arte teatrale; riescono persino a portare i loro spettacoli fuori dai confini regionali, partecipando a festival e rassegne nazionali. Tutto lodevole, tutto bello, tutto giusto. In ultimo, però, un pensiero doveroso va al principe ispiratore della compagnia, Totò: sapeva far ridere, ma sapeva anche smuovere delle corde profonde. Ma questa, è un'altra storia...
Fatta questa premessa, Generi degeneri, la commedia in due atti rappresentata al Cine Teatro Mangiatordi dall'allegra banda (è proprio il caso di dirlo), diverte ma senza nessun genio di originalità. La storia messa in piedi e auto-scritta è un susseguirsi di siparietti e di trovate comiche poco ispirate, prevedibili e già viste. Possibile esistano solo scambi di valigie su cui spendere pagine e pagine di copione, oppure solo figlie svampite che vogliono scappare di casa per sposarsi, o ancora "carrambate" di persone che compaiono dopo tanti anni? Detto ciò, lo spettacolo ha un bel ritmo, si lascia seguire dall'inizio alle fine. E questo è già un gran bene. I veri mattatori sono gli attori maschi, a cominciare da Silvano Picerno, uno e trino nelle vesti di scrittore, regista e protagonista (non sarà troppo?); bravissimi nel caratterizzare i loro strampalati personaggi i gravinesi Franco Laico e Giorgio Zuccaro. Ahinoi, le donne non hanno brillato granché. La loro recitazione, isterica e convulsa, ha sparato troppo di voce, poco di intenzione e credibilità.
Pare, secondo una credenza assai diffusa da queste parti, che le risate siano il termometro per giudicare se uno spettacolo piace o no, se è bello o brutto. Un male soffermarsi solo a ciò; si rischia così di perdere di vista qualcosa che potrebbe essere più importante: l'anima, l'emozione, l'ispirazione. La comicità leggera fa bene, specie di questi periodi in cui molte cose non vanno per il verso giusto e si ha voglia di evadere, di ridere, di divertirsi un po'. "La banda degli onesti" ha deciso di dedicarsi a questo filone, al "Teatro del Vero" come dicono loro, forse per vocazione, forse per missione, riuscendoci anche bene. Hanno creato un evento, "La Bombetta d'Oro", che da qualche anno, ogni estate, infiamma i cuori di quanti amano l'arte teatrale; riescono persino a portare i loro spettacoli fuori dai confini regionali, partecipando a festival e rassegne nazionali. Tutto lodevole, tutto bello, tutto giusto. In ultimo, però, un pensiero doveroso va al principe ispiratore della compagnia, Totò: sapeva far ridere, ma sapeva anche smuovere delle corde profonde. Ma questa, è un'altra storia...