Odissea di un piccolo imprenditore, cessata la ditta e ora rischia di restare senza casa

L'amara storia di Felice Basile che punta il dito contro due banche. Tutto raccontato in un libro

mercoledì 11 settembre 2019 9.04
La sua ditta individuale ha cessato di esistere da anni. Ora rischia anche di perdere la sua casa che è stata venduta all'asta. E' l'amara storia di Felice Basile, piccolo imprenditore di Altamura, che ha presentato denunce all'autorità giudiziaria e che punta il dito contro due banche locali per tutto quanto accaduto in otto anni di inferno.

Basile ha raccontato tutto in un libro intitolato "L'Italia al contrario" in cui, per ovvie ragioni, non si citano i nomi delle due banche. Tutto, nei minimi dettagli, è stato scritto in una lettera al Governatore di Banca d'Italia Ignazio Visco. Alla Banca d'Italia ha chiesto più volte un intervento.

E pensare che di una delle due banche è socio tanto da aver presentato un reclamo perché la sua casa, messa all'asta, è stata aggiudicata ad un dipendente della stessa banca che all'epoca dei fatti - quando la vicenda della sua ditta individuale è iniziata - si occupava proprio di fidi.

Basile si è rivolto negli anni scorsi a "Il Fatto Quotidiano" e stavolta ad AltamuraLife. La sua è una storia molto amara, iniziata quando una delle due banche presso la quale aveva una linea di credito ha chiesto improvvisamente il rientro.

Tutto ingiustificato per Basile che nella lettera scritta a Visco contesta la "revoca ingiustificata dell'affidamento e del contratto di credito stipulato con la banca, la quale passò il credito a sofferenza nella Centrale Rischi della Banca D'Italia, senza alcuna attenta analisi patrimoniale, sintomi di insolvenza, e/o azioni pregiudizievoli o protesti che potessero giustificare un credito a sofferenza, addirittura insinuando una istanza di fallimento prima ancora che la banca avesse chiuso il conto corrente". Istanza di fallimento rimasta senza esito.

E a seguire anche la sua banca, dove aveva altre tre linee di credito, si è accodata.

Si è innescato un procedimento complesso di atti giudiziari, con denunce formulate da Basile pure all'autorità giudiziaria ma anche con pronunciamenti a lui sfavorevoli.

In sostanza, lamenta l'imprenditore altamurano, per la somma revocata di 51.000 euro è stato pignorato un patrimonio immobiliare compreso dei beni indivisi, del valore commerciale di circa 1.500.000 euro. La sua casa - sua unica abitazione - è stata venduta all'asta ad un terzo circa del valore di mercato. Lui sostiene e insiste: l'asta è avvenuta "senza alcun titolo valido".

"La mia impresa e la mia famiglia sono distrutte - dice ad AltamuraLife - ma io vado avanti con le azioni, sempre nella speranza che sia fatta giustizia. Quella giustizia in cui ho sempre creduto e continuo a credere, nonostante tutto".

Continua a presentare istanze su istanze. Inoltre ha scritto proprio alla banca di cui è socio, anche e soprattutto per la circostanza dell'aggiudicazione della sua casa all'asta a favore di un dipendente dello stesso istituto di credito. C'è una legge che lo vieta? Evidentemente no. E, per quanto sia tutto legittimo, c'è almeno un codice etico che imponga di astenersi in casi come questo?

Ma questa non è l'unica domanda che tutta questa storia pone e non è nemmeno quella principale. Un'azienda locale in un momento di crisi non è stata aiutata ad uscirne ma anzi è stata risucchiata in un buco nero. Allora qual è la funzione di una banca locale?

Non sappiamo come procederà o come finirà questa vicenda. Come redazione, abbiamo deciso di raccontare questa storia perché colpiti dalla dedica del libro: "A tutte le persone che si sono tolte la vita a causa della crisi economica e degli abusi subiti. A tutte quelle persone che sono morte per la Giustizia e la Legalità".

A cura della Redazione di AltamuraLife