Il Comune di Altamura cita l’Avis in Tribunale
L'associazione non paga l'affitto per più di otto anni. «Promesse non mantenute», ma i documenti dicono altro
mercoledì 12 ottobre 2011
12.39
L'Avis (Associazione Volontari Italiani Sangue) di Altamura ha ricevuto nei giorni scorsi un atto di citazione in Tribunale proposto dal Comune per non aver pagato il canone mensile dei locali occupati dal 22 aprile 2002 al 10 gennaio 2011. La cifra accumulata ammonta a 19.106.98 euro, corrispondente a 359.187 lire mensili.
L'Avis, fino a gennaio 2011, aveva la propria sede in via Napoli 43, in un locale di proprietà comunale. L'immobile era stato concesso in locazione all'associazione per 6 anni con delibera di Giunta n. 95 del 15 marzo 2001. Di 359.187 lire il canone mensile indicato nel documento.
Con nota del 20 aprile 2001, il Comune invitava l'Avis ad accettare il contenuto della delibera. L'associazione, si legge nell'atto di citazione, «dapprima, con nota del 22.5.2001, comunicava di accettare la detenzione del locale, sia pure invocandone l'utilizzo a titolo gratuito, poi, con successiva lettera del 12.03.2002, comunicava all'Amministrazione di voler accettare l'immobile alle condizioni della delibera n. 95».
Il 22 aprile 2002 le chiavi venivano consegnate all'allora presidente dell'Avis Pietro Scalera. «Tuttavia - si legge nell'atto - un formale contratto di locazione non è mai stato stipulato per esclusiva volontà dell'associazione, la quale ha omesso la consegna della necessaria documentazione».
Perché l'Avis non ha pagato l'affitto al Comune? La risposta è in un detto latino, verba volant, scripta manent. Secondo quanto spiega l'attuale presidente dell'Avis Antonio Denora, l'intoppo starebbe in «una serie di equivoci fra funzionari del Comune e politici». Con l'avvicendarsi delle Amministrazioni, i politici avrebbero sorvolato sulla questione, «promettendo e permettendo» all'associazione un uso gratuito dei locali. Ma questo solo a parole, perché sulla carta i fatti erano altri. E, tirando in ballo un altro modo di dire, carta canta.
Intanto l'Avis ha già interpellato un suo legale. «Il canone proposto era troppo alto per un'associazione che mette in primo piano la solidarietà», sottolinea ancora Denora. «Pensavamo che l'Amministrazione comunale fosse più sensibile alla nostra attività, dato che non solo ci occupiamo di una città che soffre, ma incoraggiamo anche una città che dona».
Le chiavi dell'immobile sono ritornate al Comune il 10 gennaio 2011, dopo l'inaugurazione della nuova sede Avis in Corso Umberto I. Alla somma da pagare si aggiungono anche gli interessi legali, l'importo di 87,58 euro per fatture di acqua e fogna pagate dal Comune nel periodo considerato, la rivalutazione monetaria maturati e maturandi dalle scadenze delle singole mensilità.
L'Avis, fino a gennaio 2011, aveva la propria sede in via Napoli 43, in un locale di proprietà comunale. L'immobile era stato concesso in locazione all'associazione per 6 anni con delibera di Giunta n. 95 del 15 marzo 2001. Di 359.187 lire il canone mensile indicato nel documento.
Con nota del 20 aprile 2001, il Comune invitava l'Avis ad accettare il contenuto della delibera. L'associazione, si legge nell'atto di citazione, «dapprima, con nota del 22.5.2001, comunicava di accettare la detenzione del locale, sia pure invocandone l'utilizzo a titolo gratuito, poi, con successiva lettera del 12.03.2002, comunicava all'Amministrazione di voler accettare l'immobile alle condizioni della delibera n. 95».
Il 22 aprile 2002 le chiavi venivano consegnate all'allora presidente dell'Avis Pietro Scalera. «Tuttavia - si legge nell'atto - un formale contratto di locazione non è mai stato stipulato per esclusiva volontà dell'associazione, la quale ha omesso la consegna della necessaria documentazione».
Perché l'Avis non ha pagato l'affitto al Comune? La risposta è in un detto latino, verba volant, scripta manent. Secondo quanto spiega l'attuale presidente dell'Avis Antonio Denora, l'intoppo starebbe in «una serie di equivoci fra funzionari del Comune e politici». Con l'avvicendarsi delle Amministrazioni, i politici avrebbero sorvolato sulla questione, «promettendo e permettendo» all'associazione un uso gratuito dei locali. Ma questo solo a parole, perché sulla carta i fatti erano altri. E, tirando in ballo un altro modo di dire, carta canta.
Intanto l'Avis ha già interpellato un suo legale. «Il canone proposto era troppo alto per un'associazione che mette in primo piano la solidarietà», sottolinea ancora Denora. «Pensavamo che l'Amministrazione comunale fosse più sensibile alla nostra attività, dato che non solo ci occupiamo di una città che soffre, ma incoraggiamo anche una città che dona».
Le chiavi dell'immobile sono ritornate al Comune il 10 gennaio 2011, dopo l'inaugurazione della nuova sede Avis in Corso Umberto I. Alla somma da pagare si aggiungono anche gli interessi legali, l'importo di 87,58 euro per fatture di acqua e fogna pagate dal Comune nel periodo considerato, la rivalutazione monetaria maturati e maturandi dalle scadenze delle singole mensilità.