In manette commercialista con studio ad Altamura

Operazione "Gibbanza", eseguiti diciassette ordini di custodia cautelare. Altre trenta persone sono indagate

mercoledì 3 novembre 2010 15.34
Diciassette ordini di custodia cautelare, emessi dal Gip del Tribunale di Bari su richiesta della Procura del capoluogo pugliese, sono stati eseguiti, all'alba, dai militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Bari. In carcere un giudice della Commissione Tributaria Regionale Puglia e tre commercialisti. Fra questi, Michele Di Fonzo, dottore commercialista con studio in Altamura.

Ai domiciliari, invece, sette commercialisti, un funzionario della Commissione Tributaria Provinciale di Bari, un funzionario della Commissione Tributaria Regionale Puglia, un avvocato, due imprenditori e un funzionario di banca. Diverse le accuse. Corruzione continuata in atti giudiziari, falsità materiale ed ideologica commessa da privati e/o da pubblici ufficiali in atto pubblico e frode processuale continuata in concorso, riciclaggio, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, responsabilità amministrativa degli Enti. L'operazione, denominata "Gibbanza", coinvolge, inoltre, altri 30 soggetti, fra i quali giudici tributari, avvocati, commercialisti e professori universitari.

Le indagini hanno evidenziato elementi di corruzione in alcune Commissioni Tributarie Provinciali di Bari e Regionali per la Puglia. In molte controversie bastava elargire al giudice o al funzionario della Commissione la cosiddetta "gibbanza" (termine dialettale barese utilizzato in un'intercettazione con il quale si fa chiaramente allusione alla tangente da versare) perché il processo tributario potesse avere una "benevola" risoluzione. I "doni" consistevano in grosse somme di denaro, televisori Lcd, personal computer, costosi capi di abbigliamento, nomine in collegi sindacali di importanti società pugliesi. Un sistema di corruzione che, solo negli ultimi due anni, ha permesso di quantificare in oltre 100 milioni di euro il danno subito dall'Erario (pari al 20% dell'ammontare dei contenziosi definiti nel 2009).

L'indagine inizia nel dicembre 2008. I militari della Guardia di Finanza del Nucleo di Polizia Tributaria riscontrano anomalie fra la loro attività di verifica su un'azienda di medie dimensioni baresi con evidenti irregolarità e l'attività ispettiva svolta successivamente dall'Ufficio delle Entrate Bari 2 che, invece, non aveva rilevato tali irregolarità. Di qui l'apertura di un'inchiesta, coordinata dalla Procura di Bari, che si è avvalsa di intercettazioni telefoniche, ambientali e servizi classici di investigazione (pedinamenti, appostamenti, etc.). I giudici tributari, i loro funzionari e i commercialisti o avvocati coinvolti nell'indagine si incontravano in uffici o in locali pubblici per stabilire le modalità che avrebbero consentito di poter "aggiustare" il processo.

In pratica a Bari, alcuni imprenditori baresi che, a seguito di verifica fiscale della Guardia di Finanza, risultavano sanzionabili per gravi irregolarità amministrativo-contabili commesse - anche per centinaia di migliaia se non milioni di euro in alcuni casi - facevano ricorso alle Commissione Tributaria Provinciale di Bari e Regionale per la Puglia attraverso i loro intermediari (commercialisti e avvocati), nella convinzione di poter illecitamente evitare o ridurre in parte il pagamento dovuto all'Erario. Il risultato lo ottenevano elargendo "regalie" ai giudici tributari o a loro funzionari arrestati o indagati in questa inchiesta. In seguito ad accertamenti della Guardia di Finanza è stato evidenziato che almeno undici società baresi hanno fatto ricorso a questo sistema corruttivo messo in atto dalle suddette Commissioni.

Tutt'altro che passivo il ruolo degli stessi giudici delle Commissioni coinvolti nell'operazione "Gibbanza". Questi, con la complicità dei loro funzionari, si adoperavano per occuparsi di determinati ricorsi e, qualora non fosse possibile, si attivavano perché la pratica venisse affidata nelle "mani giuste", ovvero a colleghi compiacenti. Non solo, ma in molte occasioni erano i giudici a stendere il ricorso che, poi, avrebbero discusso e deciso. Oppure consigliavano ai ricorrenti professionisti conniventi "di comodo". A cercare l'accordo corruttivo, dunque, non erano solo gli imprenditori (direttamente o attraverso i loro intermediari). Gli stessi giudici e funzionari "si procacciavano" i contribuenti sanzionati ai quali assicuravano l'esito favorevole del processo tributario.

All'alba di oggi, i militari della Guardia di Finanza di Bari, oltre che all'esecuzione dei 17 ordini di custodia cautelare, hanno provveduto a 57 perquisizioni di locali (fra i quali cinque studi di noti avvocati baresi) e al sequestro di beni mobili ed immobili per un valore di mercato di circa 200 milioni di euro (tra cui cinque aziende, 22 appartamenti e 62 terreni).

I nomi dei quattro ai quali è stata notificata un'ordinanza di custodia cautelare in carcere: Oronzo Quintavalle (detto Sandro), giudice tributario di Bari, dottore commercialista con studio in Bari; Gianluca Guerrieri, dottore commercialista con studio in Bari; Michele Di Fonzo, dottore commercialista con studio in Altamura; Franco Balducci, commercialista con studio in Corato.

I nomi dei 13 ai quali è stata notificata un'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari: Elvira Bonomo, funzionario della Commissione Tributaria Regionale per la Puglia; Donato Radogna, dottore commercialista con studio in Bari, consigliere comunale a Bari; Angelo Piccininno (imprenditore); Giorgio Grimaldi (imprenditore); Edmondo Caccuri (detto Edy), imprenditore e dottore commercialista con studio in Bari; Paolo Centrone, commercialista con studio in Polignano a Mare; Alessandro Carbone, avvocato con studio in Gravina di Puglia; Giuseppe Elefante, dottore commercialista con studio in Castellana Grotte; Leonardo Mariella, dottore commercialista con studio in Bari; Sisto Quintavalle, funzionario di banca (in pensione), fratello del giudice Oronzo Quintavalle; Sabino Romano, direttore della Commissione Tributaria provinciale di Bari; Francesco Della Corte, dottore commercialista con studio in Noci; Giuseppe Signorile, dottore commercialista in Bari.