L'Assemblea Comitati Alta Murgia stila un documento in difesa del territorio
Produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili nelle Aree Protette? Ora si può
venerdì 23 aprile 2010
Pubblichiamo integralmente il documento approvato dall'Assemblea dei Cam (Comitati Alta Murgia) presso Masseria Martucci lo scorso 18 aprile:
«La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la L.R. 31/2008 nella parte (Art. 2, commi 1, 2, 3) che preservava le Aree Protette da impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. La sentenza della Corte ha sancito il principio secondo cui le politiche energetiche sono prerogative senza mediazioni del Governo centrale, nonostante ciò quest'ultimo non aveva e non ha ancora provveduto a redigere le Linee Guida per la realizzazione di impianti da fonti rinnovabili (Art. 12 della Legge Statale N. 387/2003).
Il vuoto determinato dall'inerzia del governo e la cancellazione del divieto di installare tali impianti, non solo blocca i processi più virtuosi per la comunità ma agevola, per l'assenza di regole chiare, i peggiori istinti degli affaristi vecchi e nuovi, che così avranno più spazio per tentare di imporre la logica del mero profitto a discapito degli interessi collettivi e della necessaria tutela dell'ambiente.
Del resto la medesima logica ha consentito, nel più recente passato, di procedere alla distruzione di ampie superfici dell'Alta Murgia: dallo spietramento ai cosiddetti invasi artificiali, dalle numerose cave alle discariche tossiche, dai capannoni alle seconde e terze case, alla proliferazione di impianti eolici che tutti invocano senza che a nessuno importi realmente sapere se queste produrranno benefici veri e sufficienti a coprire i costi che in gran parte ricadranno sulla collettività e senza valutare il danno, anch'esso irreversibile, in un'area così delicata e già molto compromessa come la murgia. In conseguenza del vulnus sancito dalla sentenza, invitiamo il Governo e la Regione Puglia ad intervenire al più presto con norme chiare e rispettose delle tutele ambientali.
Non è possibile continuare ad agire come se il parco nazionale non fosse stato mai stato istituito, come se la Zona di Protezione Speciale Murgia Alta non avesse mai ricevuto la ratifica ufficiale da parte dell'Unione Europea, del Governo nazionale e della Regione Puglia. I problemi relativi all'Alta Murgia non solo restano ancora irrisolti ma si sono persino aggravati in questi ultimi anni. Al di là della discutibile gestione del Parco Nazionale da parte dell'Ente, quasi tutti i Comuni interessati all'area protetta non hanno fatto nulla perché il parco potesse esprimere le sue più timide potenzialità, hanno al contrario combattuto ogni forma pur timida di tutela, in quanto ritenuta ostacolo alla "libertà di impresa", e anche oggi continuano a cavalcare gli appetiti di gruppi ristretti ed equivoci, che guardano al territorio come ad una sorta di complemento oscuro da utilizzare secondo "opportune convenienze" economiche. In quest'ottica, alcuni comuni come Altamura, senza mai "entrare" fattivamente nel parco, senza mai collaborare con l'Ente hanno dichiarato ufficialmente di voler "uscire", di sottrarre i terreni agricoli al parco e renderli disponibili agli ultimi assalti sempre possibili e che con le attività agropastorali non hanno nulla a che fare. Gli esempi non mancano, e la logica, purtroppo, è la stessa che ha presieduto tutte le altre opere citate e realizzate.
Piuttosto è necessario attivare tutte le forze in campo, sia istituzionali che sociali per invertire la tendenza all'abbandono e al degrado, come sperimentano ormai da anni, quasi fosse una strategia per una loro lenta agonia, i pastori e i coltivatori seri e onesti di quest'area interna della provincia di Bari. Da anni i CAM, nelle loro forme autonome e organizzate in tutti i comuni dell'area, hanno proposto progetti concreti che hanno riguardato i vari settori d'intervento: dal problema energetico (attraverso osservazioni puntuali al piano energetico regionale, progetti di sperimentazione di micro-impianti di energia da fonti rinnovabili tesi a incentivare le ricadute direttamente sul territorio piuttosto che favorire fantomatiche società per azioni o multinazionali che non hanno prodotto né produrranno alcun beneficio per gli operatori murgiani e per le comunità), a quello agricolo (attraverso una più oculata gestione e incentivazione delle risorse rese disponibili mediante i Piani di Sviluppo Rurale, i GAL, per una necessaria riconversione produttiva per l'istituzione di filiere corte del grano, di aziende agro-ambientali, di tutela e incentivazioni del settore zootecnico, ecc,), alla necessaria opera di bonifica e di tutela del patrimonio naturale e storico-architettonico. Tali proposte in quasi tutti i casi sono rimaste inascoltate.
Così come sono rimaste sulla carta le varie proposte progettuali presentate in sede regionale: il Parco della pace, il progetto di Mobilità dolce, l'Accademia Aperta (progetto polifunzionale diretto principalmente alla creazione di un centro di ricerca e di formazione per nuove professionalità tese al recupero dei manufatti rurali dell'Alta Murgia…).
Il vuoto determinato dall'inerzia del governo e la cancellazione del divieto di installare tali impianti, non solo blocca i processi più virtuosi per la comunità ma agevola, per l'assenza di regole chiare, i peggiori istinti degli affaristi vecchi e nuovi, che così avranno più spazio per tentare di imporre la logica del mero profitto a discapito degli interessi collettivi e della necessaria tutela dell'ambiente.
Del resto la medesima logica ha consentito, nel più recente passato, di procedere alla distruzione di ampie superfici dell'Alta Murgia: dallo spietramento ai cosiddetti invasi artificiali, dalle numerose cave alle discariche tossiche, dai capannoni alle seconde e terze case, alla proliferazione di impianti eolici che tutti invocano senza che a nessuno importi realmente sapere se queste produrranno benefici veri e sufficienti a coprire i costi che in gran parte ricadranno sulla collettività e senza valutare il danno, anch'esso irreversibile, in un'area così delicata e già molto compromessa come la murgia. In conseguenza del vulnus sancito dalla sentenza, invitiamo il Governo e la Regione Puglia ad intervenire al più presto con norme chiare e rispettose delle tutele ambientali.
Non è possibile continuare ad agire come se il parco nazionale non fosse stato mai stato istituito, come se la Zona di Protezione Speciale Murgia Alta non avesse mai ricevuto la ratifica ufficiale da parte dell'Unione Europea, del Governo nazionale e della Regione Puglia. I problemi relativi all'Alta Murgia non solo restano ancora irrisolti ma si sono persino aggravati in questi ultimi anni. Al di là della discutibile gestione del Parco Nazionale da parte dell'Ente, quasi tutti i Comuni interessati all'area protetta non hanno fatto nulla perché il parco potesse esprimere le sue più timide potenzialità, hanno al contrario combattuto ogni forma pur timida di tutela, in quanto ritenuta ostacolo alla "libertà di impresa", e anche oggi continuano a cavalcare gli appetiti di gruppi ristretti ed equivoci, che guardano al territorio come ad una sorta di complemento oscuro da utilizzare secondo "opportune convenienze" economiche. In quest'ottica, alcuni comuni come Altamura, senza mai "entrare" fattivamente nel parco, senza mai collaborare con l'Ente hanno dichiarato ufficialmente di voler "uscire", di sottrarre i terreni agricoli al parco e renderli disponibili agli ultimi assalti sempre possibili e che con le attività agropastorali non hanno nulla a che fare. Gli esempi non mancano, e la logica, purtroppo, è la stessa che ha presieduto tutte le altre opere citate e realizzate.
Piuttosto è necessario attivare tutte le forze in campo, sia istituzionali che sociali per invertire la tendenza all'abbandono e al degrado, come sperimentano ormai da anni, quasi fosse una strategia per una loro lenta agonia, i pastori e i coltivatori seri e onesti di quest'area interna della provincia di Bari. Da anni i CAM, nelle loro forme autonome e organizzate in tutti i comuni dell'area, hanno proposto progetti concreti che hanno riguardato i vari settori d'intervento: dal problema energetico (attraverso osservazioni puntuali al piano energetico regionale, progetti di sperimentazione di micro-impianti di energia da fonti rinnovabili tesi a incentivare le ricadute direttamente sul territorio piuttosto che favorire fantomatiche società per azioni o multinazionali che non hanno prodotto né produrranno alcun beneficio per gli operatori murgiani e per le comunità), a quello agricolo (attraverso una più oculata gestione e incentivazione delle risorse rese disponibili mediante i Piani di Sviluppo Rurale, i GAL, per una necessaria riconversione produttiva per l'istituzione di filiere corte del grano, di aziende agro-ambientali, di tutela e incentivazioni del settore zootecnico, ecc,), alla necessaria opera di bonifica e di tutela del patrimonio naturale e storico-architettonico. Tali proposte in quasi tutti i casi sono rimaste inascoltate.
Così come sono rimaste sulla carta le varie proposte progettuali presentate in sede regionale: il Parco della pace, il progetto di Mobilità dolce, l'Accademia Aperta (progetto polifunzionale diretto principalmente alla creazione di un centro di ricerca e di formazione per nuove professionalità tese al recupero dei manufatti rurali dell'Alta Murgia…).
Per tutto questo i CAM rivendicano da parte di tutti gli Enti preposti alla tutela e allo sviluppo di quest'area, una maggiore attenzione e disponibilità a coinvolgere le realtà di base operanti a più livelli nel territorio nei processi analitici e decisionali. In particolare alla Regione Puglia chiedono di far entrare l'Alta Murgia a pieno titolo nella agenda politica di programmazione e di coordinamento degli interventi; di considerare seriamente, anche nella formazione dell'Amministrazione regionale, la possibilità di affidare ruoli importanti ai rappresentanti del territorio eletti dalle comunità murgiane.
Nel frattempo, i CAM continueranno a mobilitarsi in tutti comuni dell'area, a mettere in campo tutte le proprie capacità per contribuire fattivamente a delineare un futuro durevole per questo territorio».
A proposito di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili...
Lo scorso 15 marzo First Solar, società interamente posseduta dal gruppo Uni Land tramite Solar Energy S.p.A., aveva acquistato il diritto di superficie per 25 anni su un terreno altamurano situato in Contrada Casal Sabini (Strada Provinciale 235 Altamura-Santeramo). Su quest'ultimo era già stato realizzato un impianto fotovoltaico da 1 MW (clicca qui per l'articolo). Lo scorso 15 aprile sono state ultimate le procedure tecniche ed amministrative di allacciamento alla rete elettrica Enel dell'impianto fotovoltaico che, dunque, comincia ad incassare la tariffa incentivante dal GSE. E' stato inoltre siglato un contratto preliminare di acquisto tra Uni Land SpA (Milano) ed uno sviluppatore locale per l'acquisto in Puglia di due autorizzazioni a costruire due impianti fotovoltaici da 1MW ciascuno (impianti fissi a terra). Uni Land acquisterà definitivamente tali autorizzazioni all'ottenimento da parte dell'Enel della STMD (Soluzione Tecnica Minima di Dettaglio), documento che rappresenta sostanzialmente l'autorizzazione all'allacciamento dell'impianto alla rete elettrica locale. Il costo di acquisto delle due autorizzazioni, che include anche i lavori di spianamento del terreno, di costruzione di un muro perimetrale e di recinzione, è pari ad Euro 700.000, mentre l'investimento previsto sarà complessivamente di Euro 8,8 milioni, pagato con mezzi propri per un importo di circa Euro 0,88/1,32 milioni e finanziato attraverso leasing per la rimanente parte. Per la parte "mezzi propri", un importo massimo di Euro 0,6 milioni sarà versato al venditore, cedendo azioni della controllata House Building SpA (azioni libere da vincoli di disponibilità per l'acquirente). Si precisa che le autorizzazioni oggetto di preliminare di acquisto non rientrano tra quelle oggetto della sentenza n°119 della Corte Costituzionale del 22/3/10 che ha abrogato le DIA rilasciate ai sensi della legge della Regione Puglia 21/10/2008 n. 31.