Inaugurato il Museo Etnografico dell'Alta Murgia
Oltre milleduecento gli oggetti esposti
lunedì 8 marzo 2010
20.49
"Il museo è un'istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo. È aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano le testimonianze materiali e immateriali dell'umanità e del suo ambiente" (XXI Assemblea Generale dell'ICOM, Seoul, 2-8 ottobre 2004).
Questa frase compare su uno dei pannelli rossi che, simili a guide, "accompagnano" i visitatori del rinnovato Museo Etnografico dell'Alta Murgia. Parole che invitano alla riflessione. Che indicano due cose essenziali. La cultura deve essere gratuita affinché tutti possano accedervi. Il museo è un'istituzione che, pur conservando tracce del passato, vive nel presente. Vive perché "è aperto al pubblico" e perché "compie ricerche". Vive perché fa rivivere ciò che facilmente si dimentica.
Sabato 6 marzo un folto pubblico ha assistito alla riapertura del Museo Etnografico dell'Alta Murgia, allestito nel chiostro dell'ex convento di Santa Teresa. Oltre 1200 gli oggetti esposti. Strumenti del lavoro agricolo, pastorale e artigianale, utensili d'uso domestico, documenti oggettuali e figurativi che rimandano alla realtà sociale, produttiva e culturale dell'Alta Murgia in un periodo che va dagli ultimi decenni del XIX secolo agli anni Sessanta del XX. Il nucleo iniziale e più consistente della raccolta è costituito dagli oggetti raccolti da Pierino Locapo, noto anche come "il lupo della Murgia".
Non mancano spazi per convegni e per l'accoglienza (bookshop, servizio informazioni). In uno dei corridoi, anche quattro salette-laboratori dotate di computer sui quali è possibile visualizzare notizie relative allo stesso museo. Le attività museali sono regolate da una convenzione sottoscritta tra il Comune e l'Università degli Studi della Basilicata.
I lavori di allestimento del Museo e di adeguamento degli impianti sono stati finanziati con un impegno di spesa di 1.450.000 euro. Di questi, 1.250.000 euro circa derivano da fondi europei tramite il POR della Regione Puglia e gli altri 200.000 euro sono fondi comunali.
Tra gli interventi attuati, la chiusura del portico con vetrate e la dotazione di impiantistica e di apparati tecnologici moderni. Le immagini fotografiche "storiche" presenti lungo le pareti del Museo appartengono a Filippo Gatti, Michele Difonzo, Nicola Nuzzolese e Michele Centoducati. Diversi sono stati gli oggetti donati anche all'ultimo momento.
Hanno partecipato all'inaugurazione il sindaco Mario Stacca, il consigliere regionale Michele Ventricelli, il prof. Ferdinando Mirizzi (che si è occupato della catalogazione e dell'allestimento delle teche) e l'architetto Stefano Serpenti (che ha seguito i lavori). Nel discorso del prof. Mirizzi, un ringraziamento anche agli studenti dell'Università della Basilicata e dell'Università "Ca' Foscari" di Venezia, che hanno collaborato, da stagisti, all'allestimento.
Il Museo è aperto tutti i giorni (compresa la domenica) con i seguenti orari:
ore 10.00-12.00; ore 15-30-18.30.
L'ingresso è libero.
Questa frase compare su uno dei pannelli rossi che, simili a guide, "accompagnano" i visitatori del rinnovato Museo Etnografico dell'Alta Murgia. Parole che invitano alla riflessione. Che indicano due cose essenziali. La cultura deve essere gratuita affinché tutti possano accedervi. Il museo è un'istituzione che, pur conservando tracce del passato, vive nel presente. Vive perché "è aperto al pubblico" e perché "compie ricerche". Vive perché fa rivivere ciò che facilmente si dimentica.
Sabato 6 marzo un folto pubblico ha assistito alla riapertura del Museo Etnografico dell'Alta Murgia, allestito nel chiostro dell'ex convento di Santa Teresa. Oltre 1200 gli oggetti esposti. Strumenti del lavoro agricolo, pastorale e artigianale, utensili d'uso domestico, documenti oggettuali e figurativi che rimandano alla realtà sociale, produttiva e culturale dell'Alta Murgia in un periodo che va dagli ultimi decenni del XIX secolo agli anni Sessanta del XX. Il nucleo iniziale e più consistente della raccolta è costituito dagli oggetti raccolti da Pierino Locapo, noto anche come "il lupo della Murgia".
Non mancano spazi per convegni e per l'accoglienza (bookshop, servizio informazioni). In uno dei corridoi, anche quattro salette-laboratori dotate di computer sui quali è possibile visualizzare notizie relative allo stesso museo. Le attività museali sono regolate da una convenzione sottoscritta tra il Comune e l'Università degli Studi della Basilicata.
I lavori di allestimento del Museo e di adeguamento degli impianti sono stati finanziati con un impegno di spesa di 1.450.000 euro. Di questi, 1.250.000 euro circa derivano da fondi europei tramite il POR della Regione Puglia e gli altri 200.000 euro sono fondi comunali.
Tra gli interventi attuati, la chiusura del portico con vetrate e la dotazione di impiantistica e di apparati tecnologici moderni. Le immagini fotografiche "storiche" presenti lungo le pareti del Museo appartengono a Filippo Gatti, Michele Difonzo, Nicola Nuzzolese e Michele Centoducati. Diversi sono stati gli oggetti donati anche all'ultimo momento.
Hanno partecipato all'inaugurazione il sindaco Mario Stacca, il consigliere regionale Michele Ventricelli, il prof. Ferdinando Mirizzi (che si è occupato della catalogazione e dell'allestimento delle teche) e l'architetto Stefano Serpenti (che ha seguito i lavori). Nel discorso del prof. Mirizzi, un ringraziamento anche agli studenti dell'Università della Basilicata e dell'Università "Ca' Foscari" di Venezia, che hanno collaborato, da stagisti, all'allestimento.
Il Museo è aperto tutti i giorni (compresa la domenica) con i seguenti orari:
ore 10.00-12.00; ore 15-30-18.30.
L'ingresso è libero.
Pierino Locapo fondò, nel 1980, il suo Museo della Civiltà Rurale in via G. Vista. Successivamente lo trasferì prima in via Maggio 1648, poi in Piazza Matteotti. Nel 1986, il "lupo della Murgia" decise di donare l'intera raccolta al Comune di Altamura. Il Museo della Civiltà Rurale diventò, così, pubblica istituzione. Locapo continuò comunque ad assicurarne apertura e funzionamento. Seguirono anni di abbandono, durante i quali la collezione fu trasferita nell'ex Convento dei Teresiani ed ex carcere mandamentale. Qui subì un progressivo degrado fino all'estate del 1992, quando, in occasione della Festa dell'Unità e con il patrocinio dell'Amministrazione Comunale, si recuperò gran parte della raccolta per organizzarla in un percorso espositivo che coinvolse lo stesso Locapo.
Attualmente, alla memoria del "lupo della Murgia" è dedicata una sezione museale che narra della sua vita e delle sue attività.
In una nota di Sinistra Ecologia e Libertà si legge: "Solo nel 1992, grazie all'impegno di Michele Saponaro, di Ferdinando Mirizzi e del Centro Studi Torre di Nebbia, i pezzi furono restaurati, fu allestita una mostra e pubblicato un catalogo. Tutta l'operazione fu realizzata con i soldi dei cittadini raccolti in occasione della Festa dell'Unità di quell'anno".