Impianto a biomasse, i politici altamurani vogliono vederci chiaro
Nicola Loizzo (Pdl) diffida Marani dall’approvare lo schema di convenzione. Le forze di Centrosinistra chiedono un maggiore coinvolgimento del territorio
sabato 19 novembre 2011
09.00
Il capogruppo consiliare del Pdl Nicola Loizzo ha scritto al commissario prefettizio del Comune di Santeramo in Colle Giuseppe Marani in merito alla costruzione della centrale a biomasse in contrada Montefungale, a Santeramo. Lo diffida «dall'approvare, con apposita delibera commissariale, lo schema della convenzione e dell'atto di impegno tra il Comune di Santeramo in Colle e la O.R.P. Srl (ndr, società proponente)». La data fissata per la sottoscrizione del documento è oggi, ma potrebbe slittare.
Nella nota, protocollata al Comune di Santeramo il 17 novembre, si esprime preoccupazione soprattutto per i materiali che verranno utilizzati come combustibile. Preoccupazione che coinvolge la vicina Altamura. L'impianto sorgerà, si legge nella nota di Loizzo, «nell'ambito della Zona di Protezione Speciale e del Sito di Importanza Comunitaria "Alta Murgia", così come disposto con Decreto del Ministero dell'Ambiente 3.4.2000». Loizzo aggiunge che «il progetto originario, approvato con delibera di Giunta regionale del 2 agosto 2003 n. 1296, prevede la realizzazione di un impianto per la produzione di energia elettrica mediante la combustione di scarti vegetali prodotti da attività agricole e dalla prima lavorazione di prodotti agroalimentari, rifiuti della lavorazione del legno e affini provenienti da salotti, rifiuti della lavorazione del tabacco, scarti di prodotti dalla produzione di carta e tutti gli scarti vegetali».
Loizzo, nella nota, riprende le considerazioni del capogruppo del Pd alla Regione Puglia Antonio Decaro, secondo cui «i quantitativi di combustibile necessario ad alimentare la centrale seguendo la cosiddetta filiera corta prevedono, a fronte di 9.850 tonnellate annue di legno derivanti dalla potatura di verde pubblico e privato, altre 45.000 tonnellate annue di segatura e ritagli in legno derivanti dagli scarti del settore del mobile e del salotto». Loizzo, facendo riferimento alla «Deliberazione di Giunta regionale pugliese del 28 dicembre 2009 n. 2668», aggiunge: «I rifiuti da lavorazione industriale e i rifiuti da lavorazione artigianale sono classificati come rifiuti speciali».
Nel documento relativo all'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio dell'impianto, pubblicato ieri sul Sito del Comune di Santeramo, la società O.R.P. Srl specifica che utilizzerà, come da autorizzazione ARPA, «materiale vegetale» e sottolinea che «l'impianto non potrà trattare e non tratterà CDR e scarti provenienti dal comparto del mobile imbottito».
«Insieme al consigliere Onofrio Capriati abbiamo incontrato il commissario prefettizio Marani il 17 novembre per esprimere queste perplessità», afferma Loizzo. «Secondo il Regolamento regionale del 18 luglio 2008 n. 15, in tutte le Zone di Protezione Speciale è fatto divieto di realizzare nuove discariche o nuovi impianti di trattamento e smaltimento di fanghi e rifiuti, nonché di ampliare quelli esistenti».
Anche le forze politiche di Centrosinistra (Sel, Pd, Idv, Rifondazione Comunista, Lista Piglionica e
Movimento Cittadino Aria Fresca) hanno scritto al commissario prefettizio Giuseppe Marani, alla Prefettura di Bari, alla Regione, alla Provincia, alla Asl, all'Arpa e all'O.R.P. Srl per chiedere «una moratoria del procedimento amministrativo al fine di coinvolgere maggiormente l'intera cittadinanza e di verificare le reali ed attuali ricadute ambientali e sanitarie dell'impianto».
«Il procedimento regionale di autorizzazione unica non ha avuto nessun momento di condivisione e di partecipazione con la cittadinanza dei territori interessati», sottolineano. «La centrale a biomasse che la società O.R.P. Srl intende realizzare - continuano - è di 10MW e vi è il rischio di una sua conversione e alimentazione con altri combustibili. Le dimensioni dell'impianto, inoltre, potrebbero avere delle ricadute economiche, sociali e ambientali di notevole impatto sul territorio locale».
Per le forze del Centrosinistra altamurano «la documentazione presentata dalla O.R.P. sul materiale indicato come combustibile per la centrale è ancora oggi poco chiara e suscita non poche perplessità. Anche lo "Studio di valorizzazione energetica di biomassa agroforestali nella Regione Puglia" mette in dubbio il rispetto della filiera corta da parte della società. Nel raggio di soli 100 Km, nella zona Montefungale, ci sono altre centrali a biomasse realizzate e da realizzare che rendono anche più esigue il materiale da utilizzare dalla O.R.P.»
«Un impianto a biomasse, seppur nel pieno delle norme vigenti - concludono - è sinonimo di inquinamento e va a sommarsi all'attuale situazione atmosferica, già compromessa dalle emissioni prodotte da camino e da traffico veicolare indotto. Peggiora la qualità del suolo e dei prodotti agricoli con ricadute di composti organici persistenti e metalli pensati».
Aggiornamento delle ore 15.00
Il commissario prefettizio Giuseppe Marani ha rinviato la firma della delibera per la realizzazione dell'impianto a biomasse.
Nella nota, protocollata al Comune di Santeramo il 17 novembre, si esprime preoccupazione soprattutto per i materiali che verranno utilizzati come combustibile. Preoccupazione che coinvolge la vicina Altamura. L'impianto sorgerà, si legge nella nota di Loizzo, «nell'ambito della Zona di Protezione Speciale e del Sito di Importanza Comunitaria "Alta Murgia", così come disposto con Decreto del Ministero dell'Ambiente 3.4.2000». Loizzo aggiunge che «il progetto originario, approvato con delibera di Giunta regionale del 2 agosto 2003 n. 1296, prevede la realizzazione di un impianto per la produzione di energia elettrica mediante la combustione di scarti vegetali prodotti da attività agricole e dalla prima lavorazione di prodotti agroalimentari, rifiuti della lavorazione del legno e affini provenienti da salotti, rifiuti della lavorazione del tabacco, scarti di prodotti dalla produzione di carta e tutti gli scarti vegetali».
Loizzo, nella nota, riprende le considerazioni del capogruppo del Pd alla Regione Puglia Antonio Decaro, secondo cui «i quantitativi di combustibile necessario ad alimentare la centrale seguendo la cosiddetta filiera corta prevedono, a fronte di 9.850 tonnellate annue di legno derivanti dalla potatura di verde pubblico e privato, altre 45.000 tonnellate annue di segatura e ritagli in legno derivanti dagli scarti del settore del mobile e del salotto». Loizzo, facendo riferimento alla «Deliberazione di Giunta regionale pugliese del 28 dicembre 2009 n. 2668», aggiunge: «I rifiuti da lavorazione industriale e i rifiuti da lavorazione artigianale sono classificati come rifiuti speciali».
Nel documento relativo all'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio dell'impianto, pubblicato ieri sul Sito del Comune di Santeramo, la società O.R.P. Srl specifica che utilizzerà, come da autorizzazione ARPA, «materiale vegetale» e sottolinea che «l'impianto non potrà trattare e non tratterà CDR e scarti provenienti dal comparto del mobile imbottito».
«Insieme al consigliere Onofrio Capriati abbiamo incontrato il commissario prefettizio Marani il 17 novembre per esprimere queste perplessità», afferma Loizzo. «Secondo il Regolamento regionale del 18 luglio 2008 n. 15, in tutte le Zone di Protezione Speciale è fatto divieto di realizzare nuove discariche o nuovi impianti di trattamento e smaltimento di fanghi e rifiuti, nonché di ampliare quelli esistenti».
Anche le forze politiche di Centrosinistra (Sel, Pd, Idv, Rifondazione Comunista, Lista Piglionica e
Movimento Cittadino Aria Fresca) hanno scritto al commissario prefettizio Giuseppe Marani, alla Prefettura di Bari, alla Regione, alla Provincia, alla Asl, all'Arpa e all'O.R.P. Srl per chiedere «una moratoria del procedimento amministrativo al fine di coinvolgere maggiormente l'intera cittadinanza e di verificare le reali ed attuali ricadute ambientali e sanitarie dell'impianto».
«Il procedimento regionale di autorizzazione unica non ha avuto nessun momento di condivisione e di partecipazione con la cittadinanza dei territori interessati», sottolineano. «La centrale a biomasse che la società O.R.P. Srl intende realizzare - continuano - è di 10MW e vi è il rischio di una sua conversione e alimentazione con altri combustibili. Le dimensioni dell'impianto, inoltre, potrebbero avere delle ricadute economiche, sociali e ambientali di notevole impatto sul territorio locale».
Per le forze del Centrosinistra altamurano «la documentazione presentata dalla O.R.P. sul materiale indicato come combustibile per la centrale è ancora oggi poco chiara e suscita non poche perplessità. Anche lo "Studio di valorizzazione energetica di biomassa agroforestali nella Regione Puglia" mette in dubbio il rispetto della filiera corta da parte della società. Nel raggio di soli 100 Km, nella zona Montefungale, ci sono altre centrali a biomasse realizzate e da realizzare che rendono anche più esigue il materiale da utilizzare dalla O.R.P.»
«Un impianto a biomasse, seppur nel pieno delle norme vigenti - concludono - è sinonimo di inquinamento e va a sommarsi all'attuale situazione atmosferica, già compromessa dalle emissioni prodotte da camino e da traffico veicolare indotto. Peggiora la qualità del suolo e dei prodotti agricoli con ricadute di composti organici persistenti e metalli pensati».
Aggiornamento delle ore 15.00
Il commissario prefettizio Giuseppe Marani ha rinviato la firma della delibera per la realizzazione dell'impianto a biomasse.