"L'Uomo di Altamura deve restare nella grotta di Lamalunga"
Posizione condivisa di Università, Parco dell'Alta Murgia e geologi
giovedì 18 febbraio 2021
È perentorio il rifiuto espresso in modo unanime da Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell'Università di Bari Aldo Moro, Parco Nazionale dell'Altra Murgia e Società Italiana di Geologia Ambientale sull'ipotesi di rimuovere, anche solo parzialmente, lo scheletro dell'Uomo di Altamura dalla Grotta di Lamalunga.
Un'operazione che sarebbe stata 'giustificata' dalla necessità di salvaguardare il reperto, in quanto esposto a degrado nella sua attuale collocazione. In verità, secondo le tre organizzazioni, stupisce che si torni a parlare di estrazione dell'intero reperto fossile dell'Homo neanderthalensis, o almeno della rimozione del cranio, dalla sua sede naturale, in cui è stato scoperto e ben conservato per 150mila anni. Il merito della conservazione va proprio alle particolari condizioni ambientali in cui l'Uomo di Altamura si è fossilizzato: le grotte carsiche, infatti, per le loro caratteristiche chimiche, fisiche e micro-ambientali, vengono considerate tra i più preziosi archivi geologici del pianeta Terra per gli studi che permettono la ricostruzione dei climi e degli ambienti del passato. Ciò dimostra che lo studio del reperto non può prescindere dall'analisi integrata degli altri dati che in quella grotta – e nei suoi dintorni – sono preservati.
"Qualunque ipotesi di rimozione, parziale o addirittura totale, appare a nostro avviso assolutamente ingiustificata, anche a causa dell'elevatissimo rischio di distruzione e perdita irreversibile del reperto stesso -dichiarano Giuseppe Mastronuzzi, direttore del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell'Università Aldo Moro di Bari, Francesco Tarantini, presidente del Parco Nazionale dell'Altra Murgia, e Antonello Fiore, presidente della Società Italiana di Geologia Ambientale. "Trattandosi di un bene considerato patrimonio dell'Umanità, è necessario invece che questo venga preservato nella sua integrità affinché possa essere goduto anche dalle prossime generazioni; fra l'altro, le moderne tecniche di analisi consentono lo studio del reperto direttamente in loco. Non per ultimo, va ricordato che la rimozione completa o parziale del reperto comprometterebbe il possibile successo del tentativo di inserire la Grotta di Lamalunga, con il suo ampio contenuto paleoantropologico, nella 'World Heritage List' dell'UNESCO".
La Grotta di Lamalunga rientra nel perimetro del Parco Nazionale dell'Alta Murgia, una delle cui priorità è la conservazione, la gestione e la corretta fruizione dei beni naturalistici presenti nell'area. L'insistenza con cui ciclicamente si torna a parlare di estrazione di un bene naturale è chiaramente in contraddizione con una legge dello Stato che lo tutela in loco. È auspicabile, invece, che la Grotta di Lamalunga – in quanto sito geologico - venga studiata con approccio multi-disciplinare nell'ambito di programmi di ricerca non finalizzati esclusivamente al reperto, seppur eccezionale, dell'Uomo. Va ricordato, infatti, che nonostante la ricca letteratura geologica relativa all'area delle Murge prodotta dal Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell'Università di Bari Aldo Moro, così come da altre Università e Centri di Ricerca, non è stato intrapreso alcuno studio di natura stratigrafica, sedimentologica, strutturale, paleontologica, carsica, speleogenetica o di geomorfologia ipogea del sito.
Il Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell'Università di Bari Aldo Moro, il Parco Nazionale dell'Alta Murgia e la Società Italiana di Geologia Ambientale esprimono, quindi, la netta contrarietà a qualunque ipotesi di estrazione dello scheletro dell'Uomo di Altamura. Al contrario, la permanenza in grotta dello scheletro consentirà di accrescere le conoscenze scientifiche sul reperto e sui resti paleontologici e geologici presenti in grotta documentando ancora meglio l'intera storia geologica delle Murge. Inoltre, si assicurerà la conservazione del reperto nel suo contesto naturale, garantendo tutte le possibili azioni di ricerca scientifica non invasiva volte ad approfondire la conoscenza.
Infine, si favorirà la valorizzazione e la musealizzazione dell'intero sistema carsico incrementando l'attrattività turistica, culturale e scientifica della città di Altamura, sulla base di iniziative nazionali e internazionali che pongano in maniera definitiva questo sito all'attenzione del mondo della ricerca interdisciplinare. Ultimo auspicio è quello di garantire l'integrità del territorio altamurano, oltre che degli altri comuni delle Murge, da questa e altre iniziative simili, affinché si concretizzi la candidatura del Parco dell'Alta Murgia a Geoparco UNESCO, un riconoscimento che lo farebbe rientrare nella rete mondiale dei parchi che conservano tesori geologici di rilevanza internazionale
Un'operazione che sarebbe stata 'giustificata' dalla necessità di salvaguardare il reperto, in quanto esposto a degrado nella sua attuale collocazione. In verità, secondo le tre organizzazioni, stupisce che si torni a parlare di estrazione dell'intero reperto fossile dell'Homo neanderthalensis, o almeno della rimozione del cranio, dalla sua sede naturale, in cui è stato scoperto e ben conservato per 150mila anni. Il merito della conservazione va proprio alle particolari condizioni ambientali in cui l'Uomo di Altamura si è fossilizzato: le grotte carsiche, infatti, per le loro caratteristiche chimiche, fisiche e micro-ambientali, vengono considerate tra i più preziosi archivi geologici del pianeta Terra per gli studi che permettono la ricostruzione dei climi e degli ambienti del passato. Ciò dimostra che lo studio del reperto non può prescindere dall'analisi integrata degli altri dati che in quella grotta – e nei suoi dintorni – sono preservati.
"Qualunque ipotesi di rimozione, parziale o addirittura totale, appare a nostro avviso assolutamente ingiustificata, anche a causa dell'elevatissimo rischio di distruzione e perdita irreversibile del reperto stesso -dichiarano Giuseppe Mastronuzzi, direttore del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell'Università Aldo Moro di Bari, Francesco Tarantini, presidente del Parco Nazionale dell'Altra Murgia, e Antonello Fiore, presidente della Società Italiana di Geologia Ambientale. "Trattandosi di un bene considerato patrimonio dell'Umanità, è necessario invece che questo venga preservato nella sua integrità affinché possa essere goduto anche dalle prossime generazioni; fra l'altro, le moderne tecniche di analisi consentono lo studio del reperto direttamente in loco. Non per ultimo, va ricordato che la rimozione completa o parziale del reperto comprometterebbe il possibile successo del tentativo di inserire la Grotta di Lamalunga, con il suo ampio contenuto paleoantropologico, nella 'World Heritage List' dell'UNESCO".
La Grotta di Lamalunga rientra nel perimetro del Parco Nazionale dell'Alta Murgia, una delle cui priorità è la conservazione, la gestione e la corretta fruizione dei beni naturalistici presenti nell'area. L'insistenza con cui ciclicamente si torna a parlare di estrazione di un bene naturale è chiaramente in contraddizione con una legge dello Stato che lo tutela in loco. È auspicabile, invece, che la Grotta di Lamalunga – in quanto sito geologico - venga studiata con approccio multi-disciplinare nell'ambito di programmi di ricerca non finalizzati esclusivamente al reperto, seppur eccezionale, dell'Uomo. Va ricordato, infatti, che nonostante la ricca letteratura geologica relativa all'area delle Murge prodotta dal Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell'Università di Bari Aldo Moro, così come da altre Università e Centri di Ricerca, non è stato intrapreso alcuno studio di natura stratigrafica, sedimentologica, strutturale, paleontologica, carsica, speleogenetica o di geomorfologia ipogea del sito.
Il Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell'Università di Bari Aldo Moro, il Parco Nazionale dell'Alta Murgia e la Società Italiana di Geologia Ambientale esprimono, quindi, la netta contrarietà a qualunque ipotesi di estrazione dello scheletro dell'Uomo di Altamura. Al contrario, la permanenza in grotta dello scheletro consentirà di accrescere le conoscenze scientifiche sul reperto e sui resti paleontologici e geologici presenti in grotta documentando ancora meglio l'intera storia geologica delle Murge. Inoltre, si assicurerà la conservazione del reperto nel suo contesto naturale, garantendo tutte le possibili azioni di ricerca scientifica non invasiva volte ad approfondire la conoscenza.
Infine, si favorirà la valorizzazione e la musealizzazione dell'intero sistema carsico incrementando l'attrattività turistica, culturale e scientifica della città di Altamura, sulla base di iniziative nazionali e internazionali che pongano in maniera definitiva questo sito all'attenzione del mondo della ricerca interdisciplinare. Ultimo auspicio è quello di garantire l'integrità del territorio altamurano, oltre che degli altri comuni delle Murge, da questa e altre iniziative simili, affinché si concretizzi la candidatura del Parco dell'Alta Murgia a Geoparco UNESCO, un riconoscimento che lo farebbe rientrare nella rete mondiale dei parchi che conservano tesori geologici di rilevanza internazionale