L'IDV sulla questione "salotto" di Altamura
La parole di Pasquale Natuzzi colpevolizzerebbero troppo le piccole e medie imprese. "Gli imprenditori seri agevoleranno la ripresa economica"
mercoledì 13 ottobre 2010
09.46
Giacinto Forte, coordinatore provinciale IDV, e Filippo Lemma, coordinatore cittadino IDV, affrontano in una nota la questione del mobile imbottito. Non sarebbero totalmente d'accordo con le dichiarazioni rilasciate dal "patron del salotto" Natuzzi sullo stato di salute del settore. Ecco le prime righe del comunicato: "In una intervista a Natuzzi titolare dell'azienda Divani&Divani, apparsa qualche giorno fa sulla Gazzetta del Mezzogiorno e intitolata Alt ai fuori legge del salotto si traccia un quadro generale dello stato di salute del settore del mobile imbottito. L'analisi profonda operata dall'imprenditore, anche se per taluni versi realistica, ci appare nella sua impostazione generale impietosa ed eccessivamente colpevolizzante nei confronti della rete di piccole e medie imprese della provincia barese".
L'articolo al quale si fa riferimento è quello realizzato da Giuseppe De Tomaso il quale scrive che Pasquale Natuzzi, già dieci anni fa, aveva anticipato la crisi profonda nella quale il "settore salotto" sarebbe sprofondato se non avesse puntato su innovazione, qualità, attenzione alla legalità, migliori infrastrutture e, inoltre, se non avesse richiesto al potere politico sgravi su costo del lavoro e oneri sociali.
Nell'intervista si fa riferimento anche alla concorrenza sleale, perchè clandestina, sullo stesso territorio. Si definisce il distretto murgiano "festival di lavoro nero e illegalità" dove "non si contano le pratiche illegali" e su questo punto l'IDV risponde che "descrivere - in questa maniera (ndr) - il nostro tessuto imprenditoriale appare essere troppo ingeneroso. Non crediamo di trovarci in un paesaggio lunare dove non vi è presenza di regole e controlli del mercato e ci sarebbe anche da dire sulla pratica a volte scellerata della delocalizzazione, che non può essere il rimedio perenne all'affossamento del mercato del salotto".
Continua il comunicato: "L'effetto della crisi globale è stato devastante ed ha inferto un duro colpo al comparto, ma ricondurre il tutto al ricorso massiccio della cassa integrazione e al conseguente sommerso non ci fa cogliere quegli aspetti positivi che noi vediamo in quelle realtà imprenditoriali serie che hanno investito in innovazione del prodotto, miglioramento dei cicli produttivi, ricerca e innovazione tecnologica. Il nostro auspicio è quello della ricollocazione, nel mercato nazionale ed internazionale, di queste imprese che sapranno uscire fuori dalla palude della recessione mondiale. Con questo non intendiamo avallare le pratiche illegali del lavoro nero con utilizzo di manodopera proveniente dai paesi asiatici, anzi, auspichiamo sempre maggiori controlli da parte delle autorità competenti, proprio per salvaguardare la parte sana degli imprenditori del salotto".
Intanto è notizia dello scorso 11 ottobre la conferma della cassa integrazione ordinaria per un anno (a partire dal 16 ottobre prossimo) per quasi 3.000 dipendenti del gruppo Natuzzi degli stabilimenti di Puglia, Basilicata e Friuli Venezia Giulia. A prevederlo, un accordo firmato a Roma al Ministero del Lavoro. La stessa azienda anticiperà anche alcune somme ai lavoratori.
L'articolo al quale si fa riferimento è quello realizzato da Giuseppe De Tomaso il quale scrive che Pasquale Natuzzi, già dieci anni fa, aveva anticipato la crisi profonda nella quale il "settore salotto" sarebbe sprofondato se non avesse puntato su innovazione, qualità, attenzione alla legalità, migliori infrastrutture e, inoltre, se non avesse richiesto al potere politico sgravi su costo del lavoro e oneri sociali.
Nell'intervista si fa riferimento anche alla concorrenza sleale, perchè clandestina, sullo stesso territorio. Si definisce il distretto murgiano "festival di lavoro nero e illegalità" dove "non si contano le pratiche illegali" e su questo punto l'IDV risponde che "descrivere - in questa maniera (ndr) - il nostro tessuto imprenditoriale appare essere troppo ingeneroso. Non crediamo di trovarci in un paesaggio lunare dove non vi è presenza di regole e controlli del mercato e ci sarebbe anche da dire sulla pratica a volte scellerata della delocalizzazione, che non può essere il rimedio perenne all'affossamento del mercato del salotto".
Continua il comunicato: "L'effetto della crisi globale è stato devastante ed ha inferto un duro colpo al comparto, ma ricondurre il tutto al ricorso massiccio della cassa integrazione e al conseguente sommerso non ci fa cogliere quegli aspetti positivi che noi vediamo in quelle realtà imprenditoriali serie che hanno investito in innovazione del prodotto, miglioramento dei cicli produttivi, ricerca e innovazione tecnologica. Il nostro auspicio è quello della ricollocazione, nel mercato nazionale ed internazionale, di queste imprese che sapranno uscire fuori dalla palude della recessione mondiale. Con questo non intendiamo avallare le pratiche illegali del lavoro nero con utilizzo di manodopera proveniente dai paesi asiatici, anzi, auspichiamo sempre maggiori controlli da parte delle autorità competenti, proprio per salvaguardare la parte sana degli imprenditori del salotto".
Intanto è notizia dello scorso 11 ottobre la conferma della cassa integrazione ordinaria per un anno (a partire dal 16 ottobre prossimo) per quasi 3.000 dipendenti del gruppo Natuzzi degli stabilimenti di Puglia, Basilicata e Friuli Venezia Giulia. A prevederlo, un accordo firmato a Roma al Ministero del Lavoro. La stessa azienda anticiperà anche alcune somme ai lavoratori.